C’è un modo e un tempo per alimentare l’immaginario collettivo verso processi di sostenibilità: la comunicazione, la diffusione della conoscenza. Narrazioni importanti, decisive per la creazione di consenso e reputazione che sono elementi chiave per motivare l’azione. Poi c’è l’azione vera e propria, l’operatività, il networking, i servizi e i prodotti tecnologici. Ed ecco che si definisce quella che possiamo chiamare l’infrastruttura per la sostenibilità che abilita competenze e alimenta la cultura d’impresa. Fatta di tecnologie, certo, ma soprattutto di reti di aziende, comunità, di legami con il territorio. Ed ecco il modello Cisco: 1500 partner, 60 mila esperti certificati solo nell’ultimo anno da 350 Academy.
“Il primo e determinante atto è gestire i nostri prodotti” afferma Gianmatteo Manghi, ceo di Cisco Italy. “Sapere a chi li vendiamo, qual è il loro stadio del ciclo di vita, il rapporto finanziario in atto. In questo modo riusciamo a monitorare la base installata dai nostri clienti non solo per dare dei servizi di supporto di manutenzione di alta qualità e garantire la continuità delle business, ma anche per sapere quando si sta avvicinando la fine del ciclo di vita. Questo ci consente di rinnovare i contratti software e puntare a progetti di rinnovamento delle infrastrutture ma soprattutto, tutte le volte che ritiriamo gratuitamente i prodotti a fine vita dei nostri clienti, di riciclare. Lo facciamo con il 99,8% di questi prodotti, dei componenti relativi e delle materie prime. Abbiamo creato dei programmi speciali per questo che incentivano i clienti a essere proattivi nel restituirci i prodotti che sono arrivati alla fine della vita utile. Riutilizzati o riciclati, si inseriscono alla perfezione nei processi virtuosi di economia circolare: abbiamo rilasciato un’applicazione specifica per questo che facilita i nostri clienti nel restituire i prodotti mentre con Cisco Green Pay premiamo quelli che scelgono i prodotti Cisco che sono più efficienti in termini di consumo energetico piuttosto che di rientrare nel ciclo produttivo alla fine del loro periodo di vita”.
A conferma dell’efficienza della rete che controllate. Da questo punto di vista, e dalla collaborazione con i vostri innumerevoli partner, il contributo alla decarbonizzazione e alla conservazione delle risorse è rilevante. Quanto grande è questa rete?
“1500 partner rivenditori che operano sul territorio tra cui anche aziende internazionali come Vodafone, Tim, Fastweb, per fare qualche esempio, aziende molto grandi. Ma anche focalizzazioni più nazionali, comunque di dimensioni importanti. Ci sono poi i tanti partner distribuiti sul territorio che sono molto vicini a ciascun cliente per non parlare della pubblica amministrazione locale. Oltre a questa fitta rete di partner sosteniamo oltre 350 Networking Academy, veri e propri istituti di formazione che, solo nell’ultimo anno, hanno certificato circa 60mila persone, delle quali oltre il 94% trovano una occupazione entro sei mesi successivi alla qualificazione: nel mondo IP, nella cybersecurity, nelle smart grid. Il nostro modello di business ha questa caratteristica di cui andiamo molto fieri: abbiamo rapporti diretti con i partner nell’intero processo, dalla progettazione alla proposta di collaborazione, fino alla parte esecutiva del contratto. Una formula che si è rivelata davvero azzeccata”.
Un modello che, applicato alla gigantesca struttura globale Cisco, genera numeri importanti dal punto di vista dei processi di sostenibilità?
