Giorgia Meloni è la settima donna più potente del mondo. A dirlo è l’edizione 2022 della classifica World’s Most Powerful Women stilata da Forbes, in cui la premier è l’unica italiana. “Come capo del governo italiano più a destra dalla fine della Seconda guerra mondiale, Meloni è una figura controversa, il cui futuro politico rimane incerto”, si legge in un articolo pubblicato su Forbes.com. “Ciò nonostante, il suo successo rappresenta una conquista per la leadership femminile, se non altro perché è l’unica donna alla guida di un paese del G20”.
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Mai un’italiana così in alto
Meloni occupa la posizione più alta tra tutti i nomi nuovi in classifica. È la terza europea e la quarta politica, alle spalle delle tre donne che occupano il podio assoluto: la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, quella della Banca centrale europea, Christine Lagarde, e la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris. Dal 2004, quando Forbes ha iniziato a stilare la classifica delle 100 donne più potenti del mondo, nessuna donna italiana aveva mai occupato una delle prime dieci posizioni. Nel 2017 Federica Mogherini, all’epoca alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, era stata 17esima.
Nella sua scheda, Forbes.com ha scelto di ricordare, oltre agli incarichi di presidente del Consiglio e di leader di Fratelli d’Italia, come Meloni si sia unita a 15 anni al Movimento sociale italiano, partito fondato dai “sostenitori dell’ex dittatore Benito Mussolini”, che “è stato descritto come neo-fascista”. Riporta inoltre una frase pronunciata da Meloni a giugno – “Sì alla famiglia naturale, no alla lobby Lgbt. Sì all’identità sessuale, no all’ideologia del gender” -, che “ha suscitato il timore che la sua elezione possa erodere i diritti delle donne e della comunità Lgbtq”.
Cosa scrive Forbes.com su Giorgia Meloni
Di Meloni si parla infatti anche in un articolo di approfondimento intitolato Come alcune delle donne più potenti del mondo stanno lottando per i diritti riproduttivi femminili. Il pezzo è incentrato soprattutto sul ruolo di alcune donne statunitensi che si sono schierate contro la cancellazione della sentenza Roe v. Wade, che garantiva il diritto all’aborto: da Janet Yellen, segretario al Tesoro, a Nancy Pelosi, speaker della Camera, fino a imprenditrici e manager come Jane Fraser di Citygroup, Julie Sweet di Accenture e Abigail Johnson di Fidelity.
Meloni viene citata, invece, come dimostrazione che “le donne non sono un blocco monolitico quando si tratta di accesso all’aborto”. Alcune hanno infatti “mantenuto il silenzio sulla questione”, mentre “altre, come il primo ministro italiano Giorgia Meloni, hanno promesso solo di non interferire con le tutele dell’aborto previste nel loro Paese”.
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