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Abramovich e gli altri: quali oligarchi russi rischiano sanzioni dagli Stati Uniti

Due domande ritornano da quando la questione ucraina è tornata d’attualità: come l’Europa può sopravvivere senza il gas russo e come la Russia potrebbe permettersi i costi di una guerra. Sia quelli diretti, sia quelli indiretti. Secondo Forbes il presidente russo, Vladimir Putin, che ha schierato 100mila uomini al confine con l’Ucraina ed è deciso a evitare che l’ex repubblica sovietica entri nella Nato e si avvicini all’Ue, “si starebbe preparando da anni” a questa eventualità. Forse dal 2014, anno dell’occupazione della Crimea e della guerra del Donbass.

Andrebbe letta in questo modo, per esempio, la decisione di incrementare le riserve della Banca centrale russa fino a 640 miliardi di dollari. Una cifra record, equivalente all’export di 17 mesi, che continua ad aumentare anche grazie all’aumento del prezzo del petrolio. Misure che, però, difficilmente potrebbero neutralizzare l’impatto di eventuali nuove sanzioni americane sull’economia russa.

Nello stesso giorno in il Pentagono ha annunciato l’invio di tremila soldati in Germania, Romania e Polonia, Forbes.com ha ricostruito quali oligarchi vicini a Putin potrebbero essere colpiti da Washington. L’elenco non è pubblico, ma è stato ricostruito con l’aiuto di alcuni esperti.

Chi sono gli oligarchi russi più a rischio

Almeno una dozzina di miliardari vicini a Putin sono già stati etichettati come fuorilegge economici internazionali dopo l’invasione dell’Ucraina del 2014 o dopo l’interferenza russa nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016.

Altri, però, finora sono riusciti a sfuggire. I tre principali sono Roman Abramovich, Alisher Usmanov and Leonid Mikhelson, i cui patrimoni ammontano, in totale, a 58,3 miliardi di dollari.

Oltre a suggerire che lo stesso Putin potrebbe essere oggetto di sanzioni, l’amministrazione Biden ha rivelato ben poco sui miliardari che intende colpire. Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca, ha dichiarato lunedì che il governo ha identificato persone “all’interno o vicine alla cerchia del Cremlino” che “svolgono un ruolo nel processo decisionale del governo o sono almeno complici del comportamento destabilizzante di Mosca”. Persone vulnerabili, ha detto Psaki, “per via dei loro profondi legami finanziari con l’Occidente”.

Patrimoni a rischio

Le persone colpite da sanzioni perdono la possibilità di accesso al sistema finanziario statunitense e tutti i beni che si trovano sotto la giurisdizione americana. I provvedimenti sono riusciti almeno a intaccare la ricchezza di alcuni oligarchi.

Nel marzo 2019, meno di un anno dopo che gli Stati Uniti lo avevano sanzionato, il miliardario Oleg Deripaska ha citato in giudizio, senza successo, il dipartimento del Tesoro americano, affermando di essere diventato “radioattivo” per tutti coloro che avevano a che fare con lui in qualsiasi parte del mondo. Secondo un’analisi di Forbes, negli 11 mesi trascorsi dall’annuncio delle sanzioni alla causa, il suo patrimonio è sceso del 47%, da 6,76 a 3,58 miliardi di dollari. Principalmente, a causa del crollo delle azioni di due aziende di alluminio che controllava, En+ Group e Uc Rusal.

Un altro oligarca sanzionato nel 2018, Viktor Vekselberg, ha dichiarato a Forbes Russia nel febbraio 2021 di non potere accedere senza il permesso del dipartimento del Tesoro statunitense a beni per 1,5 miliardi di dollari che si trovavano all’estero. Può sembrare una cifra enorme, ma Vekselberg ha un patrimonio di 9,3 miliardi.

Ecco i tre miliardari con le più alte probabilità di finire sulla lista di Biden.

Roman Abramovich

Patrimonio: 13,8 miliardi di dollari

Abramovich è uno degli oligarchi russi più famosi, in quanto proprietario del Chelsea. Sebbene il suo patrimonio includa quote da miliardi di dollari nelle società russe Evraz e Norilsk Nickel, 2,7 miliardi della sua fortuna personale sono legati al Chelsea.

