
Venti anni fa, quando la bilancia dei valori nel mondo del lavoro pendeva soprattutto su profitto e crescita, nasceva in California un’impresa di cloud computing che sovvertiva completamente questa forma mentis. “Salesforce è un’azienda un po’ strana, è questa la cosa che mi ha attratto”, racconta Mauro Solimene, che da febbraio è country leader di Salesforce Italia. Già, perché esporre sul proprio scudetto quattro valori come Trust, Customer Success, Innovation e Equality (ovvero Fiducia, Successo dei clienti, Innovazione ed Inclusività), non è poi così usuale al giorno d’oggi. Figuriamoci nel 1999, quando il ceo Marc Benioff e i tre sviluppatori di software Parker Harris, Dave Moellenhoff e Frank Dominguez gettavano le basi dell’azienda da un piccolo appartamento a San Francisco: “Questi quattro capisaldi hanno fatto partire l’impresa in maniera diversa, l’hanno sviluppata nel corso del tempo e ancora oggi sono i valori fondanti che ci permettono di raggiungere i nostri risultati”.
È soltanto con questa illuminata cultura aziendale che si può spiegare il successo su scala globale di Salesforce, annoverata ogni anno in prestigiose graduatorie tra le migliori aziende in cui lavorare e tra le compagnie più innovative al mondo. Un’impresa con una mission molto semplice: connettere. Collegare, con una soluzione Crm (Customer relationship management), interamente basata su cloud, organizzazioni e individui, contribuendo all’ottenimento di quel valore dei quattro che forse è il più determinante: la fiducia. Le scuole, la Pubblica amministrazione e le imprese hanno bisogno di colloquiare con i loro pubblici, clienti o cittadini. E per farlo al meglio devono stabilire una comunicazione trust based.
L’altro elemento importante è quello di riuscire a guardare oltre, a quello che potrebbe succedere tra 4 o 5 anni, riuscendo ad astrarre i bisogni e a creare le soluzioni più adatte per la clientela. È proprio anticipando il futuro che Salesforce ha annunciato nuove funzionalità che la integrano con Slack, un software per la collaborazione aziendale, volte a fornire ai clienti gli strumenti di cui hanno bisogno per prosperare in questa nuova era di lavoro digitale. L’interazione, per intendersi, sarà social e flessibile: “L’acquisizione di Slack porta a Salesforce e alla sua comunità la Social customer relationship management”.
La possibilità di avere, su un semplice device, un vero e proprio ufficio digitale con delle capacità di reazione real time è la base di quello che in Salesforce viene definito il Digital headquarter. Se fino a qualche anno fa masse di persone si spostavano insieme, ogni mattina, per andare a lavorare, e lo facevano per la stragrande maggioranza in poche città, Milano e Roma in primis, oggi tutto è cambiato. Il concetto di Success from anywhere e del real time social based ha letteralmente smaterializzato le torri degli headquarter, consentendo a gente di età, formazione, genere e provenienza geografica diversa di partecipare alle attività delle aziende a prescindere dal luogo in cui si trovano. “Stiamo sviluppando la capacità di lavorare in maniera smaterializzata”. Un bisogno vitale, dal momento che 9 aziende su 10, al giorno d’oggi, stanno pianificando un modello ibrido e stanno reinventando i processi e gli strumenti in ottica digital-first.
E-mail aziendali, riunioni di persona e viaggi di lavoro andranno ripensati e sostituiti con soluzioni come quella di Slack, per esempio. E andranno accompagnate, queste soluzioni, con un’evoluzione della cultura aziendale. In particolare delle capacità che oggi, un lavoratore, non può fare a meno che tenere in considerazione. “Oggi gli skills necessari sono cambiati: devi sviluppare l’autodisciplina e il senso di responsabilità, capacità di costruire network, la resilienza e la base di competenze tecnologiche. Perché devi essere in grado di lavorare anche da solo, eventualmente per molto tempo, e riuscire a ottenere gli stessi risultati che perseguiresti in ufficio”.
E di pari passo è cambiato anche l’approccio alla leadership: “I capi, i dirigenti, i manager di oggi spesso sono persone diventate leader in un mondo pre-pandemia, in cui gli equilibri erano diversi. Oggi i leader devono essere in grado di definire i risultati, motivare i dipendenti e di farne lo ‘spettrogramma’, per capire dove eccellono e come valorizzarli”. Insomma, per citare Daniel Goleman, devono avere quell’intelligenza emotiva sufficiente per riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, motivare se stessi e gestire positivamente le proprie emozioni.
Salesforce, per aiutare i suoi dipendenti, fa in sostanza lo stesso lavoro che fa con i clienti. Tesse delle relazioni. Mette a loro disposizione la piattaforma che aiuta a creare connessioni, ad aumentare la fiducia reciproca e dunque ad ottenere più facilmente i risultati. Dal Trailhead, la piattaforma gratuita di elearning, gamificata e modulare; fino al V2Mom, acronimo di vision, values, methods, obstacles and measures (ovvero visione, valori, metodi, ostacoli e misure). Un sistema di Performance Management che viene utilizzato da tutti i dipendenti per dichiarare i propri obiettivi e le modalità per raggiungerli. Il tutto nella piena trasparenza. “E’ il modo migliore per dar vita a un progetto comune e creare una forte identità”.
Un’azienda compatta che, secondo la società di analisi Idc, insieme al suo ecosistema di partner creerà globalmente 9,3 milioni di nuovi posti di lavoro e 1,6 trilioni di dollari in nuovi ricavi entro il 2026. Nello stesso periodo in Italia, la cosiddetta Salesforce Economy porterà alla creazione di 34 miliardi di dollari di nuovo fatturato e 93.300 nuovi posti di lavoro. “Dal momento in cui un’azienda avvia un progetto, a cascata si vengono a generare benefici non solo per se stessa ma per i suoi partner, i suoi fornitori, i suoi clienti e a loro volta questi benefici si estendono ai clienti dei clienti e così via. Nascono così nuove filiere, nuovi ecosistemi: questa è la forza della Salesforce Economy”, dice Solimene.
Il doing well by doing good, in Salesforce, non si esaurisce in uno spot da copertina. Il modello 1-1-1, nell’ambito della sostenibilità, ideato e promosso da Marc Benioff, è centrale: “Un primo 1% è l’equity che l’azienda destina ad opere di filantropia, un secondo 1% è la quota di prodotto donato in tecnologia Salesforce gratuita alle no-profit e un terzo 1% è il tempo che i dipendenti possono dedicare ad attività di volontariato”. E poi c’è il quarto valore iscritto nello scudetto: equality. In italiano, uguaglianza e inclusione: “Abbiamo bisogno di 36mila talenti digitali che tramutino la nostra tecnologia in valore per i clienti. Quattromila ne abbiamo, ne servono 32mila da qui al 2026”, racconta Solimene. “Sono nate iniziative indipendenti, che hanno creato classi per formare persone a loro uso e consumo. Abbiamo raccolto queste iniziative nella Digital Talent Factory: sostanzialmente un market place in cui questi enti di formazione fanno da macchine di trasformazione”. E si tratta di risorse che non necessariamente devono avere una formazione tecnico-scientifica di base: devono soltanto essere curiose e avere una gran voglia di imparare e costruirsi una carriera, o reinventarsi a livello professionale.
Forse essere “un po’ strani”, oggi, per usare le parole di Solimene, significa semplicemente essere dei trailblazer, dei pionieri. Dei player in grado di prevedere il futuro e anticiparne le tendenze, rendendo la vita più facile ai clienti.

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