Scene che non avremmo mai pensato di arrivare a vedere, o forse sì ma che abbiamo allontanato dalle nostre menti riponendole nel cassetto delle follie sottovalutando nuovamente quelle forze che hanno contribuito a ereggere Donald Trump presidente degli Stati Uniti. Così ieri, i gruppi estremisti sostenitori del tycoon, quelli che lui e i membri della sua famiglia si ostinano ancora a chiamare ‘patrioti’ ma che di patriottico hanno ben poco, hanno assaltato il Campidoglio, simbolo della democrazia americana e mondiale, impedendo di fatto la rettifica della vittoria di Joe Biden alle presidenziali Usa 2020 prevista per quelle ore.
Davanti a certe immagini agghiaccianti che sono rimbalzate in tutto il pianeta alla velocità di un click anche il mondo del business, notoriamente schivo nel manifestare il proprio pensiero sulle questioni della politica, non ha potuto fare a meno di comunicare il proprio dissenso verso il comportamento di questa massa di facinorosi travestiti da sciamani ma armati di pistole, e verso anche lo stesso presidente uscente Donald Trump che, dalle sue continue incitazioni all’azione sino ai messaggi ambigui per sedare la rivolta, è stato da molti indicato come l’istigatore tanto da indurre all’idea di rimuoverlo dall’incarico invocando il 25° emendamento della Costituzione americana.
Già a fine novembre, come pubblicato sul New York Times, un gruppo composto da 160 alto dirigenti americani avevano apposto la propria firma in calce ad una breve lettera indirizzata all’amministrazione Trump nella quale si richiedeva di non prolungare i tempi della transizione verso una nuova presidenza: “Ogni giorno in cui viene ritardato un ordinato processo di transizione presidenziale, la nostra democrazia diventa più debole agli occhi dei nostri cittadini così come la statura della nazione sulla scena mondiale”. Tra i firmatari: gli amministratori delegati di Mastercard, Visa, Accenture, Condé Nast, WeWork e anche alcuni tra i più importanti attori del settore finanziario quali David M. Solomon, amministratore delegato di Goldman Sachs, Laurence D. Fink, amministratore delegato della più grande società di investimenti al mondo BlackRock, e Jon Gray, presidente di Blackstone.
Ieri però la gravità della situazione ha spinto i business leader a fare un passo ulteriore esponendosi in prima linea attraverso i propri canali social, proprio là dove Donald Trump ha creato il campo di gioco della sua battaglia alla conquista del potere, mentre Facebook e Twitter bloccavano temporaneamente i canali del presidente e oscuravano i suoi messaggi.
Sul profilo Twitter della Business Roundtable, l’associazione composta dagli amministratori delegati di alcune tra le più importanti aziende degli Stati Uniti tra i quali Tim Cook di Apple, Doug McMillon di Walmart, Jamie Dimon di JP Morgan Chase & Co. e Mary Teresa Barra di General Motors, è apparso un tweet nel quale è stata espressa molto chiaramente la posizione del gruppo: “Il caos che si sta sviluppando nella capitale della nazione è il risultato di sforzi illegali per ribaltare i risultati legittimi di un’elezione democratica. Il paese merita di meglio. Business Roundtable invita il Presidente e tutti i funzionari competenti a porre fine al caos e a facilitare la transizione pacifica del potere”.
Tim Cook ha twittato dal suo account personale e ha etichettato l’accaduto come ‘triste e vergognoso’:
Today marks a sad and shameful chapter in our nation’s history. Those responsible for this insurrection should be held to account, and we must complete the transition to President-elect Biden’s administration. It’s especially when they are challenged that our ideals matter most.
— Tim Cook (@tim_cook) January 7, 2021
Così come anche il fondatore e ceo di Salesforce, Marc Benioff, invocando pace e unità:
Our leaders must call for peace and unity now. There is no room for violence in our democracy. May the One who brings peace bring peace to our country. ❤️??
— Marc Benioff (@Benioff) January 6, 2021
Il ceo di Google Sundar Pichai, come riporta sempre via Twitter la giornalista di Axios Ina Fried, ha inviato un’e-mail al personale “condannando fermamente” quanto accaduto in quanto “antitesi della democrazia”:
Google CEO @sundarpichai
“Holding free and safe elections and resolving our differences peacefully are foundational to the functioning of democracy. … The lawlessness and violence occurring on Capitol Hill today is the antithesis of democracy and we strongly condemn it. pic.twitter.com/aWgDRnRhn9
— Ina Fried (@inafried) January 6, 2021
Dan Schulman, ceo di PayPal, ha invece affidato il suo commento a un post su LinkedIn:
E la lista è ancora lunga, ai sopra citati sia aggiungono: Alexis Ohanian cofondatore di Reddit, Alfred Kelly Jr. ceo di Visa, Michael Louis Corbat ceo di Citigroup e altri ancora. Insomma, gli avvenimenti di ieri hanno contribuito ad offuscare la figura di Donald Trump non solo tra i leader politici del suo stesso partito che ne hanno preso ufficialmente le distanze (il vicepresidente Mike Pence ha sostituito la cover del proprio profilo Twitter con la foto di Joe Biden e Kamala Harris) ma anche tra i suoi ‘colleghi’ leader imprenditoriali, e non poteva essere diversamente.
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