C’è chi ci perde e chi ci guadagna. Da una parte, la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina ha costretto le famiglie a pagare bollette più elevate. Dall’altra, però, ha reso alle compagnie di combustibili fossili profitti sempre più elevati. Tanto che Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha chiesto ai governi a tassare le compagnie petrolifere e del gas e di utilizzare i fondi per sostenere le persone più vulnerabili.
“È immorale che queste aziende traggano ricavi record dalla crisi energetica che grava sulle spalle delle persone e delle comunità più povere e che ha un costo enorme per il clima”, ha affermato Guterres. “I profitti combinati delle maggiori compagnie energetiche nel primo trimestre di quest’anno sfiorano i 100 miliardi di dollari“. Ricavi record dovuti all’invasione russa dell’Ucraina, che ha interrotto l’accesso al petrolio e al gas della Russia, uno dei principali fornitori, aggravandone la carenza globale e facendone alzare i prezzi.
Quanto hanno guadagnato cinque delle maggiori compagnie petrolifere e del gas
I 28 principali produttori mondiali di gas e petrolio hanno guadagnato quasi 100 miliardi di dollari nel primo trimestre dell’anno. E secondo il The Guardian, nel secondo trimestre del 2022, i profitti di cinque delle maggiori compagnie petrolifere hanno raggiunto quota 50 miliardi di sterline. A metà 2022, ecco i ricavi di queste compagnie:
- BP: 14,7 miliardi di sterline (5,4 miliardi nello stesso periodo del 2021)
- Chevron: 17,9 miliardi di sterline (4,4 miliardi nello stesso periodo del 2021)
- Total: 18,8 miliardi di sterline (6,5 miliardi nello stesso periodo del 2021)
- Shell: 20,6 miliardi di sterline (8,7 miliardi nello stesso periodo del 2021)
- ExxonMobil: 26,4 miliardi di sterline (7,4 miliardi nello stesso periodo del 2021)
Il totale dei ricavi combinati a metà 2022 ammonta a 98,4 miliardi di dollari. Un’ulteriore conferma di quanto già riportato a maggio dallaGlobal 2000 di Forbes, la classifica delle più grandi società quotate al mondo. La ExxonMobil figurava al quindicesimo posto (nel 2021 era al 317esimo), mentre la Shell al sedicesimo (l’anno scorso era al 324esimo).
Le tasse sulle compagnie petrolifere
Il mese scorso, il Regno Unito ha approvato una tassa del 25% sulle imprese energetiche, un prelievo una tantum che secondo il governo raccoglierà circa 25 miliardi di sterline per aiutare a compensare le bollette energetiche delle famiglie, che sono aumentate.
Anche altri paesi, come l’Italia, hanno imposto misure simili. Secondo quanto riportato dalla Bbc, i legislatori francesi invece hanno respinto questa iniziativa e anche gli Stati Uniti non sembrano predisposti. Frank Macchiarola, vicepresidente senior per il gruppo di lobby del petrolio e del gas dell’American Petroleum Institute, ha affermato che le richieste di questa tassa sono state fuorvianti. ”I politici dovrebbero concentrarsi sull’aumento della fornitura di energia e sulla riduzione dei costi per gli americani”, ha dichiarato. “L’imposizione di nuove tasse sulla nostra industria farà l’esatto opposto e scoraggerà solo gli investimenti nel momento in cui è più necessario”.
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