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19 novembre 2025

I nuovi ristoranti italiani premiati con una stella Michelin nel 2026

L'edizione traccia una fotografia precisa della cucina italiana: nuovi talenti, progetti maturi e modelli gastronomici solidi raccontano un Paese vitale e in evoluzione
I nuovi ristoranti italiani premiati con una stella Michelin nel 2026

Federico Silvio Bellanca
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Federico Silvio Bellanca

Ogni anno la presentazione della Guida Michelin 2026 è un po’ il capodanno della ristorazione italiana. C’è un prima e un dopo la cerimonia, tenutasi quest’anno al Teatro Regio di Parma, e da questo momento si imposta il lavoro per l’anno che verrà. L’edizione di quest’anno non registra scossoni, ma una serie di segnali precisi: l’emergere di nuovi talenti in aree urbane dinamiche, il consolidamento di progetti maturi che hanno trovato un equilibrio interno, il rafforzamento di modelli gastronomici capaci di integrare tecnica, identità e visione imprenditoriale.

Le ventidue nuove Una Stella raccontano un Paese frammentato e vitale, in cui ogni regione porta un accento diverso; le Due Stelle mostrano quanto la solidità dei progetti sia diventato un valore determinante, mentre la nuova Terza Stella ribadisce che la crescita contemporanea passa anche attraverso percorsi personali molto definiti.

Insieme compongono una fotografia nitida dello stato attuale della cucina italiana di oggi, del prossimo anno, e paradossalmente di quello che bisognerà fare per sedersi nuovamente a festeggiare in quella sala nel futuro che verrà

I ristoranti con la prima stella

I nuovi ristoranti che ottengono la prima stella nella Guida Michelin 2026 sono ventidue. La Valle d’Aosta aggiunge Le Petit Bellevue (Le Petit Bellevue). Non sorprende l’ingresso in Liguria di Cracco Portofino (Lo chef Mattia Pecis ha ricevuto anche lo speciale “Young Chef Award” riconoscimento assegnato ai talenti emergenti della cucina italiana) già da molto tempo apprezzatissimo dalla critica.

La Lombardia ottiene tre nuovi ingressi (Abba, Procaccini, Olio), uno dei quali a Milano, ovvero Procaccini, guidato da un altro dei giovani talenti nascenti della cucina italiana, ovvero Emin Haziri, che mette al centro una cucina immediata, fondata sul gusto, sulle cotture esatte, su acidità calibrate e un uso disciplinato dei fondi e delle riduzioni. Una cucina lineare che si rispecchia in una sala analoga, il tutto in mano ad un gruppo giovane, formato internamente, capace di sostenere un’idea di ospitalità che evita i formalismi e punta all’efficacia. Non a casa anche prima della stella Milano lo aveva accolto come uno dei suoi nuovi ristoranti identitari da provare. Il Trentino-Alto Adige registra due ristoranti (Porcino, Gourmetstube 1897).

Il Veneto ottiene un nuovo stellato, Agli Amici Dopolavoro collocato su un’isola nel mezzo delle acque salmastre. Si trova sull’Isola delle Rose, dove sorge uno degli hotel più magici della Serenissima, ovvero il JW. Un luogo sospeso tra Venezia e la laguna, con un ecosistema che influenza in maniera diretta la cucina. Qui l’orto dell’isola, il microclima e la fragilità del contesto ambientale non sono elementi ornamentali, ma componenti strutturali del percorso gastronomico. La brigata lavora con vegetali coltivati direttamente in loco, seguendo cicli brevissimi e microstagionalità, che modificano la composizione dei piatti di settimana in settimana. La sala — definita da una grande vetrata che ingloba il giardino, da una cantina a vista organizzata con una logica precisa e da spazi che favoriscono una percezione dilatata dell’ambiente — crea una continuità tra interno ed esterno

L’Emilia-Romagna presenta due ingressi, ovvero Cavallino (per maggiori informazioni, suonare a La Francescana e chiedere di Massimo Bottura) e Da Lucio, capostipite italiano delle frollature di pesce, la cui presenza nella Rossa era richiesta a gran voce da alcuni anni dagli appassionati di tutta la penisola, insieme a quella del toscano Edoardo Tilli e del suo Podere Belvedere, che si conferma anche quest’anno grande assente. In compenso la Toscana aggiunge due ristoranti, ovvero  Sciabola e Luca’s Restaurant, progetto costruito dallo chef argentino pluristellato Paulo Airaudo, che ha portato a firenze una cucina logica e di sottrazione, dai piatti con strutture precise e una linea gustativa pulita, come scampi con salsa champagne e foie gras, tagliolini con burro di capra e alici del Cantabrico, wagyu con cipolla bianca e porcini.

Il Lazio aggiunge tre ristoranti: Al Madrigale, Ineo, La Terrazza. Le Marche presentano un ingresso: Casa Bertini. L’Abruzzo registra Zunica 1880. La Campania inserisce due nuovi stellati, tra cui il primo ristorante italiano del leggendario Alain Ducasse, a cui si affianca Umberto a Mare. La Sardegna chiude la lista con Capogiro.

