L’utilizzo dei satelliti commerciali, uno degli elementi basilari della space economy, può fare nascere oppure distruggere alleanze. Lo si è visto in tempo reale in questo fine settimana con la rottura tra Israele ed Elon Musk.
In effetti, i rapporti tra Israele e Musk non sono mai stati dei più facili. Da quando il miliardario ha acquisito Twitter, trasformandolo in X, ci sono state ripetute segnalazioni di un ammorbidito controllo dell’antisemitismo sui post della piattaforma, facendo nascere il dubbio che questo rispecchiasse la visione di Musk. Le cose sembravano essere state appianate a settembre con la visita di Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti: prima di incontrare il presidente Joe Biden, Netanyahu aveva raggiunto Musk per un incontro dedicato all’intelligenza artificiale. In quell’occasione il fondatore di SpaceX e Tesla aveva dichiarato che la sua visione non aveva nulla a che vedere con l’antisemitismo arrivando a dire “in some respects I think I am Jewish, basically” (da alcuni punti di vista credo di essere praticamente ebreo).
La luna di miele con Israele si è però bruscamente interrotta sabato 28 ottobre, quando Musk ha risposto al Tweet della deputata democratica della Camera degli Stati Unit, Alexandria Ocasio-Cortez (eletta nello stato di New York), che ha affermato: “Tagliare tutte le comunicazioni con una popolazione di 2,2 milioni di persone è inaccettabile. Giornalisti, professionisti medici, operatori umanitari e innocenti sono tutti in pericolo”. Poi ha continuato “Non so come si possa difendere un atto del genere. Gli Stati Uniti hanno storicamente denunciato questa pratica”. Forse era stata colpita dai molti messaggi di persone che non riuscivano più a contattare i parenti nella Striscia di Gaza, dal momento che le comunicazioni erano state interrotte a seguito degli attacchi aerei e terrestri nella regione.
Starlink will support connectivity to internationally recognized aid organizations in Gaza.
[ComStar]
— Elon Musk (@elonmusk) October 28, 2023
Anche le organizzazioni umanitarie non erano più in grado di comunicare con le squadre presenti nella zona. L’Organizzazione mondiale della sanità aveva dichiarato di non essere “in contatto” con il suo personale a Gaza e il commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi aveva scritto sabato al personale affermando che l’organizzazione era “profondamente preoccupata” per loro anche a causa della situazione di blackout.
Di sicuro, la deputata voleva sottolineare che, in quanto alleato di Israele, il governo americano, e il presidente Joe Biden, si stesse rendendo complice di questa pratica. E sebbene i suoi messaggi non fossero direttamente rivolti a Musk, quest’ultimo ha invece risposto al tweet garantendo che Starlink avrebbe supportato “la connettività alle organizzazioni umanitarie riconosciute a livello internazionale a Gaza”.
Forse voleva essere un atto di buona volontà, forse era l’esternazione dell’imprenditore visionario che ha immaginato la connessione internet satellitare e che, ora, si sente investito del ruolo di Deus ex machina nelle zone di guerra, visto che con quella bacchetta magica chiamata Starlink può dare (e togliere) la connessione internet.
L’influenza politica
Nessuno da Gaza gli aveva chiesto alcunché (a differenza di quanto successo per l’Ucraina) e lui stesso poco dopo ha dichiarato che nella Striscia non risultava alcun traffico Starlink. Tuttavia, la sua disponibilità a fornire connessione alle organizzazioni internazionali (cosa sulla cui fattibilità ci sono molti dubbi) ha scatenato la reazione di Israele, che ha promesso farà di tutto per impedire che venga ristabilita la connettività, perché teme che Hamas “la utilizzerà per attività terroristiche”. Così ha dichiarato su X il ministro israeliano delle Comunicazioni Shlomo Karhi che ha continuato assicurando che “il mio ufficio taglierà ogni legame con Starlink”.
Difficile credere che, quando ha progettato Starlink, Musk pensasse di assumere un ruolo così importante nel quadro geopolitico mondiale. Più verosimile vedesse in questo progetto interessanti prospettive di guadagno; tant’è, le crisi internazionali hanno de facto fatto assumere alla connessione orbitale una valenza strategica senza precedenti. Musk è l’anomalia più clamorosa nel quadro geopolitico mondiale, che non ha mai visto tanto potere nelle mani di un privato. Oggi, con un messaggio, Musk può creare (o mitigare) crisi internazionali.
Chi dubitava della valenza strategica dell’economia dello spazio dovrebbe ricredersi. Grazie all’economia spaziale, oggi SpaceX ed Elon Musk sono interlocutori (anche) politici imprescindibili.
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