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La tech company italiana che aiuta i consumatori online ad acquistare nei negozi fisici intorno a loro

Articolo tratto dal numero di ottobre 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

Il grosso dello shopping avviene e continuerà ad avvenire in negozio. Numeri alla mano, i punti vendita giocano e continueranno a giocare in futuro un ruolo fondamentale”. Aziende, consumatori, negozi, città. Il modo in cui acquistiamo sta cambiando. E l’emergenza sanitaria che ha travolto improvvisamente le nostre vite ha contribuito a ridisegnare anche le nostre consuetudini di consumo.

I negozi però non sono spacciati. “Anzi, il consumatore non fa differenza tra online e offline e si aspetta dappertutto il meglio dei due mondi”, conferma Stefano Portu, fondatore e ceo di ShopFully. Del resto l’azienda nasce proprio con la missione di collegare “i due mondi”, sfruttando l’online per reinventare lo shopping nei punti vendita di prossimità. E spingendo così milioni di consumatori online ad acquistare nei negozi fisici intorno a loro.

ShopFully è la tech company italiana leader in Europa e tra i principali player internazionali nel segmento del digitale che alimenta lo shopping in negozio, in termini di Paesi in cui opera, numero di utenti attivi e di partner. Da un lato, sui propri marketplace online (DoveConviene, Tiendeo, PromoQui e VolantinoFacile) ShopFully segnala tutti i prodotti in offerta vicino casa, aiutando ogni mese 45 milioni di consumatori a risparmiare tempo e denaro nello shopping in negozio.

Dall’altro, attraverso HI! (la piattaforma proprietaria di hyperlocal marketing basata sull’intelligenza artificiale), è partner di oltre 400 retailer e brand che aiuta a raggiungere i consumatori lungo tutto il loro percorso d’acquisto, dalla loro casa fino al negozio. In un mondo globalizzato, in cui l’e-commerce consente di acquistare un vino californiano dall’Italia e viceversa, ShopFully digitalizza il modello di business dei negozi fisici.

Una scommessa difficile? “Più che difficile, direi forse contro-intuitiva. In realtà sono le decisioni di acquisto a spostarsi online. Collegare milioni di consumatori digitalizzati con i negozi che hanno intorno attraverso la tecnologia è un’opportunità e una necessità enorme”, ragiona Portu.

“I negozi possono continuare a primeggiare, ma per farlo dovranno offrire sempre più al consumatore anche la semplicità dell’e-commerce: niente code, accesso autonomo alle informazioni, capacità di trovare da soli e confrontare i prodotti. Come? Applicazioni per smartphone, casse automatiche e ricerca dei prodotti tra le corsie usando il proprio smartphone sono solo alcuni esempi. Indicano però una direzione: usare la tecnologia in negozio per semplificare la vita al consumatore e poi sforzarsi di creare ancora più valore aggiunto attraverso l’esperienza fisica e la relazione con le persone”.

ShopFully è presente in 12 Paesi, operando con un team di oltre 370 persone di quasi 30 nazionalità diverse. I mercati in cui opera sono Europa – con focus su Italia (dove le piattaforme online di ShopFully presidiano la seconda posizione tra le più utilizzate per lo shopping dopo Amazon), Spagna, Francia e Portogallo -, America Latina e Australia. La società rappresenta quindi un osservatorio privilegiato per registrare i cambiamenti nelle consuetudini d’acquisto del consumatore ibrido.

“Il percorso d’acquisto”, dice Portu, “diventa sempre più fluido e il consumatore si sposta tra online e offline senza farci più caso: fa shopping saltando continuamente tra i due mondi. Non c’è dubbio che prima di fare acquisti cerchi prima informazioni in rete: il 75% delle decisioni di acquisto avviene infatti online, in primo luogo sullo smartphone. Ciò che invece a volte si dimentica è che non solo l’80% delle vendite avviene ancora in negozio, ma il canale fisico vale anche due terzi della crescita del settore nei prossimi anni in Europa”.

“Passando invece all’attualità e ai comportamenti di consumo nel nostro Paese, la situazione che stiamo vivendo, caratterizzata da uno scenario geopolitico instabile e un aumento dei prezzi dovuto all’inflazione, sta avendo anche un effetto diretto sul carrello degli italiani. Dal nostro osservatorio vediamo una forte crescita delle ricerche di promozioni su prodotti di prima necessità (come olio +80%, pasta +113%, o burro +90%); e notiamo, ad esempio, che il 59% degli italiani ha iniziato gli acquisti per il rientro a scuola già a fine luglio, perché uno su due è preoccupato dall’esaurimento dei prodotti”.

Dinamiche senz’altro accelerate dalla spinta impressa dallo scoppio della pandemia e dalle conseguenti norme di contrasto al virus, che hanno proiettato l’Italia verso una società più digitale. “La pandemia ha accelerato processi di digitalizzazione che erano in atto da tempo e proprio per questa ragione sono convinto che non si tornerà indietro. Le persone stavano già familiarizzando con modi nuovi di fare shopping. E molte aziende, nel nostro mondo, avevano già cominciato a muoversi di conseguenza aumentando, ad esempio, gli investimenti nel volantino digitale e riducendo quelli sul cartaceo”

“Già nel 2020 avevamo registrato oltre il 40% di taglio medio su più di 40 progetti di ottimizzazione carta-digitale con catene retail. Ora questo trend accelera, in Italia come nel mondo. Pensare che sia stato solo un momento a sé sarebbe un errore: andiamo verso un percorso d’acquisto sempre più omnicanale, con lo smartphone che diventa ‘telecomando per lo shopping’”, spiega Portu.

Dopotutto l’urgenza della questione ambientale e la fruibilità del prodotto digitale, costituiscono il combinato disposto su cui si fonda l’attività stessa della tech company italiana. “Ci piace anche che questo contribuisca a creare un futuro più sostenibile. Per i consumatori, perché sfruttando al meglio le offerte nei negozi vicini, arrivano a risparmiare fino a 1000 euro ogni anno. E per l’ambiente, perché la conversione al digitale permette di ridurre gli sprechi di carta destinata ai volantini fisici e l’emissione di CO2. Le 15mila letture di volantini digitali sulle piattaforme di ShopFully, infatti, permettono, per esempio, di risparmiare circa 10 tonnellate di CO2 che sarebbero emesse stampando volantini cartacei”.

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