I numeri parlano chiaro: 164mila follower su Instagram, 1 milione su Fb. Basterebbe questo per raccontare il successo di Operazione Nostalgia, community nata nel 2014 da un’idea di Andrea Bini che riunisce gli appassionati del calcio anni ’90 con l’obiettivo di far emergere i valori positivi legati al calcio e allo sport in generale.
Attraverso interviste originali, contenuti editoriali di forte impatto e raduni, Operazione Nostalgia racconta un’epoca in cui piattaforme e social network erano lontani anni luce e bastava il gesto tecnico di un calciatore per emozionarsi. Un’epoca in cui la Serie A era il campionato più bello del mondo e i più grandi campioni del pianeta davano spettacolo accanto a quei giocatori di provincia capaci di entrare nel cuore delle tifoserie.
Dal primo raduno di Piazza San Babila a Milano all’evento di Ferrara con protagonisti Totti e Del Piero, Bini ha raccontato a Forbes il processo lento e graduale che ha permesso a Operazione Nostalgia di crescere nel tempo fino a diventare una community appassionata e interattiva capace di trasferire tutto l’entusiasmo dei suoi utenti nella vita reale.
Quest’anno Operazione Nostalgia compie i suoi primi 10 anni di attività. Che bilancio si può fare?
Questo progetto nasce da una passione viscerale che mi ha permesso di costruire qualcosa di vero. In passato c’erano altre realtà che facevano numeri importanti sui social, ma le vedevo senza un’identità. Ho sempre ragionato sul meccanismo che c’è dietro un social come Facebook per poter sviluppare una comunità. Da parte degli utenti ho percepito sin da subito la volontà di andare oltre il semplice like. Negli ultimi anni sono nate tante polemiche attorno alla figura dell’influencer e dei suoi follower e questo mi ha fatto riflettere. Penso che la nostra forza sia stata quella di riuscire a trasferire gli utenti dal web agli spalti di uno stadio. Essere riusciti a creare un’identità fuori dalla rete è il vero segreto del raduno di Operazione Nostalgia, che è diventato per tutti gli appassionati ormai un appuntamento fisso.
Questo progetto nasce dal senso di nostalgia verso gli anni ‘90. Che decennio è stato e quali sono le differenze rispetto al calcio di oggi?
Il cambiamento del calcio è stato accompagnato da quello della società. Prima potevi scegliere se guardare la partita allo stadio oppure aspettare il tardo pomeriggio per vedere gli highlights in tv della tua squadra del cuore. La nostra generazione attaccava sull’album le figurine che prendevano quasi vita con le immagini della tv. Questo è l’aspetto più importante che andava a impattare sulla vita dell’utente. Con le distrazioni che ci sono oggi è diventato impossibile vedere una partita per 90 minuti senza entrare sui social. Ora un ragazzo che si approccia al calcio fa fatica a rimanere concentrato sul suo obiettivo. Per non parlare dell’aspetto tecnico. Il livello delle squadre era diverso, anche nelle serie minori, e la tecnica prevaleva sulla tattica. Basti pensare a una squadra media come l’Udinese, che in attacco aveva gente come Bierhoff, Amoroso, Poggi. Ogni club aveva la sua peculiarità. Farei fatica a paragonare la Premier League, il campionato a oggi più competitivo in assoluto, con la Serie A degli anni ’90. Noi italiani siamo stati fortunati ad aver vissuto un’epoca d’oro.
Dalle sfide virtuali sui social fino al primo raduno nostalgico a Milano nel 2015. Che sensazioni hai avuto quel giorno? Avevi la consapevolezza di quello che stava accadendo intorno a te?
Ti confesso che nel primo raduno di Milano avevo paura di fare un flop e invece siamo riusciti a radunare oltre 500 persone che si sono ritrovate con le divise nostalgiche ad applaudire le gesta di ex calciatori come Protti, Hubner, Valtolina e Paganin. Il giorno dopo mi sono arrivate centinaia di telefonate. Ho capito la grandezza di quello che avevo fatto solo dopo essermi reso conto che la gente non era arrivata solo per vedere i calciatori, ma c’era qualcosa di più.
