Mentre le sanzioni occidentali iniziavano a piovere sugli oligarchi russi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin, molti hanno portato i loro yacht fuori dall’Unione europea e dai territori britannici, per sfuggire al rischio di sequestro. Alcuni sono andati a Dubai, altri sono fuggiti alle Maldive. Ora la destinazione più popolare è la Turchia.
Almeno otto yacht di proprietà di oligarchi russi, tra cui due di Roman Abramovich – Eclipse, 160 metri per un valore di 438 milioni di dollari, e Solaris, 140 metri e 474 milioni – sono oggi ormeggiati nei porti turchi o sono partiti di recente. Le imbarcazioni che si trovano ora in Turchia valgono in tutto 1,1 miliardi di dollari, secondo gli esperti di VesselsValue.
Il Paese è popolare tra gli oligarchi per ragioni che vanno oltre il clima soleggiato della costa mediterranea. Pur essendo membro della Nato, infatti, la Turchia non ha applicato le sanzioni occidentali e ha mantenuto stretti legami con la Russia, ospitando addirittura i negoziati di pace tra Mosca e Kiev a fine marzo, a Istanbul.
“Le sanzioni imposte dai paesi europei e dagli Stati Uniti hanno spinto i miliardari a cercare mercati di investimento alternativi”, afferma Zeynep Fıratoğlu, responsabile delle comunicazioni di Space, una società di immobili di lusso con sede a Istanbul. “La Turchia si è distinta come un’opzione praticabile grazie alla sua posizione geografica, ai mercati avanzati e al sistema bancario, oltre che alla sua posizione neutrale sul conflitto tra Russia e Ucraina”.
Secondo i dati dell’Istituto di statistica turco, nel febbraio 2022 le vendite di abitazioni ad acquirenti non turchi sono aumentate del 55% rispetto all’anno precedente. Le vendite agli acquirenti russi, in particolare, sono cresciute del 96%, mentre quelle agli ucraini sono aumentate dell’85%. Il boom è proseguito a marzo, quando gli stranieri hanno acquistato il 21% di case in più rispetto a febbraio. “Dall’invasione dell’Ucraina, abbiamo iniziato a vedere un aumento significativo della domanda da parte di cittadini russi”, afferma Fıratoğlu.
La principale attrattiva della Turchia per i russi è il sistema che permette di ottenere la cittadinanza in cambio di investimenti. Il programma assicura un passaporto turco entro tre o quattro mesi a chiunque investa almeno 250mila dollari in immobili o 500mila in titoli di Stato, società, fondi di investimento o in un conto bancario locale. Spiccioli, per gli oligarchi russi, ed è per questo che la Turchia è un’opzione attraente per chi cerca un secondo passaporto. E se molti altri paesi europei hanno analoghi sistemi di “passaporti d’oro”, quelle strade potrebbero presto chiudersi. Cipro, da tempo un paradiso fiscale molto popolare tra i russi, ora ha cambiato rotta: Forbes ha scoperto che 15 miliardari russi hanno anche la cittadinanza cipriota, ma il paese ha già revocato i passaporti di otto oligarchi, tra cui l’alleato di Putin Oleg Deripaska.
Secondo Şerif Nadi Varlı, il principale broker immobiliare di Vartur Real Estate, società con sede a Istanbul, i miliardari russi sono sul mercato non tanto per le case di lusso, quanto per i grandi investimenti che potrebbero dare loro un profitto. Per esempio, un passaporto turco. “I loro yacht sono qui, stanno passando del tempo qui”, dice.
Nadi Varlı è stato recentemente contattato da un cliente che rappresenta un acquirente russo, deciso a spendere 100 milioni di dollari in un hotel sulla costa mediterranea della Turchia. “Gli hotel che offriamo loro sono sul mare, da Antalya a Bodrum”, dice. “Tutti i clienti russi stanno cercando di ottenere la cittadinanza turca tramite investimento”.
Città costiere come Bodrum, Fethiye e Marmaris sono le destinazioni più probabili per gli oligarchi che cercano di investire in immobili turchi. Quattro degli otto yacht di proprietà di oligarchi tracciati da Forbes in Turchia sono ormeggiati nella zona: Eclipse di Abramovich e Romea (110 milioni di dollari) di Alexander Nesis sono ancorati a Göcek, vicino a Fethiye; lo yacht Aurora da 110 milioni di dollari di Andrei Molchanov è a Marmaris, mentre il Solaris di Abramovich si trova a Yalıkavak, vicino a Bodrum. Clio di Oleg Deripaska (58 milioni di dollari) è partito da Göcek il 16 aprile, mentre Predator di Igor Makarov (55 milioni) ha lasciato il porto di Kuşadası un mese prima. Altrove in Turchia, Space di Vagit Alekperov (otto milioni) si trova nel porto turistico di Tuzla a Istanbul, mentre Rahil di Arkady Rotenberg (38 milioni) è stato visto l’ultima volta a Tuzla, prima di partire il 27 aprile per la località turistica russa di Sochi.
