Articolo apparso sul numero di febbraio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
I Non fungible token, stanno cambiando le regole del mondo dell’arte. Anche quello dell’editoria ha compreso la portata del fenomeno. Bfc Media ha costituito la divisione Bfc DigitalArt e proporrà al mercato le prime opere digitali: le copertine italiane d’autore di Robb Report e di Forbes.
Oramai sono anni che si sente parlare sempre più di blockchain, criptovalute e token. Adesso però sembra che questo siano già il passato e la nuova frontiera siano gli Nft. Acronimo che imperversa nei magazine di tutto il mondo e significa Non fungible token. Il concetto di fungibilità, tanto caro al mondo finanziario, è spiegato con estrema semplicità proprio dal denaro. Le banconote si dicono fungibili perché una vale l’altra. Infatti avere in mano una banconota da cinquanta euro emessa nel 2018 o emessa nel 2020 è la stessa cosa: hanno lo stesso valore. Questo accade anche per le criptovalute: un bitcoin o un binance token vale come un altro bitcoin o un altro bincance token. Questo perché sulla blockchain sono scritti come token tutti uguali, appunto fungibili.
Gli Nft non seguono questa regola, non sono tutti uguali, ma al contrario sono token tutti diversi, dove uno non vale l’altro. A parte qualche tentativo sperimentale, la prima vera applicazione di questo tipo di token nasce nel 2017 grazie a Dapper Labs, azienda canadese che ha lanciato una famiglia di Nft su blockchain Ethereum che rappresentano migliaia di gattini elettronici tutti diversi, i CryptoKitties. Le persone possono comprarli, collezionarli, scambiarli o venderli in modo univoco grazie alla blockchain su cui viene scritto tutto, proprio come succede per le criptovalute. Nell’autunno 2021 le compravendite hanno superato i sette milioni di dollari nelle ventiquattro ore, con valori unitari di centinaia di migliaia di dollari.
Dopo i CryptoKitties sono nate molte altre serie di figurine digitali e vari altri tipi di collezionabili con più o meno valore artistico. Però la vera evoluzione del mercato è stata quella di allontanarsi dalle grandi serie e sfruttare la tecnologia degli Nft per fare token realmente unici, di fatto dando vita alle prime opere d’arti digitali realmente difendibili. Sono decenni che gli artisti fanno opere digitali come composizioni grafiche, video, audio, musica, foto e non sanno come dare loro un vero valore economico. Infatti, essendo file su computer, possono essere duplicati facilmente, perdendo ogni valore commerciale.
Gli Nft, grazie alla blockchain, non possono essere duplicati, trasformati o distrutti in nessun modo. In più, ogni passaggio di mano è tracciato e può addirittura implicare una remunerazione automatica del creatore del Nft. Sono quindi la soluzione perfetta per inglobare e rappresentare la versione originale di un’opera d’arte digitale. Non importa se questa è duplicabile, la proprietà e i diritti di sfruttamento commerciali sono di chi possiede l’Nft originale firmato dall’artista. A sfruttare la nuova opportunità, nel modo più fragoroso, di tutti è stato l’artista digitale Beeple che nel marzo 2021 ha venduto, in una asta da Christie’s, la sua opera Everydays: The First 5000 Days per oltre 69 milioni di dollari.
Lo scatto tecnologico è epocale. Sono innumerevoli le applicazioni che si potranno fare degli Nft nel mondo dell’arte e non solo. Infatti, il file chiuso nel Nft potrà anche essere un progetto di architettura, una formula chimica, il certificato di proprietà di un oggetto fisico e molto altro.
Anche il mondo dell’editoria ha compreso la rivoluzione in corso e gli editori più moderni hanno già iniziato a cavalcare questa opportunità. Forbes ha lanciato il suo primo Nft nell’aprile scorso: Merchants of the Metaverse, un rendering di 15 secondi della copertina dedicata ai miliardari Cameron e Tyler Winklevoss. La cover della rivista è stata scattata dal pluripremiato fotografo Michael Prince e reinventata come Nft da Yoshi Sodeoka, noto in tutto il mondo per i suoi video. L’opera è stata venduta per 333.333 dollari su Nifty Gateway.
Anche il Time è stato uno dei primi a lanciarsi nel mondo degli Nft, trasformando tre copertine in Non fungible token, vendute sulla piattaforma SuperRare per oltre un milione e mezzo di dollari in totale. Nella vicina Lugano c’è l’esempio di The Nft Magazine, legato al sito Cryptonomist.ch, un magazine digitale mensile con copertina d’artista, tirato in sole 500 copie e venduto sulla piattaforma di Opensea dallo scorso novembre. In Italia i primi timidi tentativi sono stati fatti da Vanity Fair e dal Sole 24 Ore con How to Spend it, ma la prima casa editrice ad aver dichiarato di voler fare degli Nft una vera e propria nuova linea di business è Bfc Media, azienda che edita anche questa testata, Forbes Italia.
L’azienda, quotata alla borsa di Milano, ha emanato un comunicato stampa alla fine di gennaio scorso spiegando le proprie intenzioni. La nuova divisione si chiamerà Bfc DigitalArt e la prima piattaforma su cui saranno pubblicati e venduti gli Nft sarà OpenSea.io. La prima opera sarà la copertina numero uno del magazine Robb Report Italia, altra rivista edita da Bfc Media, disegnata dall’artista Lorenzo Petrantoni. Seguiranno gli Nft delle copertine di Forbes Italia, passate e future, nonché opere originali che andranno ben oltre le semplici cover.
Viste le collaborazioni della casa editrice con fotografi come Oliviero Toscani l’ambizione è quella di pubblicare Nft di varia natura, certamente artistici, ma non solo. Potrebbero essere foto di backstage, interviste inedite, collezioni di vecchi numeri delle varie riviste del Gruppo e molto altro. Gli Nft non incorporeranno solo le opere ma anche altri diritti e opportunità, per esempio gli abbonamenti alle testate e la partecipazione agli eventi. Fino a cose molto originali come la cena insieme al personaggio di copertina del Nft acquistato. Tutto il progetto è illustrato su BFCdigitalArt.com.
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