Articolo tratto dal numero di marzo 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Milanese, 50 anni, Roberto Parazzini è chief country officer Italy, consigliere delegato di Deutsche Bank e general manager della filiale di Milano di Deutsche Bank Ag dal giugno 2020. Da gennaio 2023 il gruppo bancario tedesco gli ha affidato anche la supervisione dell’area Western Europe.
La carriera di Parazzini
Parazzini è un prodotto della cantera di Deutsche Bank, come gli piace definirsi, da appassionato di calcio (e tifoso dell’Inter) quale è. È infatti entrato nell’istituto di credito nel 1999, a 25 anni, dopo avere conseguito una laurea in ingegneria gestionale al Politecnico di Milano e avere prestato servizio nell’Aeronautica Militare. Negli anni ha attraversato varie fasi, anche turbolente, del gruppo, svolgendo ruoli di crescente responsabilità in Italia e in Europa.
Partito dall’area It, dove ha incontrato il suo maestro Roberto Cabiati, ha ricoperto la prima posizione di rilevo quando è diventato chief operating officer per l’Italia, nel 2011. Un ruolo che gli ha consentito di padroneggiare gli ingranaggi di un gigante globale in piena fase espansiva, entrando anche nel consiglio di gestione italiano.
Nominato head of asset and wealth management Italy nel 2015, Parazzini ha poi messo in pratica anche con i clienti e gli stakeholder esterni le capacità relazionali e umane, o meglio umanistiche (è anche appassionato di letteratura e lettore insoddisfatto per carenza di tempo), che tanti gli riconoscono fuori e dentro la banca. Forte dei risultati raggiunti in questa posizione e del peso strategico dell’Italia – primo mercato europeo per Deutsche Bank dopo la Germania –, l’anno dopo ha esteso il suo perimetro di responsabilità con la promozione alla guida delle attività di wealth management per l’Europa meridionale e occidentale, settore oggi cruciale per il posizionamento della banca. Poi Francoforte ha deciso di metterlo a capo delle attività italiane.
“Durante i suoi oltre 20 anni di carriera in Deutsche Bank, Roberto si è dimostrato un leader forte e disciplinato. Come private banker di riconosciuto valore ed esperto a livello internazionale di mercati di capitali, possiede tutte le capacità e gli attributi necessari per sviluppare il nostro business”, dichiarò allora Werner Steinmüller, tuttora presidente del consiglio di sorveglianza di Deutsche Bank.
Le strategie
Prese le redini, in piena emergenza Covid-19 e alla guida di un team manageriale che nel primo anno di gestione ha profondamente rinnovato in quasi tutte le responsabilità strategiche, la prima missione di Parazzini è stata quella di rifocalizzare le attività della banca nel Paese, in linea con la strategia di trasformazione ‘Compete to Win’, avviata poco meno di un anno prima dal ceo globale Christian Sewing. Una strategia che in questi anni ha riportato il colosso tedesco alla redditività e su un percorso di crescita sostenibile, mettendosi alle spalle il decennio di difficoltà post-crisi finanziaria del 2008.
La rifocalizzazione delle attività in Italia si è concentrata principalmente sulla banca commerciale tradizionale, ovvero la divisione private bank. Qui le scelte cruciali sono state due. La prima, la cessione di Db Financial Advisors a Zurich: una decisione difficile per chi, come Parazzini, da oltre 20 anni lavorava fianco a fianco con la rete ex Finanza & Futuro. Ma allo stesso tempo un’operazione ‘win-win’ per le parti, perché, come commentava, “contribuirà a rafforzare il percorso di crescita della rete dei consulenti finanziari e la partnership tra i due gruppi. Con questo importante passaggio diamo il via a un percorso di trasformazione del nostro business in Italia, che porteremo avanti nei prossimi mesi con la volontà di continuare a investire per crescere su più fronti.
Deutsche Bank resta infatti saldamente presente nel Paese e qui in futuro focalizzeremo le nostre attività per diventare banca di riferimento per gli imprenditori e le loro famiglie, rafforzando anche il nostro presidio sulla clientela affluent e nel credito al consumo”. Ed è proprio dalla focalizzazione sugli imprenditori e le loro famiglie che ha preso il via la seconda scelta cruciale, ovvero la creazione, nel 2021, della Bank for Entrepreneurs, che unisce le attività di wealth management ai servizi di consulenza e finanza per le aziende mid-cap e che, avviata proprio in Italia, è diventata un brand di successo della banca a livello internazionale.
I risultati
I risultati della nuova strategia italiana sono stati subito evidenti: Deutsche Bank è tornata all’utile nel 2021 (36 milioni di euro, miglior risultato dal 2016) e nel 2022, con 258 milioni, ha fatto registrare uno dei migliori risultati di sempre. Oggi Db nel nostro Paese è più redditizia rispetto al passato e punta a esserlo ancora di più in futuro. “In Italia sarà forse una banca più piccola che in passato, ma molto più profittevole, perché nel frattempo avrà trasferito il suo focus dal business di banca commerciale universale ai segmenti per noi strategici”, diceva Parazzini lo scorso anno al Corriere della Sera.
C’è poi un’ulteriore svolta impressa da Parazzini fin dal suo arrivo alla guida di Db, che non riguarda il business, ma Fondazione Deutsche Bank Italia, il veicolo no profit per i progetti di responsabilità sociale che proprio in questi giorni festeggia i dieci anni di attività. Qui c’è stata una rivoluzione in un’ottica di maggiore partecipazione dei dipendenti.
Sono ormai tantissimi quelli che scelgono di donare parte del loro tempo per portare avanti le attività della fondazione (che, senza dipendenti propri, può quindi restituire al territorio la quasi totalità del suo budget), governarla (il cda, presieduto da Parazzini, è formato da dipendenti candidati e scelti per la loro vocazione filantropica) e segnalare enti e progetti meritevoli di sostegno. E questo nuovo corso della fondazione, come lo definiscono ormai gli stessi dipendenti/volontari, è forse il risultato a cui il banchiere tiene di più.
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