Abramovich, l’oligarca di più alto profilo con yacht in Turchia, è stato avvistato durante i colloqui di pace a Istanbul il 29 marzo. Ha una lunga storia nel paese: Nadi Varlı ha detto a Forbes che la sua azienda ha venduto quattro appartamenti a Bodrum ai membri della famiglia di Abramovich nel 2007, anche se non è chiaro se ne siano ancora proprietari. Uno dei suoi jet – un Gulfstream G650 registrato in Lussemburgo con il codice di registrazione Lx-Ray – ha viaggiato da Israele a Istanbul il 14 marzo ed è partito per Mosca il giorno successivo.
Oltre agli investimenti immobiliari, i russi hanno anche aperto società in Turchia. Hanno stabilito addirittura un record di 64 nuove società istituite a marzo: quasi il quadruplo rispetto a febbraio. Secondo Eray Sayin, associato dello studio legale con sede a Istanbul Sayin Law & Consulting, questa cifra dovrebbe essere cresciuta ad aprile (i dati non sono ancora stati pubblicati). Ci vogliono cinque giorni per creare una società e il processo costa solo circa 3.400 dollari.
“Dopo le sanzioni imposte alla Russia, il numero di aziende fondate da cittadini [russi] in Turchia è esploso”, dice Sayin. Negli ultimi 25 giorni, la sua azienda ha ricevuto 25 richieste da clienti russi intenzionati ad aprire una società in Turchia.
La maggior parte di queste aziende sono create per investire nell’immobiliare, ma alcune guardano anche al settore energetico, in particolare alle energie rinnovabili, al petrolio e al gas. È probabile che almeno alcuni oligarchi e miliardari russi stiano aprendo società in Turchia, secondo Sayin, ma non è chiaro quanti. Ci si aspetta che, se le sanzioni occidentali dovute alla guerra in Ucraina continueranno ancora per mesi, le aziende russe di altri settori – per esempio i fertilizzanti, una delle esportazioni chiave del Paese – costruiranno fabbriche e investiranno centinaia di milioni di dollari in Turchia.
“Molti investono nel settore energetico, ma in questa fase stanno facendo solo piccoli investimenti, perché tutto è ancora incerto”, afferma Sayin. “Ma le cifre aumenteranno”.
Tuttavia, le banche turche sono a conoscenza del rischio di ricadere nelle sanzioni. Per questo richiedono documenti che provano che la persona o l’azienda russa intenzionata ad aprire un conto non sia stata sanzionata. E l’alto numero di richieste di cittadinanza in cambio investimenti può far aumentare i costi: il governo turco sta progettando di aumentare l’investimento minimo nel settore immobiliare da 250mila a 400mila dollari.
La Turchia e la Russia hanno profondi legami economici, che vanno oltre gli oligarchi. La Turchia è il quinto più grande mercato di esportazione della Russia, e la Russia è il decimo più grande della Turchia. Anche Vladimir Putin e il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, si sono avvicinati negli ultimi anni, dopo un periodo di relazioni difficili in cui le due potenze si sono schierate su lati opposti nella guerra civile siriana. Le tensioni hanno raggiunto il culmine quando la Turchia ha abbattuto un caccia russo sul suo spazio aereo nel novembre 2015, portando a restrizioni commerciali e a una sospensione dei viaggi senza visto. Ma i paesi hanno normalizzato le relazioni nel 2016, e Putin e Erdoğan hanno mantenuto i contatti durante tutta la guerra in Ucraina: l’ultima telefonata tra i due leader è stata il 26 aprile.
Ci si aspetta che, finché le sanzioni occidentali saranno in vigore e la Turchia rifiuterà di imporne, gli oligarchi russi continueranno a investire nel Paese. E sarà più facile farlo con un passaporto turco in mano e una società registrata.
“Nel breve periodo, ci aspettiamo che i russi ottengano la cittadinanza acquistando una proprietà in Turchia, per avere un’alternativa al loro passaporto del loro Paese”, afferma Fıratoğlu. “A medio e lungo termine, possiamo aspettarci che gli oligarchi trasferiscano la loro attività e le loro ricchezze a Istanbul e che le loro famiglie vivano in Turchia o in altri paesi europei”.
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