Fino al 2009 nel sud Italia era stato realizzato soltanto un investimento seed, ovvero nella fase in cui l’imprenditore di una startup cerca e raccoglie fondi che gli permettano di avviare la sua impresa. Supporto spesso fornito dai venture capitalist che, quando reputano interessanti ed innovative certe idee di business, si propongono come finanziatori disposti a contribuire al loro sviluppo e alla loro crescita. Nei quattro anni successivi, dal 2009 al 2012, sono state realizzate ben 53 operazioni di questo genere. Il fatto che proprio a quel periodo risalga la nascita di Vertis Sgr, prima e unica società di gestione del risparmio del Mezzogiorno, non è un caso.
L’iniziativa prende forma nel 2007 con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo delle aziende innovative di quella parte d’Italia che, fino ad allora, era rimasta completamente fuori dal radar degli investitori. “I primi due fondi sono nati tra il 2008 e il 2009 per investimenti di private equity e di venture capital esclusivamente nel sud Italia”, dichiara Amedeo Giurazza, fondatore e ceo di Vertis Sgr nato a Napoli, che già dal 2001 si occupava di private equity nel Mezzogiorno come advisor di una Sgr basata a Milano. “Dal secondo semestre 2017, con i fondi Vertis venture 2 scaleup e Vertis venture 3 technology transfer, il raggio d’azione è nazionale, grazie anche alla sede milanese attiva sin da 2014”.
Dal Mezzogiorno all’Italia: il portafoglio di Vertis oggi è su scala nazionale
Oggi la società ha raccolto più di 200 milioni di euro e ha in portafoglio imprese innovative provenienti da tutta Italia. Tuttavia, un occhio di riguardo va sempre alla terra di origine del fondatore. “Abbiamo investito complessivamente circa il 65% nel Mezzogiorno”, continua Giurazza. “Inoltre, con i nostri investimenti, abbiamo messo in luce aziende e startup interessanti che hanno attratto ulteriori investimenti provenienti dal centro e dal nord Italia. Basti considerare che per ogni euro investito abbiamo attratto da altri investitori un euro e dieci, quindi più che raddoppiando le risorse per le aziende del sud”.
Un vero e proprio circolo virtuoso là dove la parola ‘startup’, fino a pochi anni fa, era una completa sconosciuta. Eppure, il fondatore di Vertis, quando racconta l’inizio del venture capital nel Mezzogiorno, non parla di un ‘salto nel vuoto’. Bensì di un’operazione calcolata: “Avendo lavorato per più di venti anni nel private equity, ho avuto la possibilità, prima di fondare Vertis, di vedere tante realtà nel Meridione. E mi sono reso conto di quanti imprenditori e startupper svegli e capaci ci fossero, disposti al sacrificio, desiderosi di riscatto e con tanta voglia di trasformare le loro idee in business. Per questo motivo ci ho sempre creduto, fin dal primo giorno. Sapevo che il sud Italia aveva un grande valore inespresso e che avrebbe avuto soltanto bisogno di qualcuno che lo prendesse sul serio e lo finanziasse”.
L’importanza del venture capital per l’Italia
E là dove il rischio è eccessivo e non arrivano le banche, ci arriva il venture capital. Un’attività di investimento che riguarda non solo le imprese. Attraverso i suoi sette fondi, infatti, Vertis sostiene non soltanto l‘ecosistema italiano delle startup e delle pmi innovative, ma anche il technology transfer, ossia i progetti imprenditoriali nati dalla ricerca universitaria o dalla collaborazione tra incubatori e acceleratori e gli enti di ricerca.
“Si è creato un mercato, si è tracciata una strada dalla quale non si torna più indietro. E questo è stato possibile anche grazie all’intervento di Cdp Venture Capital, che ha fatto in poco più di due anni un lavoro che, senza il suo aiuto, avrebbe richiesto decenni. Grazie agli ingenti capitali che ha a disposizione, ha creato nuovi operatori, ne ha rafforzati altri, ha dato vita a una decina di fondi diretti diversi e ha accelerato l’ecosistema italiano del venture capital e delle startup anche attraverso la creazione di una decina di acceleratori distribuiti in tutto il Paese. Certo, siamo ancora dietro a Francia, Germania e ad altri paesi europei, ma se consideriamo la nostra situazione fino a qualche anno fa, direi che siamo sulla giusta strada”.
Il modello di business di Verti Sgr: team di investimento rodati e severi processi di ricerca
Guardare il bicchiere mezzo pieno è il mood di Amedeo Giurazza, che ha dato però anche delle solide basi alle operazioni della sua società. L’attività si basa su team di investimento ben rodati e di grande esperienza e su un modello distintivo, che prevede un severo processo di ricerca, analisi e selezione delle opportunità di investimento. Un modello che punta su progetti imprenditoriali con elevate prospettive di crescita alla luce del modello di business, del mercato di riferimento, del posizionamento di settore, della solidità del piano industriale e delle competenze del management.
Tra le scaleup ad alto potenziale in cui Vertis ha investito ci sono realtà come Buzzoole, azienda napoletana di influencer marketing in portafoglio da novembre 2018 che ha sviluppato una piattaforma end-to-end basata sulla raccolta e l’analisi dei big data, che permette ai brand di pianificare campagne di marketing in modo del tutto automatizzato, incrementando la loro visibilità sui principali canali social e blog. O come Fitprime, azienda romana di fitness & wellness in portafoglio da dicembre 2020 che ha sviluppato una piattaforma in grado di dare a tutti gli appassionati di attività sportive la possibilità frequentare le palestre e i centri con i servizi che più si adeguano alle proprie esigenze. Oppure Milkman, una società veronese attiva nel settore smart logistics, che ha sviluppato una piattaforma proprietaria con l’obiettivo di creare un nuovo modello di corriere dedicato all’e-commerce, in grado di incontrare le esigenze della domanda del B2C in termini di flessibilità e affidabilità delle finestre temporali delle opzioni di consegna.
La sostenibilità e la crescita responsabile: due principi fondamentali
Oltre ai principi di etica professionale e al rispetto della compliance in ogni processo decisionale e operativo, anche la sostenibilità è parte integrante degli investimenti. Per promuovere una crescita responsabile, Vertis integra i fattori Esg all’interno del proprio approccio agli investimenti, sia nella fase di analisi e selezione dei dossier, sia attraverso attività di engagement e di monitoraggio periodico degli obiettivi raggiunti dalla portfolio company sotto il profilo ambientale, sociale e di trasparenza societaria.
E per continuare ad alimentare questo ecosistema virtuoso, Amedeo Giurazza ha anche da poco lanciato un’iniziativa formativa: “Si chiama UniVertis, a marzo partirà un master per analisti finanziari di venture capital e private equity con lezioni tenute esclusivamente da operatori del mercato. La prima edizione la faremo in presenza a Napoli, con tre mesi di aula e tre di stage, per una durata complessiva di oltre 800 ore. Abbiamo previsto anche l’attribuzione di molte borse di studio e agevolazioni finanziarie per i residenti fuori sede. L’accoglienza ricevuta dai miei colleghi è stata ottima: basti pensare che per 35 ragazzi e ragazze che verranno selezionati per la partecipazione al master ho ricevuto già più di 80 disponibilità per ospitare stagisti”. L’obiettivo è continuare l’evangelizzazione del venture capital e del private equity nel Mezzogiorno e formare nuove risorse nel mondo della finanza, permettendo a giovani preparati e motivati di entrarvi direttamente dalla porta principale.
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