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Tim accetta l’offerta del fondo KKR (e del Mef): operazione da 22 miliardi di euro. Ma insorge Vivendi

Adesso ci siamo. Dopo anni di valutazione e di studio, Tim saprà quale sarà il suo immediato presente, oltre che il suo futuro. Ieri, infatti, il cda, riunitosi per tre giorni (3, 4 e 5 novembre) sotto la presidenza di Salvatore Rossi, ha approvato a maggioranza (con 11 voti favorevoli e 3 contrari) l’offerta vincolante presentata dal fondo americano Kohlberg Kravis Roberts & Co (KKR). Operazione che coinvolge l’acquisizione degli asset di rete fissa di Tim (la cosiddetta NetCo), tra cui FiberCop, da parte di una società (Optics BidCo) controllata da KKR.

Nel dettaglio, il primo step sarà quello di far confluire “la rete primaria, l’attività wholesale e la partecipazione in Telenergia”, dentro Fibercop, la società dove due anni e mezzo fa era stata scorporata la rete secondaria. Successivamente, KKR acquisirà l’intera quota di Tim in Fibercop, pari al 58%.

Bocciata, invece, l’offerta non vincolante sull’intera partecipazione di Tim in Sparkle, società che controlla i cavi di telecomunicazione sottomarini. Il consiglio, infatti, “l’ha ritenuta insoddisfacente e ha dato mandato all’amministratore delegato di verificare la possibilità di ricevere un’offerta vincolante di valore superiore una volta completata la due diligence, il cui termine è stato prorogato al 5 dicembre”.

Le cifre dell’operazione Tim – KKR

Come evidenziato nella nota ufficiale rilasciata dalla società, l’offerta vincolante valorizza la rete fissa per 18,8 miliardi con possibilità di arrivare fino a 22 miliardi, ovviamente al verificarsi di alcune particolari condizioni. Tra cui “l’introduzione ed entrata in vigore, entro il 31 dicembre 2025, di incentivi di settore che potrebbero comportare il pagamento a favore di Tim di un importo fino a 400 milioni di euro”, e il il “perfezionamento di un’eventuale operazione di consolidamento di NetCo e la possibile introduzione di modifiche regolamentari idonee a generare benefici per NetCo, che potrebbero comportare il pagamento a favore di Tim di un importo fino a 2,5 miliardi euro”. Stiamo parlando, in quest’ultimo caso, della tanto attesa fusione con Open Fiber, per ora impossibile per motivi di antitrust.

Con il closing previsto per l’estate del 2024, l’operazione con il fondo KKR consente a Tim di ridurre il proprio debito finanziario di circa 14 miliardi di euro, “risultato in miglioramento, nonostante il peggioramento delle condizioni macroeconomiche, rispetto a le previsioni presentate al capital market day del 7 luglio 2022”. Inoltre – aggiunge la società – “Tim avrà l’opportunità di operare nel mercato domestico beneficiando della riduzione di alcuni vincoli normativi e contribuirà inoltre a mantenere la flessibilità strategica prevista nel differimento piano.

Tim giù in Borsa

Dopo un avvio molto positivo – in crescita di oltre il 2% – le azioni di Tim hanno stornato verso il basso e sono in flessione di poco più del 3%. Scambiando così a 0,25 euro per azione. Allargando lo spettro, se negli ultimi 12 mesi (da novembre 2022 a oggi), il titolo ha guadagnato il 4%, il suo valore si è difatti dimezzato dallo scoppio della pandemia. Dal 21 febbraio 2020 a oggi ha infatti ceduto più del 50%.

E il governo?

In base a quanto stipulato dal memorandum d’intesa firmato con lo stesso fondo KKR, l’operazione prevede che il Mef acquisisca una quota fino al 20% della Netco e, secondo Repubblica, il 100% di Sparkle. Investimento che, in totale, costerà al Mef circa 2,5 miliardi di euro. Inoltre, a fianco di KKR e del Mef scenderà in campo anche il fondo F2i, gestito da Renato Ravanelli, versando un miliardo di euro per una quota tra il 10 e il 15%.

Vivendi insorge contro il cda di Tim

Se il passaggio a KKR fa felice anche il governo, di contro non trova affatto il favore di Vivendi, uno dei principali azionisti di Tim con una quota vicina al 24%, che si “rammarica profondamente che il che il consiglio di amministrazione di Tim abbia accettato l’offerta di KKR di acquistare la rete di Tim senza prima informare e richiedere un voto ai suoi azionisti, contravvenendo così alle regole di governance applicabili”, si legge nella nota diffusa dalla società francese.

“Il consiglio di amministrazione di Tim ha così privato ciascun socio del diritto di esprimere il proprio parere in assemblea, nonché del connesso diritto di recesso per i soci dissenzienti. Cinque pareri pro veritate hanno confermato che la cessione dell’intera rete infrastrutturale di Telecom Italia ha comportato un evidente cambiamento dell’oggetto sociale di tim che avrebbe reso necessaria una preventiva modifica dello statuto della società, decisione di competenza esclusiva dell’assemblea straordinaria”, ha aggiunto Vivendi che quindi minaccia azioni legali contro la decisione. La quale, sempre secondo la società, è viziata anche dalla “mancata applicazione delle disposizioni in materia di operazioni rilevanti con parti correlate, alla luce della partecipazione con poteri decisionali del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che controlla la parte correlata di Tim, Cassa Depositi e Prestiti.

Dello stesso avviso anche il fondo Merlyn Partners che detiene meno del 3% di Tim. “La decisione del cda di approvare l’offerta di KKR senza sottoporre la decisione ad un voto dell’assemblea dei soci è irrispettosa e sbagliata”. Inoltre, prendere questa scelta “non all’unanimità come annunciato in precedenza, senza ascoltare tutti gli azionisti, costituisce una mancanza di rispetto del mercato e dei più basilari principi di buona governance aziendale”.

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