Articolo tratto dal numero di marzo 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
Partiti da Lodi, come molti ragazzini appassionati di calcio avevano il sogno di calcare il campo di San Siro. Credendo in loro stessi, nel loro lavoro e non dimenticando mai i propri valori di onestà e correttezza sono arrivati addirittura al Santiago Bernabeu, lo stadio del Real Madrid. Fabio e Lorenzo Travaini non sono due talenti del calcio mondiale, ma i fondatori di FlexGrass, azienda che produce e fornisce erba ibrida per i campi da gioco.
Una passione di famiglia
A dare l’impulso ai due fratelli è stata la grande passione sportiva e il lavoro di papà. “Nei primi anni 2000 nostro padre ha avviato una produzione di gomma per l’intaso dell’erba artificiale”, racconta Lorenzo. “Abbiamo cominciato a lavorare con lui e così abbiamo conosciuto il settore”. Seguendo l’attività del padre, i fratelli Travaini sono riusciti subito a coronare il loro sogno. “Il primo lavoro importante è stato l’out esterno del bordo campo di San Siro. Subito dopo abbiamo cominciato a parlare del terreno di gioco con Milan e Inter e abbiamo portato la tecnologia ibrida in Italia. Lo stadio di Milano è stato il primo del Paese ad adottarla, nel 2011”.
Cucito e Carpet System
Ma cosa si intende per tecnologia ibrida? “Un’erba naturale rinforzata con plastica”, risponde Lorenzo. “Può essere applicata con due sistemi. Il primo è detto in gergo ‘cucito’, dove con macchinari particolari si cuce il terreno a 18 centimetri di profondità con fibre sintetiche. L’altro è il cosiddetto ‘Carpet System’, un tappeto in erba artificiale modificato, che noi coltiviamo in vivaio, dove realizziamo rotoli che poi vengono applicati sul terreno di gioco. La giocabilità dei due sistemi è la stessa, il secondo è solo un po’ più facile da ripristinare e spostare e risulta più funzionale per le strutture che ospitano concerti e altri eventi oltre a quelli sportivi; il primo è più idoneo per un centro o per un impianto dove si pratica un solo sport”.
Una vocazione internazionale
Dopo il ritiro del padre e una breve parentesi in una multinazionale del settore, nel 2019 Fabio e Lorenzo, insieme al partner internazionale Sis Pitches, hanno aperto FlexGrass. “Siamo presenti ufficialmente sul mercato da gennaio 2020”, racconta ancora Lorenzo. “Nonostante la pandemia, il primo anno abbiamo chiuso con 2,8 milioni di euro di fatturato, cifra quasi raddoppiata 12 mesi dopo. Nel 2022, grazie a un importante lavoro fatto nel centro sportivo dell’Inter, siamo riusciti a raggiungere gli 8 milioni”.
In questi primi tre anni di attività, FlexGrass si è imposta sul mercato come uno dei principali fornitori mondiali di erba ibrida. Oltre ai lavori fatti per campi e centri sportivi di alcune delle principali squadre della Serie A, come Roma, Juventus, Inter e Atalanta, Fabio e Lorenzo hanno installato i sistemi FlexGrass in Francia, collaborando con Marsiglia, Monaco, Lione e Nizza, in Spagna, lavorando nel prestigioso stadio Santiago Bernabeu del Real Madrid, in Inghilterra e anche in Sudamerica, per la squadra argentina del Velez Sarsfield. “Lavoriamo di più fuori dall’Italia”, ammette Lorenzo. D’altronde all’estero si fa più attenzione alla cura dei campi e delle strutture sportive. “Negli altri paesi riusciamo a collaborare anche con le categorie inferiori. Il problema non è tanto l’investimento iniziale, ma la manutenzione di alto livello. In Italia non c’è ancora questa cultura, ma ci stiamo arrivando”.
Tecnologia in campo
Oltre alla manutenzione, un’altra spesa importante a carico dei club è quella relativa allo smaltimento finale del campo. “Va dai 70 ai 100mila euro, a seconda del paese”, spiega ancora il co-founder. “Un costo del genere frena i club a investire nella tecnologia”. Per questo motivo, negli ultimi due anni l’azienda di Lorenzo e Fabio ha investito gran parte delle proprie risorse per realizzare un nuovo tipo di fibra in bio-plastica, completamente biodegradabile. Questa innovativa tecnologia, denominata EnviroFiber, non solo permetterà ai club di risparmiare sullo smaltimento finale dei campi, ma, essendo completamente priva di plastiche e microplastiche, eviterà di gravare sull’inquinamento del suolo e e delle acque. Per questo ha ricevuto anche la speciale certificazione T Biodegradable Soil – Water – Marine. “Stiamo facendo i primi test, sarà un cambiamento importante per tutto il mercato”.
EnviroFiber dimostra l’attenzione posta da FlexGrass nei confronti della sostenibilità. Ma in attesa che prenda piede, l’azienda di Lorenzo e Fabio ha avviato altre iniziative a tutela dell’ambiente. D’altronde, la parte plastica dell’erba ibrida, pari al 5% del totale, quando il campo viene cambiato può essere riutilizzata. “Togliamo l’intaso di plastica presente nei campi in erba artificiale, realizziamo dei rotoli e li fondiamo per poi riutilizzarli”, spiega Lorenzo. “All’estero invece stiamo chiedendo ai club di cercare dei partner con cui fare la stessa cosa, altrimenti dobbiamo riportare la plastica qui e riciclarla personalmente”.
Il sogno Mondiali
Il 2023 di FlexGrass è già pieno di progetti. “Rifaremo nuovamente il campo del Lione e realizzeremo quello per la nazionale dell’Honduras. Abbiamo piani avviati in Croazia e in Danimarca e stiamo cercando dei partner per lavorare ai prossimi Mondiali in programma in Canada, Messico e Stati Uniti. Sarebbe un altro sogno che si realizza”. Nel frattempo, Lorenzo e Fabio stanno tentando anche di diversificare il business, offrendo le tecnologie di FlexGrass ai consumatori finali. “Con FlexGarden proponiamo la nostra erba artificiale per giardini e terrazzi. Abbiamo da poco mandato online il sito, siamo curiosi di sapere se funzionerà”.
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