Il raggiungimento dell’uguaglianza di genere è tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 Onu per lo sviluppo sostenibile nonché uno dei pilastri nei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
La valorizzazione dei talenti femminili rappresenta un fattore importante sia per l’economia, sia per la società più in generale, per stimolare l’innovazione e aumentare la resilienza. Tuttavia, l’impatto della pandemia, la crisi economica e le tensioni geopolitiche hanno portato a una battuta d’arresto sul fronte della parità di genere nel mondo del lavoro.
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La promozione delle donne in posizione di leadership non risulta essere una priorità per le aziende italiane. Una convinzione diffusa tra le lavoratrici, secondo cui non sarà mai raggiunto un equilibrio di genere nei ruoli direttivi (dal 16% al 23%), mentre si attesta al 68% la percentuale di dirigenti uomini (contro il 32% delle donne) che ritiene che l’equilibrio sarà raggiunto entro i prossimi 10 anni.
Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla survey Ey– Swg La leadership al femminile nel mondo del lavoro, che ha coinvolto un campione di oltre 700 lavoratrici e manager sul ruolo delle donne all’interno delle aziende italiane.
La leadership femminile non è una priorità assoluta
Come emerge dall’indagine, la crescita lavorativa delle donne non è tra le questioni più urgenti da affrontare in azienda. Secondo il 46% delle dirigenti (36% del 2022) e il 60% dei dirigenti (49% dello scorso anno), la promozione di più lavoratrici in posizione di leadership dovrebbe essere un impegno da assumersi, ma non una priorità assoluta.
Aumenta la percezione che una leadership femminile consenta alle aziende di ottenere migliori risultati, ma allo stesso tempo cresce tra le donne la consapevolezza dei divari di genere:
“Dalla nostra analisi emerge che nell’ultimo anno è cresciuta del 19% tra i dirigenti, uomini e donne, la percezione che la leadership femminile consenta alle imprese di raggiungere meglio gli obiettivi aziendali. Mai prima d’ora vi è stata così tanta consapevolezza nel mondo aziendale della necessità e dei benefici di sostenere e promuovere le donne nel corso della loro carriera lavorativa”, commenta Stefania Radoccia, tax & law managing partner di Ey in Italia.
“Tuttavia, la percentuale di donne che ricoprono ruoli dirigenziali rimane ancora estremamente contenuta: le donne nei Cda delle società italiane hanno raggiunto il 43% alla fine del 2022, ma sono ancora poche le presenze femminili ai vertici, nel 2% dei casi amministratrici delegate e nel 4% presidenti”.
Sul fronte maschile, invece, i dirigenti tendono a ritenere presenti servizi per la promozione dell’equità di genere in misura più che doppia rispetto alle dirigenti donne. Secondo l’indagine, il 58% degli uomini ritiene che in azienda sia presente una struttura che si occupa dell’inclusione delle donne, contro il 23% delle dirigenti.
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Le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia
Il 55% delle donne lavoratrici ritiene che nelle proprie aziende ci sia un gap salariale tra uomini e donne (+7% rispetto all’anno precedente), mentre il 61% crede che ci sia uno scarto tra uomini e donne in termini di opportunità di carriera (+9% rispetto al 2022).
Le maggiori barriere per la crescita della leadership femminile rimangono legate alla difficoltà di conciliare lavoro e famiglia (86% delle intervistate) e al poco spazio che gli uomini lasciano alle donne (74%). Ma non solo.
Dall’indagine emerge come oggi le donne fatichino a sentirsi libere all’interno del contesto lavorativo, con il 59% delle intervistate che trova che il modello organizzativo della propria azienda sia più un elemento di vincolo che di libertà.
Il lavoro diventa così il contesto in cui una donna si sente meno libera, con una responsabilità forte dei superiori, considerati un sostanziale ostacolo alla libertà e alla realizzazione individuale da circa una lavoratrice su quattro.
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