Se il mondo del tech sta vivendo una nuova ondata positiva, trascinato in particolare dall’exploit dell’intelligenza artificiale, di contro il settore bancario e immobiliare sta affrontando diverse e importanti sfide: dalle incertezze geopolitiche a quelle macroeconomiche, dettate anche dall’inflazione e dai diversi aumenti dei tassi di interesse che, negli ultimi mesi, hanno cristallizzato le richieste e in generale il mercato. Causando difatti diversi cambiamenti.
Tra cui, per esempio, quello che ha portato alla rimozione dell’italiana UniCredit dall’elenco delle banche di importanza sistemica globale realizzato dal Financial Stability Board (FSB), l’organismo di governance finanziaria del G20, che si sofferma soprattutto sulla capacità degli istituti di assorbire le perdite, ponendo l’accento sulla necessità di detenere un cuscinetto di capitale aggiuntivo e e di sottoporsi a un controllo più severo delle loro operazioni.
UniCredit – che peraltro era la sola italiana presente – non è però l’unica a essere stata rimossa dall’elenco. Anche Credit Suisse, complice ovviamente il fallimento e l’acquisizione da parte di Ubs, è stata depennata. Inserita per la prima volta invece la Bank of Communications cinese. Cambiamenti che di fatto hanno fatto scendere da 30 a 29 l’elenco stipulato dal Financial Stability Board.
Trema anche il settore immobiliare: Signa Group vicina al fallimento
Negli ultimi giorni, invece, il settore immobiliare è stato sconvolto da un’altra notizia: il possibile fallimento della più grande società immobiliare privata dell’Austria (vantando un valore patrimoniale di circa 27 miliardi di dollari): Signa Group.
Fondata nel 2000 dall’imprenditore tirolese René Benko, con un patrimonio secondo Forbes di 2,8 miliardi di dollari, Signa è finita sotto i riflettori in seguito all’istanza di fallimento presentata al tribunale distrettuale di Berlino Charlottenbur della sua filiale tedesca Signa Real Estate Management Germany, come evidenziato dal giornale Der Spiegel. Il quale, peraltro, ha evidenziato che lo stesso Benko si sarebbe rivolto a diversi hedge fund per evitare il collasso dell’intera società, ricevendo diversi no. Al momento, l’unico interessato all’operazione sarebbe il fondo Elliott, già conosciuto in Italia per aver gestito la proprietà del Milan prima della cessione alla Red Bird Capital e all’inizio dell’era di Gerry Cardinale.
Qualora si dovesse concretizzare il fallimento di Signa Group sarebbero diverse le banche intaccate. Una di queste, secondo Milano Finanza, sarebbe la stessa UniCredit che, insieme a Raiffesen Bank, avrebbe un’esposizione complessiva di quasi 1,5 miliardi di euro.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .