Da non perdere |Lifestyle
15 ottobre 2021

L'invasione degli ultracuochi: le ultime aperture in giro per il mondo dei nostri migliori chef

Dalle Maldive all’Africa al Giappone, le ultime aperture in location esclusive dei nostri migliori astrochef.
L'invasione degli ultracuochi: le ultime aperture in giro per il mondo dei nostri migliori chef

Alessia Bellan
Scritto da:
Alessia Bellan

Articolo tratto dal numero di ottobre 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

Dalle Maldive all’Africa al Giappone, le ultime aperture eccellenti dei nostri migliori astrochef. Un tripudio di bandierine tricolori che rendono onore alla cucina italiana. In location esclusive, per una clientela appassionata ed esigente che cerca gusto e stile.

H2O by chef Andrea Berton H2O by chef Andrea Berton Maldive

H2O by chef Andrea Berton H2O by chef Andrea Berton Maldive

Dopo avere conquistato tutto e tutti sopra il livello del mare, insignito di una stella per i suoi Berton Milano in Porta Nuova e Berton al Lago di Torno (Como), lo chef friulano allievo di Marchesi e Ducasse Andrea Berton è volato alle Maldive per immergersi in un progetto ambizioso. Non poteva che avere per nome la formula chimica dell’acqua, H2O by chef Andrea Berton, il primo ristorante sottomarino all’interno del nuovissimo resort You & Me by Cocoon. Nel menù che porta la sua firma, accanto a piatti signature, creazioni ispirate alla bellezza e alla magia dell’esclusiva location. Un’esperienza mozzafiato per gli ospiti del ristorante underwater, circondati da ampie vetrate immerse nei fondali maldiviani attorno all’atollo di Raa, tra gli arredi di design firmati Lago, che ha creato i tavoli sospesi in ceramica dipinta a mano, e la cucina affidata allo chef resident Alessandro Sciarrone, già membro dello staff del Ristorante Berton Milano, e al corporate chef del Gruppo Cocoon, Giovanni De Ambrosis.

Gucci Osteria Tokyo

Gucci osteria Tokio

Per gli chef stellati, la metropoli che vanta il maggior numero di stelle Michelin al mondo è la nuova tappa obbligata. Dopo Virgilio Martinez e Daniel Calvert, anche il tristellato Massimo Bottura (nella foto) approda nella nipponica perla d’Oriente e lo fa ancora una volta legato al brand Gucci, fortunato sodalizio iniziato nel 2018 con l’apertura dello sfarzoso Gucci Garden di Firenze. Dopo Beverly Hills e Los Angeles, Gucci Osteria ha aperto le porte a Ginza, quartiere super posh all’ultimo piano di Gucci Namiki – l’ultimo flagship store della maison appena inaugurato – e con ingresso dedicato a livello strada. A tenere alto il nome dello chef, la talentuosa Karime Lòpez, fedele braccio destro e head chef dell’originale Osteria di Firenze, che ha ricevuto la sua prima stella Michelin nel 2020. La progettazione degli spazi nell’edificio affacciato sulla Namiki-dori street, dove Gucci iniziò la sua attività in Giappone nel 1964, è stata affidata ad Alessandro Michele, designer e stilista già direttore creativo della casa di moda, che per il ristorante ha ideato un format inedito, contraddistinto dall’impiego di materiali ispirati alla lavorazione tradizionale del bambù, mentre le opere d’arte portano la firma di Yuko Higuchi, artista e illustratrice giapponese già chiamata a decorare il locale fiorentino. E dopo il tris, si profila la quarta apertura a Seoul.

Langosteria Parigi

Langosteria Parigi

Dal design district di Milano alla Ville Lumière. È il 2007 quando Enrico Buonocore decide di aprire il primo ristorante in via Savona, che diventa in breve tempo punto di riferimento per l’estrema qualità e freschezza delle materie prime: un menù interamente di pesce, con  piatti della tradizione, a cui si affiancano proposte più innovative e un’ampia scelta di crudi, ostriche e coquillage. Oggi il Gruppo Langosteria conta 4 insegne: Langosteria, Langosteria Bistrot e Langosteria Café a Milano e Langosteria Paraggi a Santa Margherita Ligure. Fresco di inaugurazione, in collaborazione con Cheval Blanc Paris (la maison dell’omonimo gruppo che fa capo a Lvmh), il nuovo ristorante parigino affacciato sulla Senna è al settimo piano del luxury hotel, un ambiente unico e ricercato con vista panoramica mozzafiato su Parigi. Firmato dall’architetto americano Peter Marino, il design richiama gli elementi contraddistivi delle altre Langosteria, dal layout della sala con il tipico incrocio di corridoi, il banco bar, il raw bar e l’atmosfera di luci sapientemente studiata, tra marmo nero assoluto, travertino, ottone e legno della boiserie e nelle finiture. Presenti in carta i piatti cult che hanno scritto la storia di Langosteria,  come il leggendario King Crab 2007 – Special Edition. 