“Abbiamo avuto un grande successo, senza dubbio. In particolare nel nostro Paese. Il segnale che voglio lanciare è chiaro e forte: non solo vogliamo mantenerlo, ma svilupparlo e migliorarlo. Per molti motivi: il primo è che i partner, sia internazionali che locali, hanno competenze su prodotti e servizi complementari e perciò riescono a dare soluzioni più complete ai nostri clienti; questo si traduce in un’importante ruolo nel cogliere l’opportunità di efficienza in termini di sostenibilità. In questo modo i partner completano l’offerta di Cisco e creano più valore aggiunto sul territorio proprio perché noi siamo in grado di dare originalità e innovazione ai loro servizi e prodotti. Di conseguenza il nostro modello di business aiuta a creare più valore nell’economia del territorio in cui operiamo. Nello stesso tempo i partner ci aiutano a essere più vicini ai clienti siano essere piccole o medie imprese o la stessa amministrazione locale”.
Oltre a Cisco facilitatore nei processi della sostenibilità, c’è poi un grande impresa protagonista in prima persona di questi processi. Fra l’altro vi siete dati un obiettivo: net zero entro il 2040.
“Ogni progetto a lungo termine è composto da una serie di obiettivi da puntare a breve termine e che devono essere raggiunti uno dopo l’altro, a testimonianza di un impegno serio e concreto e non solo di una dichiarazione di intenti proiettata in avanti nel tempo. Ad esempio al primo e al secondo punto all’ordine del giorno, per puntare all’obiettivo net zero secondo gli standard internazionali, ci sono le emissioni dirette dall’attività produttiva e i consumi energetici di un’azienda. Su questo noi saremo net zero già nel 2025. A livello mondiale partiamo dall’ 82-83% di consumo di energia rinnovabile; in Italia, invece, ormai già da un anno, siamo al 100% di consumo di energia rinnovabile. Per quanto riguarda i rifiuti prodotti, per fortuna non siamo un’azienda che ne produce in quantità rilevanti, ma è un bel risultato essere già per oltre l’80% della gestione dei nostri rifiuti e rispondere ai criteri di raccolta differenziata riciclo e minimizzazione dell’impatto ambientale. L’obiettivo è ovviamente il 100%, non è molto lontano”.
“E ancora: sempre entro il 2025 avremo tecnologie per l’ottimizzazione dei consumi energetici in tutte le nostre sedi che consentiranno un’ottimizzazione notevole del consumo energetico di tutti gli strumenti che vengono usati ma anche delle luci degli ascensori o degli impianti di illuminazione in generale. Questo è il primo passo importante. Arrivare al net zero, inoltre, significherà compensare le emissioni di CO2 e di sostanze inquinanti che non possiamo fare a meno di emettere: faremo investimenti in termini di riforestazione; in tecnologie per l’assorbimento e trasformazione della CO2”.
“E ancora: raggiungere l’obiettivo net zero entro il 2040 significa fare in modo che tutta la filiera dei nostri fornitori e l’uso dei nostri prodotti da parte dei clienti sia a impatto zero. Un esempio particolarmente illuminante: il chip Silicon One che ormai abbiamo annunciato meno di due anni fa e che ormai sta andando sempre di più ad equipaggiare i sistemi di Internet e i grandi data center consuma il 92, 95% in meno di energia. A seconda dei casi, lo stesso sistema della generazione precedente, se prima per un progetto di riferimento ci voleva 1 metro cubo e una tonnellata come pallet adesso ci vogliono 25 kg e un cinquantesimo dello spazio. Le prestazioni sono mediamente superiori del 36%. Prendiamo il caso Deutsche Telekom: hanno usato i router Cisco per l’infrastruttura che supporta la rete mobile di 246 milioni di clienti in tutto il mondo. Hanno valutato che i consumi energetici sono stati ridotti del 92% a parità di altre condizioni rispetto ad un uso di tecnologie precedenti. Questo è fondamentale perché man mano che riduciamo i consumi, rendendo i nostri sistemi estremamente efficienti, tanto più produrremo in tutta la filiera emissioni di sostanze inquinanti che saranno però assorbibili in modo naturale”.
La tecnologia in funzione della sostenibilità nei fatti.
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