Una città virtuale dentro una città reale. Una traslazione naturale del mondo dei sogni rappresentato da Cristopher Nolan nel film Inception. È questo l’imminente futuro immaginato e descritto da Alessio Grancini, 28 anni, giovane ferrarese che ha realizzato il suo sogno di vivere e lavorare negli Usa, a Los Angeles, in uno dei più importanti studi di architettura e di design interdisciplinare del continente a stelle e strisce, Morphosis Architects.
Architetto, designer, developer, Alessio è un mix di tecnologia, tecnica e inventiva, è l’emblema degli effetti della digital transformation sulle “tipiche” professioni. “Ormai, come racconta lui stesso, non puoi essere più solamente un architetto, devi essere molto di più. Devi essere al tempo stesso un designer e uno sviluppatore e guardare sempre alle innovazioni e al futuro”, racconta a Forbes.it. E la sua esperienza lavorativa lo dimostra.
Partito alla volta di Los Angeles, dopo aver conseguito la laurea triennale in inglese al Politecnico di Milano, Grancini ha iniziato il master di architettura alla Southern California Institute of Architecture (SCI-Arc), una scuola particolarmente conosciuta per il suo approccio al design, pensato in ottica di fusione con tecnologia e ingegneria. E l’uso della robotica, tanto per fare un esempio, o di software molto tecnici ne sono una dimostrazione. “Quando ero all’università capii che il settore della realtà virtuale e della realtà aumentata sarebbe diventato il futuro del design e dell’architettura e, di conseguenza, decisi di specializzarmi in questo ambito e iniziare questa avventura”. E qui iniziò la sua ascesa.
Alessio Grancini: dall’architettura alla realtà aumentata e virtuale
“Iniziai a comprendere e imparare i software usati primariamente per l’industria dei videogiochi (che dal 2017 si iniziano ad adattare ai bisogni di altri campi, come design e cinema), come Unity e Unreal Engine”. Il curriculum di Alessio riflette le sue due personalità: quella del designer e quel del programmatore o del software engineer. E così prima è arrivato lo stage a Super 78 studios, azienda che crea videogiochi e attrazioni per parchi di divertimento internazionali, dove sviluppa sempre di più la sua esperienza nella realtà virtuale, dando vita a Reef Rescue, un’installazione in cui più persone possono giocare indossando il visore; poi il premio Gehry Prize, dedicato agli studenti che usano nuove applicazioni tecnologiche all’interno del design, per la sua tesi sull’impatto della realtà aumentata nell’ambiente urbano, dal nome Games of Deletion, e l’assunzione alla Morphosis Architects, lo studio fondato e capitanato da Thom Mayne, vincitore del premio Pritzker nel 2005 e medaglia d’oro AIA nel 2013.
A Morphosis entrò con il ruolo di Lead Interactive Designer per tecnologie avanzate e successivamente partecipò con il ruolo di direttore al progetto per l’esibizione internazonale di Design, Milano Design Week 2019, in collaborazione con la compagnia di software francese, Dassault Systèmes. In quell’occasione Grancini diresse i lavori per un’installazione, in collaborazione con la compagnia di software francese, Dassault Systèmes. In quell’occasione Grancini realizzò per un’installazione, in via Tortona a Milano, un’app che sfruttando la realtà aumentata permetteva di interagire con gli amici nelle vicinanze. Ciò gli permise di iniziare nuovi progetti, sempre per la sua azienda, in materia di realtà aumentata e realtà virtuale, e iniziò anche a partecipare a eventi per educare designer all’uso di programmi come Unity e Unreal Engine.
La città nella città e il concetto “Digital Twin”
Grancini sembra non avere molti dubbi su quella che sarà la “nuova realtà”, all’insegna del concetto di ‘digital twin’, ossia l’idea di dar vita a una rappresentazione virtuale di un’entità fisica, di una persona o di un sistema anche complesso. E sono tante le big tech, come Facebook, già impegnate su questo fronte.
“L’azienda di Mark Zuckerberg”, racconta Grancini, “sta lavorando sempre con più insistenza sul suo ‘real world index’ e sulla realizzazione degli occhiali ‘Aria’, che permettono di raccogliere e inviare dati in tempo reale con lo scopo di realizzare un’entità virtuale che rispecchi alla perfezione quella reale e che, al tempo stesso, la completi”.
Facebook non è la sola che sta cercando di collegare il fisico al digitale. Magic Leap, per esempio, sta lavorando dal 2018 al suo ‘MagicVerse’, ossia un sistema che permette di erodere i confini dello spazio e del tempo e consentire la comunicazione e il lavoro in modi completamente nuovi, a frazioni del costo degli attuali sistemi fisici. Come spiega l’azienda in una nota: “Costruttori di mondi, designer di esperienze e creatori di storie di nuove forme avranno parchi, città, regioni e persino paesi come spazio per lo sviluppo di mondi narrativi sorprendenti e persistenti. I servizi forniti in ambienti fisici migreranno in Magicverse. Le attività quotidiane come una visita medica non saranno più le stesse. Visitare un dottore nel MagicVerse avverrà ovunque, in qualsiasi momento con il più grande esperto del mondo attraverso la compresenza e i dati dei biosensori integrati.”
“L’idea”, dichiara l’architetto italiano, “è quella di replicare su larga scala e non per motivi di gioco, ma prettamente sociali, il funzionamento di Pokemon GO”. In sintesi interagire con la realtà attraverso un mondo virtuale. E quindi vedere le informazioni più importanti su un locale o un negozio, o vedere e parlare con amici o parenti lontani. Un esempio pratico è il progetto a cui ha preso parte Grancini in un workshop in Cina, dove è stato relatore insieme ad altri specialisti del settore.
“In quell’occasione abbiamo analizzato un contesto urbano nella città di Shanghai, dove i passaggi pedonali sono sopraelevati a causa della densità di pedoni. Abbiamo quindi fornito dei template agli studenti per realizzare applicazioni in realtà aumentata. Tra i progetti che sono stati esposti all’esibizione della Scuola di Architettura di Tongji (Caup), due in particolare hanno scaturito l’interesse. Nel primo esempio l’app può ordinare un pasto al fast food in prossimità del locale analizzato, nel secondo caso, invece, l’utente è in grado di controllare l’interno di appartamenti dall’esterno dell’edificio”.
Tirando le fila, conclude Grancini, “le nuove tecnologie emergenti avranno sempre più a che fare con l’urbanistica. Anche se spesso mi hanno descritto come ‘evangelist’ delle nuove applicazioni di tecnologia in architettura, tuttavia credo semplicemente che un designer o un architetto non può non conoscere o non assemblare le azioni e i pensieri di tutte quelle aziende che stanno cercando di realizzare questo nuovo sistema tecnologico e virtuale”. Ecco, perché come in Inception, in futuro architetti e i designer saranno sempre più ricercati non dagli studi, ma dalle big tech come Facebook e Google.
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