Si conclude la quinta edizione degli Stati Generali dell’Export, l’appuntamento dedicato al commercio estero e alle opportunità di sviluppo delle aziende. “L’Italia basa sul commercio estero oltre un terzo del proprio Pil, circa 600 miliardi di euro”, ha detto nel corso dell’apertura della conferenza Lorenzo Zurino, presidente del forum italiano dell’export (Ief). “È bizzarro che questo settore non abbia un ministro di riferimento. Il Ministero per il commercio estero venne previsto dal primo governo De Gasperi e dovrebbe essere ripristinato”.
La proposta per l’export italiano
La reintroduzione del Ministero per il commercio estero è uno dei punti della proposta per l’export italiano avanzata da Zurino nel corso dell’evento. Gli altri sono la detassazione dell’incremento degli utili realizzati sui mercati esteri, una cabina di regia permanente sui temi dell’export, l’impegno del governo contro il fenomeno chiamato Italian sounding (utilizzo di denominazioni e immagini che fanno riferimento all’Italia in prodotti non italiani) e il coinvolgimento delle comunità italiane come ambasciatrici del made in Italy. Il piano è formulato per rafforzare l’export e aiutare le aziende italiane, in particolare le Pmi, a proiettarsi sui mercati esteri.
La richiesta alle istituzioni
“Dagli Stati Generali dell’Export di Alba è salita una richiesta forte alle istituzioni sintetizzata in una proposta strategica molto concreta e basata sulle esigenze delle migliaia di realtà imprenditoriali e associative che fanno parte dello Ief”, ha affermato Zurino, presente all’evento in rappresentanza delle 2067 aziende che hanno aderito al Forum Italiano dell’Export e che esprimono circa 200 miliardi di fatturato, realizzato in buona parte fuori dall’Italia.
“Il messaggio che viene da Alba è di non dare per scontata la resilienza dell’export italiano ma di lavorare in modo innovativo ed efficace per sfruttare tutte le potenzialità del sistema produttivo italiano sui mercati internazionali. Ci sono grandi opportunità per il made in Italy sui mercati internazionali ma il sistema paese deve avere il coraggio di percorrere strade nuove perché la concorrenza è agguerrita, lo scenario mondiale molto complicato e le aziende sono penalizzate da problemi strutturali che non possiamo più permetterci”.
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