Se per una parte del mondo le festività sono da poco giunte a termine, c’è un altro lato dell’emisfero che in queste ore si prepara a festeggiare. Noi lo conosciamo come Capodanno cinese e celebra l’inizio del nuovo anno. La festa di primavera o capodanno lunare, come lo chiamano in Asia, è una delle più importanti e maggiormente sentite festività tradizionali di quello che fu il Celeste Impero.
Le tradizioni del Capodanno cinese
In occidente questa celebrazione può sembrare ancora misteriosa, ricca di riti e di cerimonie che non comprendiamo. Ma sono tante le aziende intorno al globo che hanno colto l’opportunità per proporre prodotti ad hoc, regali ed edizioni limitate. Da anni, ad esempio, il marchio di orologi Vacheron Constantin propone la propria limited edition legata al nuovo segno zodiacale mentre il celebre Whisky Johnnie Walker dedica un’etichetta speciale del suo Blue Label, mentre Lvmh propone Hennessy X.O & V.S.O.P in versione dedicata.
Già, perché in quest’occasione come in ogni festa che si rispetti, in primo luogo si mangia, e poi ci si augura fortuna, successo e ricchezza per l’anno che verrà. Per saperne di più sulle tradizioni gastronomiche di questa festa abbiamo chiesto a due chef cinesi residenti in Italia e a un importatore di vini italiani in Cina di raccontare a Forbes come si festeggia, magari con l’intento di creare prodotti ad hoc per questo sempre più ricco mercato.
Kin Cheung
Uno degli chef asiatici più apprezzati in Italia e ambasciatore della cucina di Hong Kong nel nostro Paese, Kin Cheung è la “mano” dietro la catena di street food Hekfanchai (tre punti vendita a Milano) e il ristorante Hekfan, che sta per debuttare nel capoluogo lombardo. “La tradizione vuole che durante il periodo del capodanno cinese le famiglie mangino piatti con le materie prime più usate, dal pollo al maiale fino all’anatra. Ciò che cambia sono le preparazioni come il “Mustard Golden Brick Crispy Roast Pork” o il “Don Hung Fried Chicken” e il “Golden Salted Egg Shrimp”. In famiglia poi non ci facciamo mancare le Soup balls (palle di riso glutinoso) o le tortine di riso con zucchero di canna. Ma la ritualità del capodanno cinese non è solo gastronomica: in fondo si tratta di 15 giorni di festeggiamenti che includono varie celebrazioni, in base alle regioni e alle tradizioni locali. Hong Kong, poi, ha una lunga storia legata al capodanno cinese: col tempo si sono formate alcune usanze relativamente fisse e molte di esse sono ancora tramandate, come spazzare la polvere, incollare distici, far ballare draghi e leoni, offrire sacrifici agli antenati, pregare per ottenere benedizioni e scongiurare disastri, girovagare con gong e tamburi, godersi lo spettacolo delle lanterne e via così. Le cerimonie tradizionali del capodanno cinese sono una parte importante del folklore legato a questa ricorrenza. Un elemento comune, quando la famiglia è riunita a tavola, sta nello scambiarsi i “hongbao”, buste rigorosamente rosse piene di soldi o regali”.
Xin Ge Liu
Arrivata in Italia per studiare moda al Polimoda di Firenze, la giovane chef e imprenditrice ha creato nel capoluogo toscano il suo ristorante “Il Gusto Dim Sum” che ha ottenuto subito ottime recensioni di pubblico e critica, con articoli e menzioni nelle principali testate e guide del settore. Nel suo piccolo ristorante gourmet si trovano piatti firmati in collaborazione con chef come Vito Mollica. “Solitamente per capodanno nella zona di Pechino c’è l’usanza di mangiare quattro piatti freddi, quattro caldi, quattro di carne e quattro zuppe. Il motivo? Quattro volte quattro simboleggia la stabilità della famiglia in salute e nel lavoro che si vuole augurare. Se si parla di portate di pesce deve essere per forza una carpa la varietà scelta, perché simboleggia l’abbondanza e la fortuna che ci si auspica per il nuovo anno. Poi mangiamo l’agnello bollito e le “polpette quattro felicità”. Dopo il cenone dell’ultimo dell’anno si cucinano i ravioli che mangiamo il primo giorno dell’anno nuovo. In alcuni ravioli si usa mettere soldi o datteri e chi li trova avrà fortuna. Queste tradizioni declinate a seconda del benessere economico non cambiano: la tradizione per noi è davvero molto importante.
Ping “Tommy” Wang
Originario di Chengdu ma ormai da anni operante tra Shangai (dove ha gli uffici) e l’Europa, Ping Wang, meglio conosciuto come Tommy, ha cominciato a frequentare il vecchio continente per via della sua azienda di tessuti. Durante i suoi viaggi in Italia ha avuto modo di conoscere oltre l’eccellenza della moda anche quella del vino e si è dedicato con una seconda società, la Kindgo Wines, all’importazione di molte cantine vinicole nostrane in Cina. “Il nostro alcolico tradizionale è il Baijiu, che proviene proprio dalla mia terra d’origine, ed è un distillato ad alta gradazione. Nato come alcolico popolare oggi ne esistono versioni molto esclusive, anche da centinaia di euro. Proprio vista la nostra propensione storica al consumo dei superalcolici quindi, qui da noi hanno preso piede i “grandi invecchiati” francesi e inglesi, soprattutto cognac e whisky. Sul vino si sta creando ora una vera e propria cultura, e anche se i francesi hanno lavorato molto bene, c’è un grande interesse per i vini italiani. Io ho scelto di importate dei grandi rossi, come ad esempio il Barolo di Reva, ma anche l’Amarone di Corte Moschina. Ovviamente stimo riscuotendo successo con le bollicine del Prosecco, ormai inarrestabili a livello globale. Ho selezionato la cantina Cavazza con cui ho instaurato un rapporto umano e di amicizia ormai da anni. Da poco ho deciso di puntare anche sulla Toscana con Podere Arizzi. Il capodanno sarà sicuramente l’occasione per suggerire a tanti clienti abbinamenti tra vino e cucina tradizionale, oppure per vedere stappare bottiglie nei tanti ristoranti di cucina internazionale che ormai contraddistinguono le megalopoli cinesi”.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .