A partire da una nave di seconda mano comprata con un prestito, l’armatore sorrentino Gianluigi Aponte ha costruito uno dei più grandi imperi industriali del mare. Ora, dopo più di mezzo secolo, vuole allargarsi all’aria.
La sua Msc, assieme alla compagnia aerea tedesca Lufthansa, ha presentato una manifestazione di interesse per l’acquisto di una quota di maggioranza di Ita Airways, la società che ha rimpiazzato Alitalia a ottobre. Le parti non hanno comunicato i termini economici della proposta, ma fonti del governo hanno riferito al Corriere della Sera che il valore potrebbe essere tra gli 1,2 e gli 1,4 miliardi di euro.
L’affare Ita Airways
Msc e Lufthansa chiedono che il governo, oggi proprietario del 100% di Ita, mantenga una quota di minoranza. Se il ministero dell’Economia approverà la proposta, toccherà al consiglio di amministrazione. Come riporta Il Post, la prossima riunione è prevista per il 31 gennaio, ma potrebbe essere anticipata.
Oltre a Msc e Lufthansa, anche la francese Air France-Klm, affiancata dall’americana Delta Air Lines, ha mostrato interesse per Ita. Ora Msc e Lufthansa hanno però chiesto 90 giorni di esclusiva per lavorare sull’accordo, ovvero un periodo in cui Ita non potrà trattare con altri. All’inizio di febbraio dovrebbe aprirsi invece la cosiddetta data room: i potenziali acquirenti, cioè, avranno accesso ai dati economici di Ita.
A Bruxelles, intanto, una portavoce della Commissione europea ha confermato che Lufthansa è libera di comprare quote di altre compagnie. Ha infatti restituito più del 75% dei sei miliardi di euro ricevuti dal governo tedesco nel giugno 2020 per affrontare la crisi dovuta al Covid. Aiuti che prevedevano, tra le condizioni, anche il divieto di acquisizioni.
Il gruppo tedesco, peraltro, possiede già quote di minoranza in diverse compagnie aeree più piccole, tra cui Austrian Airlines, Brussels Airlines ed Eurowings.
Chi è Gianluigi Aponte
Gianluigi Aponte è la 189esima persona più ricca del mondo secondo Forbes, con un patrimonio di 11 miliardi di dollari (cifra calcolata alle 11.30 del 25 gennaio 2022). In quanto cittadino svizzero e residente a Ginevra, non figura nella classifica degli italiani più ricchi (sarebbe al terzo posto, alle spalle di Giovanni Ferrero e Leonardo Del Vecchio e davanti a Stefano Pessina). È invece secondo nella graduatoria dei miliardari svizzeri, alle spalle di Guillaume Pousaz, fondatore di Checkout.com e imprenditore tech più ricco d’Europa.
Nato il 27 giugno 1940 a Sant’Agnello, sulla riviera sorrentina, visse parte dell’infanzia in Somalia, dove i genitori si erano trasferiti per cercare fortuna e avevano aperto un albergo. Dopo il ritorno in Italia, frequentò l’Istituto tecnico nautico Nino Bixio: lo stesso in cui si era formato Achille Lauro, suo mito di gioventù. Un modello cui lo accomuna la terra d’origine, ma non le scelte di vita.
Se Lauro lavorò per tutta la vita in un ufficio sul porto di Napoli, come Onassis su quello del Pireo, Aponte ha abbandonato il mare e ha stabilito il suo quartier generale sul Lago Lemano, a Ginevra. Decise infatti di trasferirsi quando, da comandante, incontrò a bordo della sua nave la figlia di un banchiere svizzero, Rafaela Diamant, che ha sposato e da cui ha avuto due figli. Non è mai tornato. “La Svizzera è un paese molto efficiente”, ha dichiarato a Repubblica. “E vi si trovano le banche internazionali che ci hanno molto aiutato nello sviluppo della società”.
A partire da quel prestito con cui, dopo una breve parentesi come consulente finanziario, Aponte comprò la Msc Patricia: una nave da cargo tedesca di seconda mano, che diventò l’embrione del suo impero. Costituì allora una prima società, la Aponte Shipping Company, con sede a Monrovia, in Liberia. Un ritorno all’Africa dove i suoi genitori avevano cercato fortuna.
La nascita di un impero
Negli anni ’80 Aponte decise di puntare soprattutto sul trasporto dei container, prima di diversificare con l’acquisto della Starlauro, divisione crociere della Flotta Lauro, diventata poi Msc Crociere. Ha poi comprato nel 1995 Snav (Società Navigazione Alta Velocità), società di aliscafi e traghetti per i collegamenti con le isole italiane, e, nel 2010, il 50% di Grandi Navi Veloci, compagnia di collegamenti navali nel Mediterraneo. Nel 2000 ha creato Terminal Investment Limited, società che gestisce terminal container in tutto il mondo. Nel 2019 ha varato la nave portacontainer più grande del mondo, la Msc Gülsün, lunga 400 metri e larga 62. A dicembre ha presentato un’offerta di 5,7 miliardi di euro Bolloré Africa Logistics, cioè per tutti gli asset logistici di Bolloré nel continente. E ha annunciato da poco un nuovo brand delle crociere di lusso, Explora Journeys. Un investimento da due miliardi di euro.
Oggi Msc è una galassia di società con più di 100mila dipendenti e un fatturato stimato in circa 30 miliardi di dollari (i dati non sono pubblici, perché la società è familiare e il capitale fa capo per intero ad Aponte). La sua flotta ha più di 600 navi, che fanno scalo in 500 porti su più di 230 rotte commerciali. Nel 2014 Aponte ha ceduto la carica di amministratore delegato ed è diventato presidente. La guida del gruppo è passata prima al figlio Diego, poi a Soren Toft, manager soffiato a Maersk. Un colosso danese con quasi 120 anni di storia, al quale Msc ha strappato, poche settimane fa, il titolo di primo gruppo al mondo nel trasporto dei container.
Capitano coraggioso, imprenditore riservato
La proposta avanzata assieme a Lufthansa per Ita Airways non è il primo tentativo di Aponte di avvicinarsi alla compagnia di bandiera. Nel 2008 l’armatore fu infatti tra i ‘Capitani coraggiosi’ chiamati da Silvio Berlusconi per salvare Alitalia.
Fu uno dei rari casi in cui il suo nome apparve sui giornali. Secondo Repubblica, nel 2004, “autorevoli personaggi fecero pressioni perché comprasse il Napoli”, prima dell’acquisto di Aurelio De Laurentiis. Aponte rifiutò proprio per non finire al centro dell’attenzione dei media. Una linea a cui deroga solo in occasione delle inaugurazioni delle sue navi, che hanno da sempre per madrina Sophia Loren.
Anche la scelta di Ginevra, del resto, risponde al desiderio di riservatezza. “Qui non siamo nessuno”, ha detto sempre a Repubblica il figlio di Gianluigi Aponte, Diego. Il legame con Napoli però, in qualche modo, resiste: nel quartier generale lavorano centinaia di dipendenti reclutati dalla penisola sorrentina.
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