Il mondo del lavoro è in evoluzione e la tecnologia diventerà sempre più imprescindibile per ogni figura professionale. Il tanto discusso metaverso, quindi, offrirà nuove opportunità alle organizzazioni in termini di formazione, collaborazione e supporto per aziende e dipendenti. Oltre a contribuire alla nascita di nuove professioni.
Ma in che modo possono nascere esperienze più avvolgenti nel metaverso? “Per esempio, si può sfruttare il metaverso per creare stand virtuali in cui, tramite dispositivi di realtà virtuale, gli avatar di senior e junior si incontrano nel primo mese di lavoro”, spiega Daniele Bacchi, cofondatore di Reverse, azienda di headhunting e consulenza hr. “O ancora, per creare luoghi di incontro dove svolgere attività di lavoro e di svago – penso ad aree wellness virtuali, ristoranti in riva all’oceano -, che alimentino la coesione del team, magari tra persone anche molto lontane tra loro. Le possibilità sono infinite. L’importante è farsi trovare preparati, concretamente e psicologicamente”.
Il nuovo mondo virtuale, infatti, avrebbe le potenzialità per rimodellare il mondo del lavoro. Gli esperti di Reverse hanno individuato, in particolari, quattro vettori della trasformazione.
Nuove forme di collaborazione
Sarebbero utili per migliorare il lavoro di team e le riunioni. Esistono già applicazioni che permettono di ospitare meeting ed estendono la modalità 2D a cui ci siamo abituati su Zoom, Google Meet e Teams. Si possono personalizzare le sale riunioni virtuali con colori, logo, scenografia. Si costruisce il proprio avatar, con la fisionomia preferita, si infila l’Oculus e ci si immerge nella riunione. Gli altri possono partecipare anche nella “vecchia” modalità 2D.
Gli aiutanti virtuali
Sono i pronipoti dei chatbot. Nel mondo 2D questi assumono le sembianze di fumetti in basso a destra sullo schermo. Nel metaverso, invece, l’intelligenza artificiale assume sembianze umane. Si pensi a quando si gioca “contro il computer” in videogiochi sportivi o di guerra: già oggi è impossibile distinguere i personaggi guidati da umani e quelli pilotati da algoritmi.
La formazione “potenziata”
In un recente sondaggio condotto con Reverse, che ha messo a confronto hr director e collaboratori sul lavoro liquido, è emerso che quello della formazione è un tema fondamentale. Bello il lavoro da remoto, ci dicono sia lavoratori che aziende, ma si perde molto in formazione, trasmissione della cultura, esperienza. Tutti aspetti cruciali per si occupa di risorse umane. Il metaverso, invece, sembra essere un’opportunità.
Nuovi lavori e nuove competenze
Come internet, una ventina di anni fa, ha fatto nascere nuovi ruoli professionali – per esempio, i responsabili del marketing digitale, i consulenti per i social media e i professionisti della sicurezza informatica -, così anche il metaverso porterà molti nuovi ruoli che oggi, forse, non riusciamo neanche a immaginare. Sono già nate startup che vendono servizi per andare incontro ai nuovi bisogni. E, anche se non esiste ancora un metaverso che sia una fedele trasposizione del mondo reale, tutto fa pensare che alcuni lavori saranno possibili solo lì.
Imvu, ad esempio, è un social network basato su avatar con oltre sette milioni di utenti mensili. Già oggi conta migliaia di creator che creano e vendono prodotti virtuali utilizzabili solo nel metaverso: abiti firmati, arredamento, trucco, musica, adesivi e animali domestici. Il tutto genera sette milioni di dollari al mese di entrate. Poi ci sono i mesher: sviluppatori che progettano i modelli 3D di base che poi altri utenti possono personalizzare. Lo sviluppatore guadagna ogni volta che il suo prodotto base viene scelto e personalizzato. La piattaforma Decentraland, invece, sta creando agenti immobiliari virtuali, per permettere agli utenti di acquistare, vendere e costruire su appezzamenti di terreno virtuale, guadagnando denaro digitale chiamato Mana. Mentre noi ancora parliamo di aziende native digitali, stanno già nascendo imprese native del metaverso.
“Basta politiche anacronistiche e tecnologie obsolete”
“Le aziende devono evitare di farsi trovare impreparate come già avvenuto con la transizione al digitale”, dice ancora Bacchi. “Politiche anacronistiche e tecnologie obsolete non sono più accettabili. Nel metaverso l’approccio andrà ripensato: bisogna imparare dalle generazioni più giovani e studiare le loro abitudini, perché saranno i lavoratori di domani. Sarà fondamentale investire tempo nella sperimentazione ed esplorare liberi da qualsiasi pregiudizio”.
Se i benefici di questa realtà possono essere numerosi, come la formazione da remoto o la possibilità di lavorare da qualsiasi posto del mondo, d’altra parte anche i rischi non sono pochi. L’utilizzo di tecnologie datate rischierebbe infatti di rendere il lavoro nel metaverso una brutta copia del lavoro da remoto, oppure di giustificare il timore di perdere il contatto umano. Le nuove tecnologie, invece, potrebbero essere addirittura un’opportunità per riavvicinare le persone.
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