Cosa c’è dietro l’organizzazione di un evento di questo tipo? Quanto è stato difficile all’inizio coinvolgere gli ex calciatori più famosi?
Il raduno è un evento molto difficile. Se non hai un percorso di otto anni alle spalle come noi fai fatica a organizzare tutto da un giorno all’altro. Io credo molto in questi eventi perché partono dal basso, dalle persone, dalla passione. Il coinvolgimento è stato fatto in maniera graduale. Arrivare a certi campioni è complicato, alcuni di questi sembravano inaccessibili all’inizio. È stato un percorso in cui abbiamo messo in mostra tutti i nostri valori prima di arrivare a certi nomi. Devi creare un ecosistema complesso per poterlo presentare ai calciatori. Oggi il nostro evento è diventato un biglietto da visita importante per tutti.
Quanta strada è stata fatta da quel primo raduno a Milano…
Dopo il primo raduno a Piazza San Babila nel 2015, l’anno dopo è arrivata la svolta con l’evento allo stadio dell’Ostia Mare, dove siamo riusciti a fare il tutto esaurito (circa 2mila persone) portando gente come Aldair, Taddei, Gigi Di Biagio e Chevanton. A quel punto abbiamo deciso di alzare il livello e l’anno dopo siamo passati allo stadio Nardò con un raduno da 4mila persone e 36 calciatori in tutto. L’organizzazione non è stata facile perché dovevamo giustificare un evento che non aveva uno storico importante e allo stesso tempo garantire la presenza di tutti i calciatori. Nel 2018 siamo riusciti a radunare 8mila persone allo stadio Tardini con le leggende del Parma. Da lì è stato un crescendo di emozioni…
La vostra passione è stata più forte della pandemia.
Operazione Nostalgia ha avuto la forza di andare oltre il Covid. Dopo il 2018, abbiamo continuato a lavorare per organizzare il match tra Parma Legends e Operazione Nostalgia Stars. L’anno dopo siamo andati a parlare a Madrid con il delegato in Italia della Liga Juan Marin e il direttore della Liga Legends Fernando Sanz per proporre un match che vedeva opposte la Liga e Operazione Nostalgia Stars al Manuzzi di Cesena. Lì è stato un salto triplo per noi: da una parte la nostra squadra con Del Piero, dall’altra la loro con Hierro e altri trenta calciatori provenienti da Madrid. In un giorno abbiamo preso circa 250mila fan. Dopo il Covid siamo tornati più forti di prima con un evento sensazionale, portando al raduno di Ferrara Del Piero e Totti davanti 14mila spettatori.
I prossimi eventi sono in programma a Salerno (8 giugno) e Novara (7 luglio). Vuoi anticipare qualcosa? Cosa devono aspettarsi i nostalgici?
Il 7 settembre abbiamo in programma un terzo raduno in centro Italia per festeggiare il nostro decennale. Lo spirito sarà lo stesso ma cambierà qualcosa. L’anno prossimo abbiamo in programma di andare anche all’estero (non in Arabia Saudita, ride). L’importante è non snaturarsi mai. Avremmo potuto fare tante cose per cavalcare il successo, ma volevamo proteggere tutto quello che di buono abbiamo creato in questi anni. In un mercato che corre veloce siamo arrivati dopo 10 anni a trasformare il nostro hobby in un lavoro, ma basta poco per perdersi.
Social, raduni e temporany store in tutta Italia con le magliette più iconiche. Qual è il prossimo passo per coinvolgere sempre più appassionati?
In questi anni siamo riusciti a coinvolgere la generazione che va dai 30 ai 40 anni. Sono convinto che questa stessa generazione seguiva anche gli altri eventi che hanno segnato la mia infanzia. Per festeggiare il nostro decennale stiamo pensando di scrivere un romanzo con l’idea di raccontare il cambiamento della società italiana dagli anni ’80 a oggi attraverso il percorso di una coppia e dei loro amici. E non è da escludere l’uscita di una serie tv su questo tema.
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