La strada delle nozze tra Unicredit e Monte dei Paschi di Siena sembrava quasi accantonata. E, invece, in una serata di fine luglio, il Cristiano Ronaldo dei banchieri, Andrea Orcel, ha dato ufficialmente il via al tavolo di negoziazione per rilevare le attività commerciali dell’istituto senese. Lo fa alla sua maniera, dettando condizioni molto chiare al ministero dell’Economia e delle Finanze, azionista al 64% e da tempo alla ricerca di un compratore. All’annuncio i titoli dei due istituti hanno festeggiato, con Monte dei Paschi a veleggiar oltre il 6% e Unicredit arrivata a guadagnare oltre il 5%.
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Le condizioni di Orcel per iniziare la negoziazione
A sbloccare la situazione – dice lo stesso Orcel nella nota ufficiale con la sua firma – è stato l’accordo con il governo italiano su diversi punti: neutralità in termini di capitale, accrescimento significativo dell’utile per azione, la protezione dai contenziosi legali e l’esclusione dei crediti deteriorati da qualsiasi transazione. Questo, scrive l’amministratore delegato di Unicredit, “ha costituito per noi la base per entrare in un periodo esclusivo di due diligence e negoziazione”.
Insomma, l’acquisizione di Mps non è ancora una cosa fatta. Ma la notizia è che le due parti sono sedute a un tavolo. Il Mef ha una certa fretta di vendere. Un po’ perché Mps, anche a fronte del ritorno all’utile avvenuto nel primo trimestre del 2021, usciva da un 2020 con un rosso di 1,69 miliardi di euro. E un po’ perché l’Unione europea e la Bce hanno chiesto al governo italiano di uscire dal capitale di Mps entro il 2022.
Mps porterebbe in dote 3,9 milioni di clienti
Orcel, invece, ha atteso il momento giusto per affondare il colpo. Nella conference call per la presentazione dei risultati del secondo trimestre del 2021, ha ribadito che le prossime settimane saranno fondamentali per definire la struttura dell’operazione, i termini e il perimetro entro i quali si muoverà: “Solo allora decideremo se procedere”. La sensazione è, quindi, che Orcel stia giostrando la situazione da un punto di forza, in una partita in cui lui stesso dice ci siano diverse cose da guadagnare per Unicredit. Ha detto, infatti, che con “un perimetro accuratamente definito e un’adeguata mitigazione del rischio, Mps rappresenta un’opportunità”. Orcel ha sottolineato come l’acquisizione rafforzerebbe Unicredit nel Centro-Nord, che poi è l’area più ricca del Paese. Mps potrebbe quindi portare in dote 3,9 milioni di clienti, 80 miliardi di crediti alla clientela. Oltre a 62 miliardi di masse in gestione e 42 miliardi di masse in amministrazione.
La trimestrale sorride
Come si accennava, l’istituto di Piazza Gae Aulenti ha presentato anche i numeri del secondo trimestre del 2021. Peraltro, il primo dell’era Orcel. Tre mesi che si sono chiusi con un utile di 1,034 miliardi di euro, più del doppio rispetto ai 420 milioni fatti registrare un anno fa e superiori rispetto alle aspettative degli analisti. Per quanto riguarda i ricavi, l’istituto ha ottenuto 4,39 miliardi nel trimestre, costi operativi per 2,46 miliardi e un Cet 1 (l’indice di solidità patrimoniale) in linea con le attese al 15,5%. La banca ha infine confermato di aspettarsi ricavi totali per il 2021 a circa 17,1 miliardi e costi per 9,9.
I numeri in miglioramento e una felice conclusione dell’affare Mps potrebbero portare Orcel a non fermarsi a un solo boccone. Da mesi, infatti, negli ambienti finanziari milanesi si ipotizza la nascita di un super polo bancario che andrebbe a comprendere anche il Banco Bpm, quarta banca italiana per numero di sportelli. Ma forse è un discorso prematuro da affrontare, almeno fino a quando il dossier di Mps non sarà definitivamente archiviato in un senso o nell’altro.
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