Casa don alfonso Ritz-Carlton di St. Louis

Casa Don Alfonso – The Ritz Carlton St. Louis

La famiglia Iaccarino insegue l’American dream. Dopo gli accordi siglati a Macao, Canada e Nuova Zelanda, lo storico ristorante stellato Michelin della Costiera, tra Sorrento e Amalfi, conquista il Nuovo Mondo e approda con uno spin-off nel rinnovato e lussuosissimo The Ritz Carlton di St. Louis, Missouri, cuore pulsante degli States a livello internazionale. “Abbiamo esportato una food casual, una sorta di riscoperta delle origini del Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui due golfi, anni Settanta”, – spiega chef Ernesto (nella foto), figlio di Alfonso e Livia. Che assieme al fratello Mario, ceo del gruppo, e all’executive Antonio Totaro getta le basi di una cucina ispirata ai quaderni di ricette manoscritti di famiglia e fondata sulla scelta di grandi materie prime della dieta Mediterranea: dal pomodoro cresciuto sulle pendici del Vesuvio all’immancabile pasta secca, all’extravergine siciliano. Curatissimo l’interior design del locale, che secondo la critica è già il migliore nuovo ristorante italiano in America, con 600 foglie di vetro soffiato a mano e la cucina a vista, sullo sfondo delle tipiche maioliche decorate a mano in stile Vietri sotto il soffitto di rame.

Alajmo Sesamo

Sesamo Marrakech

“Il lusso nella sobrietà e nella semplicità”. Così sintetizza Raffaele Alajmo, ceo dell’omonimo gruppo di ristorazione di famiglia e maître des lieux, il concept della sua avventura in terra africana assieme al fratello chef Massimiliano, che per la prima volta nel 2019 si sono legati a una struttura alberghiera. Si chiama come la pianta africana il ristorante che integra e arricchisce l’offerta gastronomica del prestigioso hotel Royal Mansour di Marrakech, ispirato alle atmosfere veneziane del viaggio.. “Quello che ci ha attratto del Marocco e in particolare del Royal Mansour è l’artigianalità, la bellezza delle sue imperfezioni, l’autenticità, il bello senza sofisticazioni”. Recentemente giudicato dai World Culinary Awards il migliore ristorante di hotel di tutto il continente, Sesamo propone un concetto di cucina made in Italy, arricchita con la grande varietà degli ingredienti locali. Per rendere possibile la coltivazione di varietà di pomodori italiani e prodotti nostrani come il cavolo toscano e i broccoli romaneschi, Massimiliano si è avvalso delle competenze di un agronomo italiano che ha eseguito un importante lavoro sui terreni dei Domini Agricoli. In carta i grandi classici del fuoriclasse di Rubano, come gli involtini di scampi fritti con salsa di lattuga, la battuta di carne cruda al tartufo bianco, risotto allo zafferano con gremolata di anguilla e ghiacciolo di barbabietola oltre a piatti esclusivi come gli spaghetti aglio, olio e peperoncino con ortaggi dell’orto del Royal Mansour e il dolce Apriti Sesamo, sfera di mandorlato e sesamo farcita di spuma di mandorla, zafferano, essenza di neroli con una salsa agli agrumi e frutto della passione.  

Ceresio 7 Mykonos

Ceresio 7 Mikonos

Ceresio 7 in salsa greca. Dopo il successo del modaiolo rooftop milanese nato nel 2013 dalla partnership tra gli imprenditori Edoardo Grassi, Luca Pardini e Marco Civitelli, lo chef Elio Sironi (nella foto) e i canadesi Dean e Dan Caten, Ceresio 7 replica sull’isola greca, in collaborazione con i gioiellieri greci John e Gregory Gofas. “Mi piace pensare che cucina e gioielli siano le due facce preziose di una stessa medaglia”, dice Sironi. Inaugurata a luglio, la location – oltre 400 metri quadri e 80 posti a sedere nella tipica corte interna di un tradizionale edificio storico –  è stata rivisitata dai due stilisti di Dsquared2 con elementi ispirati alla Dolce Vita, al modernismo degli anni ’50 e allo stile dell’architetto e designer italiano Gio Ponti, tra ceramiche dark, pavimenti optical e tappeti a scacchi black & white e sedute colorate rosse e blu. Ai fornelli collabora con lo chef di Ceresio 7 il greco Dimitris Katsanos, per una proposta gastronomica d’eccellenza giocata su piatti della tradizione italiana rivisitati in chiave contemporanea alla maniera di Sironi, mentre per il relax e lo svago dall’happy hour al dopo cena i signature cocktail del bar sono firmati da Guglielmo Miriello. In carta: crudi di mare, culatello, burrata, tantissimo pesce, la cacio e pepe con bottarga e lime, gli spaghetti al sugo di pomodoro, caprino e scorza di limone, le tagliatelle al pesto e caciucco.