In Italia il calcio ha un impatto socio-economico del valore di 4,53 miliardi di euro. A evidenziarlo è l’ultima edizione del ReportCalcio, il rapporto annuale sul calcio italiano e internazionale sviluppato dal Centro Studi della Figc in collaborazione con Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia.
Giunta alla 13esima edizione, la ricerca si pone l’obiettivo di valorizzare la trasparenza e costruire un patrimonio di numeri, dati e trend di valore strategico. Gli argomenti analizzati sono molti e rispecchiano la crescente multidimensionalità del calcio italiano: dal censimento dell’attività sportiva al profilo delle rappresentative nazionali (a livello sportivo, mediatico e commerciale), dallo studio sul calcio femminile, giovanile e dilettantistico all’analisi del profilo economico-finanziario, organizzativo, infrastrutturale e fiscale del sistema professionistico.
Il rapporto si avvale anche dei risultati dello studio Social return on investment, che la Figc ha avviato con la Uefa, e rappresenta l’impatto della pratica calcistica nel sistema paese Italia. Impatto che lo studio ha suddiviso in tre macro-aree: economia, salute e socialità.
Calcio e socialità: un binomio indissolubile
La socialità si è dimostrata la macro-area che ha prodotto il maggior impatto economico nel nostro paese. Si parla di 2,06 miliardi di euro, poco meno della metà dei 4,53 miliardi di euro totali. Ha contribuito all’aumento del capitale sociale per 1,34 miliardi di euro, della formazione e dell’occupazione per 275,4 milioni, del volontariato per 445,3 milioni e alla riduzione dei crimini per 1,9 milioni.
A seguire troviamo la macro-area dell’economia, con 1,272 miliardi di euro così suddivisi: investimenti strutturali (885,7 milioni), consumi dei calciatori (386,6 milioni), oltre 272mila posti di lavoro creati. Infine, il settore salute, con un impatto pari a 1,19 miliardi di euro, di cui 938,5 milioni di benessere percepito e 268,1 milioni di risparmi sanitari. In negativo, invece, la componente che riguarda il costo stimato degli infortuni, pari a 15 milioni di euro.
“Da questo ennesimo studio emerge chiaramente il potenziale straordinario del mondo del calcio nel suo complesso, che rappresenta il primo fattore di sviluppo in ambito sportivo e uno dei più rilevanti dal punto di vista sociale del nostro paese”, ha dichiarato il presidente della Figc, Gabriele Gravina. “Tra i tanti, il dato da evidenziare è quello che certifica il recupero degli oltre 200mila tesserati del settore giovanile e scolastico persi durante la pandemia. Per quanto riguarda l’aspetto economico, invece, risulta evidente la necessità di riportare in equilibrio il sistema, mettendo sotto controllo i costi e destinando risorse per gli investimenti nei vivai e nelle infrastrutture”, ha evidenziato.
Quanto pesa il calcio sul Pil italiano
L’attività calcistica costituisce inoltre un sempre più rilevante settore industriale del nostro Paese: i ricavi diretti totali ammontano a 5 miliardi di euro. Tuttavia, considerando anche l’impatto indiretto e indotto sui 12 settori merceologici coinvolti nella catena di attivazione di valore del calcio, l’impatto sul Pil italiano è stimabile in oltre 11,1 miliardi di euro, con quasi 126mila posti di lavoro attivati.
La contribuzione fiscale e previdenziale del calcio di vertice (Serie A, B e C) nel 2020 ha superato gli 1,3 miliardi di euro. I 99 club professionistici incidono per il 73,1% della contribuzione del comparto sportivo italiano (50mila società ed enti), incidenza record tra quelle registrate dal 2015.
Negli ultimi 15 anni analizzati, per ogni euro ‘investito’ dal governo italiano nel calcio, il sistema paese ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali di 18,9 euro, dato dal rapporto tra la contribuzione fiscale e previdenziale generata dal calcio professionistico nel periodo considerato – oltre 16,8 miliardi di euro – e i contributi erogati da Coni/Sport e Salute alla Figc nello stesso arco di tempo (891,6 milioni).
I tesserati crescono, ma non diminuiscono le perdite
Anche se i calciatori tesserati per la Figc nell’anno 2021-2022 sono tornati ai livelli pre-Covid – quasi 1,4 milioni, in crescita del 24,9% anno su anno -, tuttavia il sistema calcio professionistico ha riportato una perdita aggregata di 1,4 miliardi di euro. Più di quanto riportato nel 2020-2021. Non è tutto. Nelle ultime tre stagioni, la perdita complessiva prodotta dal calcio professionistico italiano è stata pari a quasi 3,6 miliardi di euro.