I ristoranti con due stelle

Le due nuove promozioni rappresentano ristoranti che hanno raggiunto una maturità piena. A Vallese di Oppeano, il Ristorante Famiglia Rana mostra cosa può accadere quando una visione imprenditoriale solida incontra una cucina capace di farla vivere senza compromessi.

Il progetto nasce dalla volontà di Gian Luca Rana di costruire un luogo in cui creatività, tecnica e sensibilità gastronomica potessero evolvere insieme: un ristorante inteso non come contenitore, ma come ambiente di sviluppo, quasi un laboratorio narrativo dove ogni elemento – dalla materia prima all’arte, dalla tecnologia al servizio – concorre a un’idea di ospitalità ampia. In questo contesto, l’arrivo di Francesco Sodano nel 2024 diventa l’innesco decisivo.

Sodano, classe 1988, porta con sé un bagaglio composito: le esperienze nelle cucine stellate, la formazione sotto maestri come Oliver Glowig e Antony Genovese, la leadership al Faro di Capo d’Orso, la sua natura professionale inquieta e curiosa. La sua cucina non segue un’unica direttrice; procede per stratificazioni, per onde successive che uniscono memoria personale, radici partenopee, influenza del mare, tecnica internazionale, ricerca tecnologica e una comprensione molto acuta della materia.

Il ruolo della brigata è parte integrante del risultato. Sodano lavora con una squadra giovane, coesa, formata da persone con cui ha condiviso esperienze precedenti, ricreando legami professionali e umani che diventano la base di un ambiente disciplinato e sereno. In cucina, il suo secondo, Nicolò Raduazzo, garantisce continuità tecnica e rigore; in sala, Pasquale Sannino guida un servizio misurato, coordinato, capace di calibrare tempi e toni senza irrigidirsi; in cantina, il lavoro di Danilo Massa consolida una carta dei vini che unisce ricerca, profondità e una conoscenza puntuale del territorio. È l’insieme di queste componenti a definire il modello Famiglia Rana: un luogo in cui la cucina, la sala, la cantina, l’ambiente e il pensiero imprenditoriale confluiscono in un organismo unitario.

Le due stelle assegnate dalla Guida Michelin riconoscono questo equilibrio e certificano un progetto che ha già trovato una sua pienezza. Non è un premio legato a un picco creativo, ma la conferma di una struttura destinata a incidere nel panorama nazionale, un ristorante che ha tradotto un’idea ambiziosa in una realtà capace di produrre senso, qualità e continuità.

Arriva dall’isola di Vulcano invece l’unica soddisfazione per la Sicilia in una guida in cui l’isola non brilla di novità: I Tenerumi proseguono un percorso che ha ridefinito la cucina isolana. La seconda stella riconosce una visione già compiuta, capace di trasformare la specificità di Vulcano in un linguaggio gastronomico autonomo.

Il nuovo Tre Stelle

Infine La Rei Natura entra nel novero dei ristoranti più rilevanti del Paese diventando il quindicesimo a ottenere le tre stelle Michelin in Italia. Non una sorpresa visto il talento unanimamente riconosciuto di Mammoliti, ma sicuramente una bella soddisfazione vista anche la carriera e la giovane età dello chef. Il riconoscimento si lega alla cucina di Michelangelo Mammoliti, descritta dalla Guida come un’esperienza che va oltre la semplice soddisfazione del palato, capace di trasformare ogni assaggio in un percorso emozionale. Tra gli esempi citati, il gioco attorno al pomodoro, con un carpaccio aromatizzato da basilici differenti e altamente personalizzati, o le trofie che rileggono la tradizione attraverso un condimento inebriante.

Il ristorante, ospitato all’interno de Il Boscareto Resort & Spa a Serralunga d’Alba, si fonda su una cucina che Mammoliti definisce naturale, della memoria e istintiva. Le ricette sono il risultato di una ricerca durata quindici anni e trovano la loro cifra nell’esaltazione dell’elemento vegetale: erbe aromatiche, spezie, radici e specie coltivate direttamente nell’orto e nella serra diventano la base di un pensiero culinario che punta alla precisione e alla profondità del sapore. Questa attenzione prende forma anche nel percorso Mad 100% Natura, costruito sull’estrazione del gusto vegetale con il contributo misurato della proteina animale.

Un’altra componente fondamentale del lavoro di Mammoliti è la neurogastronomia, sviluppata insieme alla psicoterapeuta Maria Francesca Collevasone. L’obiettivo è evocare memorie gustative passate o generarne di nuove, trasformando l’esperienza gastronomica in un processo di risonanza emotiva. La sala, affidata al maître Alessandro Marcialis, completa il ristorante con un servizio calibrato su questo approccio, accompagnando il percorso senza interferire con la sua struttura sensoriale.

 

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