Con tutto questo denaro investito in Occidente, sembrerebbe logico pensare ad Abramovich come al bersaglio di precedenti sanzioni. Il magnate, però, è finora riuscito a evitarle. Il leader dell’opposizione al Cremlino, Alexei Navalny, avvelenato nel 2020 e al momento in carcere, chiede da anni all’Occidente di punire Abramovich, al pari di Alisher Usmanov, che a sua volta ha avuto, per un periodo, una quota consistente in una squadra di calcio britannica. Navalny ha dichiarato che le sanzioni non hanno funzionato perché i paesi occidentali non hanno colpito le persone con i soldi.

La ragione per cui Abramovich è stato risparmiato, secondo un esperto che ha lavorato con il governo russo, è stata la sua amicizia con Ivanka Trump, figlia dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e con suo marito, Jared Kushner. Trump e Kushner avevano un rapporto così stretto con Abramovich e la sua ex moglie, Dasha Zhukova, da averlo rivelato nei moduli di autorizzazione di sicurezza necessari per entrare a far parte dello staff della Casa Bianca.

Abramovich “è stato visto ripetutamente assieme a Ivanka e Jared a San Pietroburgo, Dubrovnik, Aspen, St. Barts e New York, secondo l’esperto. “Era molto vicino a Ivanka e Jared, che lo hanno coperto”.

Trump e Kushner non hanno risposto subito a una richiesta di commento.

Alisher Usmanov

Patrimonio: 16,4 miliardi di dollari

La più grossa partecipazione di Usmanov in un’azienda è quella nel gigante dell’acciaio Metalloinvest. Grazie a Yuri Milner, amministratore delegato del fondo di venture capital russo Digital Sky Technologies, l’oligarca è stato anche uno dei primi investitori di Facebook. Usmanov possiede poi quote del gigante cinese della tecnologia Xiaomi, oltre che di altre società di telecomunicazione, minerarie e dei media. È stato inoltre contagiato dalla mania delle squadre di calcio inglesi: per un certo periodo, è stato proprietario del 30% dell’Arsenal. Nel 2018, Usmanov ha venduto la sua quota per 712 milioni di dollari al miliardario americano Stanley Kroenke, proprietario, tra altri asset di valore, dei Los Angeles Rams, che disputeranno il prossimo Superbowl.

A dicembre la holding di Usmanov ha venduto la sua partecipazione in Vk – un importante gruppo russo di internet, noto in precedenza come Mail.Ru – a Sogaz, una compagnia assicurativa che appartiene parzialmente a Yuri Kovalchuk, alleato di Putin con un patrimonio di 3,6 miliardi di dollari. Usmanov, secondo l’esperto, ha più volte coperto Putin e ha risolto i suoi problemi in affari. Ha inoltre uno stretto rapporto di lavoro con Andrei Skoch, un altro oligarca russo (con un patrimonio di 7,7 miliardi di dollari), sanzionato dagli Stati Uniti nel 2018.

Usmanov ha poi legami con Putin che vanno al di là del business. È infatti sposato con Irina Viner, una leggendaria allenatrice di ginnastica ritmica che ha aiutato Alina Kabaeva, ritenuta da molti l’amante di Putin, a vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2004.

Se l’amministrazione Biden sta per prendere di mira gli oligarchi che hanno beni in Occidente, Usmanov si adatta al profilo, per via delle sue grandi proprietà immobiliari disseminate in tutta Europa. Possiede infatti due grandi proprietà a Londra – Beechwood House e Sutton Place – che hanno un valore complessivo di quasi 300 milioni di dollari. Ha poi altri immobili a Monaco di Baviera, a Montecarlo, in Sardegna e in altre parti del continente.

Leonid Mikhelson

Patrimonio: 28,1 miliardi di dollari

Fondatore e presidente del produttore di gas naturale Novatek, Mikhelson è anche partner d’affari di Gennady Timchenko, oligarca con un patrimonio di 23,5 miliardi di dollari, sotto sanzioni americane dal 2014. “Colpire lui sarebbe naturale dopo avere colpito Timchenko, che è il più grande uomo d’affari nella cerchia di Putin”, ha detto l’esperto. “Mikhelson sarà sanzionato di sicuro”.

Di seguito la lista degli oligarchi russi che sono stati sanzionati dal governo statunitense dal 2014:

  1. Gennady Timchenko
  2. Oleg Deripaska
  3. Viktor Vekselberg
  4. Vladimir Bogdanov
  5. Suleiman Kerimov
  6. Igor Rotenberg
  7. Arkady Rotenberg
  8. Boris Rotenberg
  9. Kirill Shamalov
  10. Andrei Skoch 
  11. Yuri Kovalchuk

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