Articolo tratto dal numero di maggio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
“L’esperienza insegna che gli uomini dall’esperienza non hanno mai imparato nulla”. È con questo aforisma dello scrittore e drammaturgo irlandese George Bernard Shaw che si potrebbero riassumere gli esiti dell’attività umana post-pandemia.
Tre anni dopo l’inizio dell’emergenza, gran parte dei propositi virtuosi di allora appaiono solo ricordi sbiaditi. Lo dimostra, per esempio, l’andamento delle emissioni inquinanti dei velivoli a uso civile.
Dopo il tracollo provocato dal blocco delle attività ludiche e produttive imposto dal Covid, i viaggi sono quasi tornati ai livelli del 2019, quando il traffico aereo generava da solo il 3% delle emissioni mondiali di anidride carbonica.
La necessità di nuovi strumenti per contenere le emissioni
Per le compagnie, l’obiettivo di avvicinarsi all’impatto zero delle proprie attività entro il 2050 appare ancora come una chimera. Il quadro attuale testimonia che le persone hanno ricominciato a volare di gran lena. Si parla qui non solo di turismo leisure, ma anche di viaggi d’affari.
Perché se le commesse ripartono, i clienti richiedono assistenza che, se si seguono in toto modelli pre-pandemici, porta con sé il paradigma valigetta-aereo. D’altronde, parafrasando un amministratore delegato degli anni ’80, “far viaggiare i dipendenti, tecnici o manager che siano, contribuisce anche alla loro realizzazione personale”.
Dopo miliardi di tonnellate di anidride carbonica emessi nell’atmosfera da aerei di linea, charter e privati, possiamo ancora appoggiare in modo incondizionato questa tesi? La risposta è in parte negativa. Le problematiche ambientali odierne richiedono che le aziende, soprattutto quelle di servizi, adottino nuovi strumenti e strategie per contenere e calcolare le proprie emissioni.
Il monitoraggio di Bcd Travel Italy
Rosa Guerra, director program manager di Bcd Travel Italy, società che gestisce i viaggi di lavoro delle grandi società, a sua volta parte di un gruppo internazionale, spiega a Forbes Italia:
“Per poter accompagnare le aziende verso questi obiettivi serve un approccio consulenziale appropriato. Questo passa dall’affiancare i clienti nell’elaborazione di un programma di viaggio sostenibile che tenga conto dell’emissione di CO2 causata dagli spostamenti”.
Numerose aziende, in particolare quelle di servizi, non producono molta CO2 con quello che fanno, ma con il modo in cui si muovono. Solo agendo sulle dinamiche relative a trasferte di lavoro e viaggi d’affari si può dunque permettere loro di raggiungere gli obiettivi esg interni.
Negli ultimi anni, le metodologie per il calcolo delle emissioni di carbonio legate ai viaggi d’affari si sono affinate. Bcd Travel ricorre agli algoritmi realizzati dal suo braccio consulenziale, Advito, introdotti nel 2021 e riuniti sotto il programma Gate4.
Dopo aver soppesato alcune variabili, tra cui il tipo di aeromobile, la classe di cabina (i sedili della business sono più pesanti di quelli della classe economica, dunque i passeggeri che viaggiano più comodi influiscono con una quota maggiore sulle emissioni totali) e la percentuale di posti occupati, la matrice restituisce una panoramica realistica delle conseguenze, in termini di sostenibilità, di un viaggio di lavoro.
Dall’impatto dei viaggi in treno ai soggiorni in hotel
Secondo Guerra, “Gate4 è una delle metodologie per le emissioni di carbonio più accurate oggi esistenti, nonché l’unico strumento specifico per il settore dei viaggi certificato Iso 14064 e Iso 14065. Ciò significa che i dati sulle emissioni riportati possono essere inclusi nelle relazioni annuali come calcoli riconosciuti sulle emissioni di carbonio”.
Questo strumento permette inoltre di quantificare, soppesando altre variabili, l’impatto dei viaggi in treno e delle macchine a noleggio e le emissioni prodotte durante i soggiorni in hotel. Ci sono poi categorie non tradizionali afferenti ai viaggi di lavoro, come l’uso di taxi e rideshare e le emissioni derivanti dai pasti consumati.
L’esigenza di un rinnovamento del sistema
C’è poi la questione della definizione di un prezzo interno del carbonio per tonnellata di CO2. Secondo Bcd, questa si sta dimostrando una buona metodologia per pesare costo del viaggio e relative emissioni, incentivando viaggiatori e travel arranger a scegliere soluzioni meno inquinanti. Questa dinamica passa attraverso il progressivo scardinamento di logiche solo economiche nelle decisioni di acquisto di un viaggio.
Ad esempio, se si considera che gli aerei producono la gran parte delle loro emissioni nelle fasi di partenza e atterraggio e se si applica un costo interno aggiuntivo per la CO2 emessa, l’azienda potrebbe trovare non più così conveniente un volo Milano-New York con scalo a Parigi, sulla carta più economico ma più inquinante, rispetto alla tratta diretta, di norma più sostenibile ma più costosa.
Tempi nuovi portano a un approccio ai viaggi di lavoro guidato da logiche diverse dal passato e sollecitano le aziende a rielaborare programmi e politiche a cui i dipendenti devono fare riferimento quando prenotano. Il rinnovamento dovrebbe partire da considerazioni che riflettono questioni attuali, inquadrate formulando una serie di domande del tipo: è davvero necessario viaggiare?
La trasferta di lavoro rispetta i requisiti di sostenibilità senza intaccare il benessere di un dipendente in viaggio? La risposta può, anzi, dovrebbe, non essere più così scontata.
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