“Rispetto al disavanzo economico aggregato di 1,3 miliardi di euro registrato nella stagione 2020-2021, fortemente condizionata dalla pandemia, nella stagione 2021-2022 si è registrata una perdita aggregata addirittura superiore, pari a 1,4 miliardi di euro”, ha spiegato Federico Mussi, partner di PwC Italia. “Si tratta del peggior risultato netto nei 15 anni analizzati nel ReportCalcio, a conferma che il settore continua a manifestare una difficoltà strutturale”.
Pesano gli stipendi dei calciatori
“Sui conti continua a pesare in modo determinante il costo degli stipendi, che nell’ultima stagione sfiora l’84% dei ricavi (al netto delle plusvalenze)”, ha evidenziato Mussi. Da un punto di vista finanziario, l’indebitamento complessivo del calcio professionistico nel 2021-2022 supera la soglia dei 5,6 miliardi di euro e l’indice di liquidità, mediamente pari a 0,5 sia per le società di Serie A che per quelle di Serie B, limita in modo importante la possibilità di fare investimenti.
“Rispetto ad altre leghe europee, il calcio italiano presenta peggiori parametri economico-finanziari, una maggiore dipendenza dai ricavi televisivi, minori misure a sostegno dei giovani e minori investimenti infrastrutturali. Ciò nonostante, il settore continua ad attrarre capitali e investitori, guidati spesso da una strategia di internazionalizzazione che punta a valorizzare diritti tv e broadcasting, marchi e attività di merchandising, investimenti in tecnologia e in area digitale. Sul fronte degli investimenti, la candidatura per ospitare l’Europeo del 2032 rappresenta una grande opportunità per accelerare investimenti infrastrutturali che appaiono sempre più indispensabili per guidare la crescita del sistema calcio e non solo”, ha concluso.
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Le infrastrutture sportive
L’avvio di un programma di investimento per la realizzazione di una nuova generazione di impianti calcistici nel nostro paese appare sempre più imprescindibile, per accorciare il crescente gap con le principali realtà internazionali. Tra il 2007 e il 2022, in Europa sono stati realizzati in totale 199 nuovi impianti, con un investimento di 22,3 miliardi di euro.
Le principali nazioni in termini di nuovi stadi sono Polonia e Turchia (oltre 30 nuovi impianti), davanti alla Germania (18) e alla Russia (16). L’Italia, con i cinque nuovi stadi inaugurati in questo periodo (Juventus, Udinese, Frosinone, Albinoleffe e Südtirol), ha intercettato solo una minima parte di questo potenziale, incidendo per appena l’1% degli investimenti totali prodotti in Europa.
I dati attestano la necessità di avviare quanto prima un importante processo di rinnovamento dell’impiantistica sportiva. L’età media di inaugurazione degli impianti passa dai 61 anni di Serie A ai 65 della Serie C e ai 67 della Serie B. Solo nel 12% degli stadi della prima serie vengono utilizzati impianti con fonti rinnovabili di energia, e appena il 7% degli impianti del calcio professionistico italiano non è di proprietà pubblica.
“Numeri che testimoniano l’urgenza sempre più attuale di nuovi investimenti, considerando anche gli importanti effetti indotti connessi all’introduzione di una nuova generazione di impiantistica sportiva nel nostro paese”, ha aggiunto la nota ufficiale. “Con riferimento ad esempio ai 14 progetti di realizzazione di nuovi stadi di calcio attualmente in fase di pianificazione e/o di effettiva realizzazione in Italia, si stima un investimento complessivo pari a 2,9 miliardi di euro e un impatto positivo in termini di potenziale aumento dell’affluenza degli spettatori agli stadi (+3,3 milioni) e ricavi da ticketing (+205,8 milioni di euro), nonché in termini occupazionali (con la creazione di quasi 12mila nuovi posti di lavoro)”.
Il calcio femminile
Tra il 2008 e il 2022 le calciatrici tesserate per la Figc sono quasi raddoppiate, passando da 18.854 a 36.552. Mentre in termini di fan base, si stima che gli appassionati al calcio femminile in Italia siano 10,2 milioni. È prevista inoltre una crescita di 2,2 volte entro il 2033, fino a 22,6 milioni. Nello stesso periodo, il valore commerciale del calcio femminile italiano potrà crescere di 7,1 volte, passando dai 6,6 milioni di euro del 2021 ai 46,7 del 2033.
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Tv e scommesse
Il calcio continua a rappresentare una delle grandi passioni degli italiani: il 57% della popolazione si dichiara interessata a questo sport, per un totale di quasi 34 milioni di persone, mentre tra i primi 50 programmi televisivi più visti nella storia della tv italiana sono presenti solo partite di calcio (tra cui 47 match della nazionale). La raccolta delle scommesse sul calcio nel 2022 è stata di 13,2 miliardi di euro, dato in crescita di oltre 6 volte in appena 17 anni (nel 2006 non superava i 2,1 miliardi). Considerando l’esposizione internazionale, l’audience tv cumulata mondiale del calcio italiano è stimabile in 1,44 miliardi di telespettatori, con una fan base che supera il mezzo miliardo di persone.
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