Articolo tratto dal numero di settembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
In un mondo dove trovare uno spazio per un divano sia semplice come trovarlo per un file su Dropbox. È quello che immaginano Federico Prugnoli e Pierfrancesco Bosco, fondatori di Wetacoo, startup di logistica nata per rivoluzionare depositi e traslochi con una soluzione che permette di gestire i propri oggetti in pochi clic. D’altronde l’attenzione per gli spazi digitali ci ha fatto dimenticare della necessità degli spazi fisici.
“Con Wetacoo semplifichiamo la vita delle persone prendendoci cura degli oggetti in modo flessibile e innovativo”, dicono Prugnoli e Bosco. “Tramite l’on-demand storage, i clienti possono richiedere che i loro oggetti vengano ritirati dove preferiscono, per poi essere custoditi al sicuro in un nostro magazzino e restituiti quando richiesto. Inoltre, per rendere l’esperienza più completa possibile, il cliente può richiedere servizi aggiuntivi come lo smontaggio di mobili, l’imballaggio degli oggetti o le riconsegne parziali”.
La carriera di Prugnoli, oggi amministratore delegato della startup, è cominciata in Bcg ed è proseguita in Oxy Capital, dove si è occupato per tre anni del turnaround operativo e finanziario di aziende molto indebitate in Italia e all’estero. Si è laureato in Economia alla Bocconi, con un master in finanza alla London School of Economics e un mba alla Columbia University a New York. Bosco è laureato in Ingegneria fisica al Politecnico di Milano, ha un master in Fisica all’Imperial College di Londra e un mba alla Columbia University e ora ricopre il ruolo di consultant in Bcg.
Rispetto alle tradizionali aziende di self-storage o trasloco, Wetacoo si distingue perché permette al cliente non solo di configurare e prenotare il servizio interamente online, ma anche di pagare solo per lo spazio che effettivamente utilizza. Infine, grazie a un inventario virtuale, il cliente può gestire gli oggetti dal proprio account chiedendo ritiri o riconsegne parziali. “Siamo orgogliosi di essere riusciti in solo un anno e mezzo a costruire un team entusiasta di 15 persone e raggiungere quota 500 clienti”, dice Prugnoli. “Sembra ieri che, a gennaio 2021, lanciavamo la startup con solo un deck di slide”.
Wetacoo si è dovuta confrontare con una serie di difficoltà. Prima fra tutte, quella di convincere un investitore a supportare il progetto dall’inizio: “Questa avversione al rischio nelle fasi pre-mvp credo sia un limite dell’ecosistema e per poco non ci ha fatto fermare”. La startup ha poi partecipato al programma di accelerazione Luiss EnLabs e ha chiuso, a settembre 2021, un primo aumento di capitale da 750mila euro, a cui hanno preso parte LVenture, Lazio Innova e vari business angel con esperienze nella logistica. “Ora vogliamo chiudere un secondo round entro la fine dell’anno e stiamo iniziando la ricerca di nuovi investitori”.
Un’altra sfida è rappresentata dalla bassa digitalizzazione degli utenti italiani: quanti sono pronti ad affidare a una piattaforma digitale i propri oggetti? “C’è una certa resistenza ai pagamenti online im una parte di popolazione”, affermano. “Del resto, poiché il nostro servizio è nuovo, i clienti ci trovano soprattutto online o tramite social. Questo ci impedisce di intercettare in tempo alcuni potenziali clienti: è una sfida che stiamo superando, e la crescita di utenti i lo dimostra”.
Dopo il lancio di Roma, Wetacoo è sbarcata a Milano e Bologna. Conta di crescere in altre grandi città italiane nei prossimi mesi, per poi guardare all’estero, in particolare a Francia e Spagna. I due fondatori pensano di arricchire l’offerta puntando alla digitalizzazione completa anche del servizio di trasloco, focalizzandosi anche sui clienti che hanno bisogno del solo trasporto, senza deposito. “Dal punto di vista personale, con mia moglie e altri amici abbiamo recentemente costituito l’associazione Imaging Malawi”, aggiunge Prugnoli. “Stiamo cercando di raccogliere i fondi per sviluppare il primo centro di eccellenza di ecografia del Malawi, dove ancora oggi la possibilità di ricevere adeguate cure mediche rimane molto limitata”.
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