Il termine osteointegrazione fu introdotto nel dibattito scientifico internazionale alla fine degli anni ’60 dal professore di biotecnologia applicata Per-Ingvar Brånemark ed è usato in odontoiatria e in medicina per definire l’intima unione tra un osso e un impianto artificiale senza tessuto connettivo apparente. L’avanzamento scientifico di quegli anni, portò un gruppo di clinici dentali dell’area di New York a formare un club di studio per condividere ricerche e informazioni su questa tematica. Questo club, con i suoi contributi, cominciò a produrre degli effetti nella comunità scientifica internazionale al punto tale da far emergere la necessità di dar vita a un’organizzazione che si occupasse di promuovere la conoscenza in questo campo.
Da questa necessità, nacque l’Academy of Osseointegration. Oggi, dopo 35 anni di attività, questa organizzazione raccoglie oltre 4mila professionisti provenienti da oltre 70 Paesi del mondo. In questi anni di attività nel campo del progresso scientifico, gli altissimi standard di qualità nella cura del paziente e l’estrema qualificazione professionale richiesta ai medici associati alla organizzazione, hanno travalicato i confini americani per approdare anche in Europa e, quindi, anche in Italia. Infatti, nel 2015 nasce la Italian Academy of Osseointegration (IAO) come processo di fusione di due comunità scientifiche molto importanti, come la SICOI e la SIO – che, sensibili all’evoluzione dell’attuale momento storico-culturale, hanno fatto propria la necessità di creare un’unica realtà scientifica, espressione moderna dei professionisti odontoiatri.
La mission della Italian Academy of Osseointegration è quella di favorire gli scambi culturali anche con l’estero e attuare tutte le iniziative che contribuiscano al progresso scientifico e all’incremento della professionalità nel campo dell’Implantologia Osteointegrata, della Chirurgia Orale e della Riabilitazione estetica e funzionale del cavo orale. Per il raggiungimento di queste finalità essa ha istituito una certificazione di eccellenza che per essere conseguita richiede la frequentazione di un percorso formativo molto lungo e impegnativo e il superamento di diverse prove teoriche e tecniche sul campo.
Il primo e, al momento, unico medico italiano a conseguire questa certificazione è il dott. Stefano Scavia, laureato in Odontoiatria con specializzazione in Chirurgia orale e Master in Implantologia, direttore sanitario e responsabile del centro Odontoaesthetics e professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca per l’insegnamento di tecniche di chirurgia orale.
Con lui abbiamo voluto capire cosa significa formarsi ad altissimi livelli al punto tale da riuscire a conseguire una prestigiosa certificazione come quella della IAO.
In cosa consiste il percorso formativo e di valutazione che porta alla certificazione IAO?
Stiamo parlando di una vera e propria sfida con sé stessi, che prevede degli step molto particolari che durano quasi due anni. È stato un percorso di altissima formazione, durante il quale ci sono stati diverse occasioni di verifica attraverso test molto impegnativi. Le fasi finali richiedono il superamento di due test didattici, con oltre 300 domande complessive e conseguentemente la prova orale su casi clinici, organizzati secondo linee guida molto severe. La commissione I.A.O. una volta l’anno esamina e decide se accreditare un candidato per l’esame orale durante il Congresso internazionale. Durante gli scorsi due anni ho studiato duramente, anche se questo ha significato rinunciare a tutto il resto. Fortunatamente il sacrificio è stato ricompensato.
In cosa consiste la certificazione I.A.O.?
Stiamo parlando di un riconoscimento di eccellenza e di alta formazione odontoiatrica in campo chirurgico e implantologico. Significa che il grado di preparazione clinica del medico professionista che la consegue è stato verificato dalla principale società scientifica del settore. Stiamo parlando di un arduo percorso di formazione, al termine del quale si certifica il conseguimento di un livello molto alto di conoscenze nel settore della chirurgia e dell’implantologia orale.
In cosa consiste, dunque, la prova finale che permette di conseguire la certificazione?
Come dicevo prima, la IAO prevede la preparazione e la fornitura di una precisa documentazione su alcuni casi clinici da sottoporre alla valutazione della commissione di esame. Si tratta di fornire anche documentazione fotografica e bibliografica dei casi clinici, supportando gli interventi con la letteratura scientifica di riferimento. Successivamente all’analisi dei documenti presentati, la commissione decide se ammettere il candidato al colloquio orale.
Lei è il primo e, per il momento, l’unico in Italia ad avere questa certificazione. Come mai?
Sì, perché questa certificazione è stata introdotta nel nostro Paese da pochi anni ed è particolarmente impegnativo il percorso per ottenerla. Quest’anno, per esempio, l’unico a candidarsi è stato il sottoscritto. La passione per lo studio e la ricerca; la voglia quasi ossessiva di perfezionare le mie competenze all’estremo per offrire un supporto sempre più importate alle persone che ho in cura, ha rappresentato lo stimolo che mi ha portato a raggiungere questo traguardo.
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