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Signa si dichiara insolvente: è uno dei più grandi crack della storia d’Europa. Nei guai anche UniCredit

Era nell’aria e adesso è ufficiale: l’Europa ha la sua Lehman Brothers. Signa Group, la più grande società immobiliare privata dell’Austria, oggi ha presentato istanza di insolvenza a Vienna.

Il fallimento di Signa Group

  • Oggi il colosso immobiliare austriaco Signa Group ha presentato istanza di insolvenza a Vienna. La decisione arriva a distanza di qualche giorno dall’istanza di fallimento presentata al tribunale distrettuale di Berlino Charlottenbur dalla sua filiale tedesca, Signa Real Estate Management Germany.
  • “Nonostante i notevoli sforzi compiuti nelle ultime settimane, non è stato possibile garantire la liquidità necessaria per un processo di ristrutturazione extragiudiziale, e quindi Signa Holding ha ora presentato domanda per una procedura di riorganizzazione”, ha dichiarato in una nota ufficiale Signa.
  • In questo caso, la domanda di autoamministrazione, come chiarisce il diritto societario austriaco, permette alla società di tentare la via della ristrutturazione aziendale, senza affidare il pieno controllo del processo a un amministratore esterno.
  • Con “notevoli sforzi compiuti nelle ultime settimane”, Signa fa riferimento ai diversi colloqui imbastiti dal suo fondatore, René Benko, che secondo Forbes ha un patrimonio di 2,8 miliardi di dollari, con diversi fondi di investimento, proprio per salvare la società. In particolare, come riportato da Der Spiegel, Benko aveva provato fino all’ultimo a intavolare una trattativa con Elliot Management. Obiettivo non riuscito.

Tremano le banche (e non solo)

Il fallimento di Signa Group porterà strascichi nel settore bancario europeo, dato che sono una dozzina gli istituti europei esposti nei confronti della società. Tra questi, la svizzera Julius Baer per oltre 600 milioni di euro, l’austriaca Raiffeisen e l’italiana UniCredit. Queste ultime, insieme, avrebbero un’esposizione complessiva intorno a 1,5 miliardi di euro. In totale, secondo quanto evidenziato dagli analisti di JPMorgan, Signa dovrebbe ancora saldare ai suoi finanziatori almeno 13 miliardi di euro.

Ma non è tutto. Oltre al settore bancario, il crack del gruppo austriaco metterebbe a dura prova anche il retail europeo: Signa detiene la maggioranza di alcune delle più grandi catene, tra cui Galeria Kaufhof e KaDeWe in Germania e Globus in Svizzera, senza considerare diversi hotel di lusso e uffici.

Il crack di Signa in cifre

Gli asset in possesso del gruppo hanno un valore di 27 miliardi di euro, ai quali si aggiungono ulteriori 25 miliardi di progetti in cantiere.

Alcune delle più grandi famiglie coinvolte

Secondo il Financial Times, tra i soggetti coinvolti figurano alcuni dei nomi più importanti del mondo degli affari europeo: la famiglia francese Peugeot; Rausings di Tetra Pak; il magnate della logistica Klaus-Michael Kühne; Roland Berger, fondatore dell’omonima società di consulenza manageriale internazionale; il presidente del gruppo svizzero del cioccolato Lindt & Sprüngli, Ernst Tanner; l’industriale austriaco Hans Peter Haselsteiner; il magnate del cibo per animali Torsten Toeller. Anche gli eredi della leggenda austriaca della Formula 1 Niki Lauda possiedono sue azioni.

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