Oltre a portare morte e distruzione, le guerre sono sempre state una straordinaria occasione di guadagno per le società che producono armi, si occupano di logistica e di tutto quanto serva ai soldati, dal cibo fino all’equipaggiamento. I conflitti, inoltre, modificano alleanze e collaborazioni industriali e obbligano a cambiare fornitori, in particolare per quei componenti strategici particolarmente sensibili alla distruzione della supply chain.
Il mondo dello spazio amplifica la geopolitica terrestre a livello orbitale e oltre: in reazione all’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 e con l’eccezione della Stazione spaziale internazionale, dove tutto continua come niente fosse, qualsiasi collaborazione coinvolgesse realtà occidentali e istituzioni russe è stata cancellata, o, nel migliore dei casi, “congelata”.
La missione ExoMars
La missione ExoMars, una cooperazione tra l’agenzia spaziale della Federazione (Roscosmos) e quella europea (Esa), che sarebbe dovuta partire alla volta di Marte nel settembre 2022, è stata sospesa. Il rover europeo intitolato a Rosalind Franklin è tristemente a terra, nell’attesa di trovare qualche partner che fornisca un lanciatore e il lander adatti a depositare il veicolo sulla superficie marziana.
La crisi internazionale ha fatto saltare anche i piani per la partecipazione russa al Gateway, la stazione spaziale cislunare. Negli schemi anteguerra, alcune parti della stazione dovevano essere fornite da Roscosmos, che poi ha deciso di orientarsi verso una collaborazione con la Cina rendendo l’esplorazione della Luna una gara tra i 34 firmatari degli accordi Artemis e il polo sino-russo.
I lanci con Falcon9
Anche nel campo dei lanciatori i riflessi sono molteplici, alcuni diretti, altri indiretti ma non meno rilevanti. Fra le conseguenze dirette svetta l’interruzione della collaborazione tra Roscosmos e Arianespace, che ha tolto dal mercato i lanciatori Soyuz per tutti i clienti europei. La decisione ha costretto chi aveva in programma di mettere in orbita un carico con un razzo Soyuz a rivedere i propri piani. La ricerca di alternative si è rapidamente focalizzata sul Falcon9 di SpaceX, disponibile in tempi brevi e capace di soddisfare le richieste di molte società con un ottimo rapporto costi benefici.
Tanto l’Esa quanto la Commissione Europea hanno scelto il Falcon9 per i propri lanci, che sono iniziati nel luglio dell’anno scorso con la missione scientifica Euclid e continueranno nel 2024 con i due Galileo e la missione scientifica Hera. Anche le società private che avevano siglato accordi con Roscosmos sono rimaste a terra: è successo a OneWeb, che, a inizio marzo 2022, ha perso i satelliti già sulla rampa da lancio a Baikonur e ha dovuto rivolgersi a SpaceX per completare la propria costellazione satellitare, deputata a fornire internet orbitale.
Il fallimento del lancio di Vega C
Fra le conseguenze indirettamente legate alla non disponibilità di componenti prodotti da industrie russe o ucraine, una è il failure del primo lancio commerciale di Vega C, nel dicembre del 2022, dovuto al malfunzionamento di una componente di fabbricazione ucraina. La necessità di modifiche ha ritardato la sequenza delle missioni previste per il lanciatore costruito in larga parte dall’italiana Avio e ha spinto altri clienti verso SpaceX.
Un altro non trascurabile tassello del puzzle geopolitico spaziale è stato messo il 30 gennaio con il lancio, a bordo di un Falcon 9, di un veicolo di rifornimento verso la Stazione spaziale internazionale – nella missione NG-20. In questa occasione, infatti, il razzo di SpaceX non trasportava la capsula Dragon, ma il cargo Cygnus, sviluppato dalla Northrop Grumman nell’ambito di un accordo “Commercial Orbital Transportation Services” (Cots) con la Nasa, e concorrente diretto della capsula Dragon. Fino a quel momento le missioni di rifornimento Cygnus erano state portate in orbita dai razzi della Northrop Grumman, gli Antares 230 e i 230+, che utilizzavano i motori russi RD-181, originariamente sviluppati per la navetta Buran (mai decollata).
La sostituzione di RD-181
Non che gli Stati Uniti fossero orgogliosi di sfruttare un motore russo per lanciare carichi verso la Iss: l’RD-181 era già un sorvegliato speciale da Washington e la guerra ne ha accelerato la sostituzione. L’ultimo Antares 230+ era stato lanciato nell’agosto del 2023; da allora il lanciatore è rimasto a terra per la sostituzione dei motori. Per tenere fede al contratto firmato con la Nasa, Northrop Grumman è stata quindi costretta a rivolgersi alla concorrente SpaceX, che peraltro ha fatto un ottimo lavoro apportando modifiche alle carenature del carico utile del Falcon9. Da contratto, infatti, la Cygnus deve poter essere caricata fino all’ultimo minuto, per consentirle di trasportare materiale deperibile. Spesso si tratta di esperimenti biologici, ma non è escluso possa caricare anche frutta fresca per gli astronauti.
Oltre alla NG-20, anche le missioni NG-21 e NG-22 sono programmate per volare sul Falcon 9. La NG-23 sarà invece la prima missione Cygnus a usare il nuovo Antares 330, il cui debutto è previsto non prima del giugno 2025.
NG-20 è stato il decimo lancio di Falcon 9 del 2024 e l’ultimo di gennaio: ha seguito sette lanci di Starlink, quello della missione Ax-3 con a bordo il colonnello dell’Aeronautica militare italiana, Walter Villadei, e quello di un satellite geostazionario per telecomunicazioni della Ozcom. È un ritmo insostenibile per chiunque altro, che testimonia la volontà di SpaceX di infrangere nell’anno in corso il muro dei 100 lanci. Anzi, sembra che la compagnia di Elon Musk voglia arrivare a 148. Di certo6, complice la guerra in Ucraina, la clientela non manca.
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