Articolo tratto dall’allegato Small Giants del numero di giugno 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
In un contesto totalmente rivoluzionato prima dall’arrivo della pandemia e successivamente dal conflitto in Ucraina, il mondo, in meno di tre anni, è stato proiettato in una nuova e complessa dimensione, in cui i paradigmi economici e sociali sono stati completamente stravolti e rivoluzionati. Soprattutto in ottica imprenditoriale, oltre che meramente relazionale. Perché la trasformazione tecnologica e digitale, connessa alle concause macroeconomiche scaturite dalla guerra, sta comportando diversi mutamenti in termini di business. Uno su tutti: la necessità per le pmi, da sempre punto focale dell’economia del nostro paese, di cambiare definitivamente direzione e abbandonare quell’idea, ormai superata, che essere ‘piccoli e belli’ sia bastevole per sopravvivere alle insidie del mercato e per prosperare in questa new society.
“Il contributo delle pmi è stato essenziale in passato e continuerà ad esserlo in futuro. Siamo un paese di piccole realtà, in molti casi delle vere eccellenze a livello mondiale. Ma se già la pandemia aveva cambiato le carte in gioco, colpendo soprattutto le aziende poco strutturate e scarsamente managerializzate, questa crisi che sta intaccando la catena di produzione e approvvigionamento, ha inevitabilmente restituito un nuovo paradigma: adesso le aziende devono guadagnare in termini di strutturazione, velocità di crescita e dimensione”, spiega Diego Selva, head of investment banking di Banca Mediolanum, istituto che negli ultimi dieci anni ha iniziato un importante percorso di avvicinamento e sostegno a fianco degli imprenditori e delle aziende familiari, in particolare nel segmento. Come dimostra il volume di crediti al corporate, pari a circa 1 miliardo di euro, e la decisione, durante la pandemia, di aderire ai programmi del Governo per supportare il sistema con finanziamenti agevolati (350 milioni di euro erogati ad oltre 6.000 piccole aziende e professionisti) e di procedere alla moratoria, con un’estensione del piano ammortamenti.
Ma il fiore all’occhiello è la Direzione Investment Banking creata nel 2018, con l’obiettivo di supportare gli imprenditori nella crescita attraverso operazioni di finanza straordinaria. Direzione che rapidamente ha saputo affermarsi nel mercato, con 15 operazioni all’attivo nei primi tre anni di vita. E che tra le varie iniziative ha anche attivato con successo una partnership con Elite, società del gruppo di Borsa Italiana, che si è concretizzata nelle Lounge Elite Mediolanum. Un progetto che, con tre classi avviate in tre anni, ha permesso alle 54 aziende partecipanti, selezionate e presentate proprio da Banca Mediolanum, di acquisire le competenze indispensabili per strutturarsi e continuare a crescere in un contesto in costante evoluzione, sempre più orientato al mercato dei capitali.
“Lo scenario macroeconomico e geopolitico è oggi molto complesso e difficile da interpretare per i cambiamenti che comporterà. Penso al tema del reshoring di capacità produttiva, all’aumento del costo dell’energia, alla scarsità nell’approvvigionamento di materie prime e componenti, fino alle difficoltà nella catena della logistica. Eppure, nonostante la pandemia e un aspro conflitto in corso, il mercato dei capitali è incredibilmente liquido. Non c’è mai stata, infatti, così tanta liquidità come adesso. Ecco perché diventa necessario aiutare le aziende ad aprire il capitale e aprirsi a nuovi partner. L’azienda chiusa, con solo l’imprenditore al comando, che ha sempre più guardato all’interno che all’esterno, farà sempre più fatica. Mentre l’azienda che ragiona con un approccio di “architettura aperta”, ovvero interconnessa con tutto il suo ecosistema di riferimento, sarà sempre più in grado di cavalcare il cambiamento e anticiparlo”. Da qui la necessità non solamente di ingaggiare talenti, risorse e investitori, ma anche e soprattutto di “fare sistema”. “Le operazioni di M&A sono degli acceleratori, che consentono di velocizzare i tempi di crescita. E in Italia sono tante le eccellenze produttive o filiere che hanno bisogno di aggregarsi in poli per diventare ancora più forti e far valere il proprio status nel proprio settore di appartenenza. Anche perché la dimensione, connessa alla qualità dei propri prodotti e servizi, sarà inevitabilmente la chiave di volta per i prossimi anni. Soprattutto in un momento in cui i costi sono notevolmente aumentati, la dimensione consente di avere la migliore forza contrattuale, mentre il presidio del valore aggiunto, in termini di tecnologia e design, permette di differenziarsi e calmierare l’aumento del costo delle materie prime”.
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E se il presente riserva, quindi, molte incertezze nel breve termine, il futuro potrebbe riservare importanti e positive sorprese per tutto il sistema. Anche in virtù degli investimenti previsti dal Pnrr e dalla loro implementazione. “È un’opportunità enorme per il paese. E penso che potrebbe generare una spinta propulsiva, sia per gli investimenti diretti che lo Stato farà sul territorio, sia per l’effetto indiretto che essi genereranno nei confronti delle Pmi e delle imprese. Perché investendo direttamente nella tecnologia e nella digitalizzazione, nelle infrastrutture, nell’istruzione o nel green, si genera valore, creando un ecosistema che aiuterà le aziende ad essere più competitive”. Aspetti che però possono essere carpiti da una nuova figura imprenditoriale, caratterizzata dalla convivenza di tre anime: aperta, ossessionata dalla crescita, e trasparente. “Fare bene impresa nel futuro non dipenderà più solo dal “prodotto” o “servizio”, ma dalla capacità di trovare un equilibrio tra diverse dimensioni: condividere informazioni con l’esterno; farsi aiutare da “compagni di viaggio”; “raccontare” l’azienda con un approccio improntato alle tematiche Esg; e pensare in maniera quasi “ossessiva” alla crescita. Perché il mercato globale ci dice che le dimensioni contano e sono fondamentali”, conclude Diego Selva, head of investment banking di Banca Mediolanum.
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