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Elezioni in Francia, l’imprenditoria parteggia per Le Pen: “Le sue politiche economiche sono più malleabili”

“Si tratta di scegliere tra la peste e il colera”, dice un imprenditore al Financial Times. Ma il populismo di Marine Le Pen appare più malleabile, dunque gli imprenditori pensano di poterlo indirizzare a loro vantaggio. “Le politiche economiche del Rassemblement National (il partito di Le Pen) sono ancora piuttosto vaghe, e il mondo degli affari pensa di poterle influenzare positivamente”, ha detto un dirigente di una delle aziende del Cac 40, il principale indice azionario francese. “Invece la sinistra difficilmente modererà la sua agenda radicale anti-capitalista”. Secondo questi imprenditori, la coalizione di sinistra, il Nuovo Fronte Popolare, ha un programma più definito della destra: aumento della spesa pubblica finanziato da uno speculare aumento delle tasse. “Il programma della sinistra è totalmente inaccettabile ed equivarrebbe a far uscire la Francia dal sistema capitalistico”, ha affermato un dirigente di spicco, sempre al Financial Times.

Le nuove elezioni francesi potrebbero portare per la prima volta al potere un presidente del Consiglio di estrema destra, il 28enne Jordan Bardella, delfino di Marine Le Pen. Il Rassemblement National è primo nei sondaggi, con oltre il 30% del consenso, segue il blocco di sinistra (poco sotto il 30%), mentre è schiacciato al centro il partito di Macron (15-18%). Il presidente francese ha scommesso su queste nuove elezioni parlamentari dopo la batosta alle europee. L’intento è quello di fare chiarezza politica, chiedendo agli elettori: davvero volete essere governati dai populisti? In attesa della risposta dei francesi, il risultato è una gran confusione, che ha avuto ricadute immediate sull’economia. Lo spread del debito francese sui bund tedeschi, il punto di riferimento del mercato europeo, è cresciuto allo 0,7 per cento. Mentre la borsa di Parigi, dalle elezioni europee, è in ribasso del 5 per cento; e le due maggiori banche francesi, BNP Paribas e Crédit Agricole, hanno perso l’11% del loro valore, ricorda l’Economist.

Le ricette economiche

La verità, fanno notare diversi analisti, è che i due schieramenti di destra e sinistra hanno ricette tutto sommato simili. Le Pen vuole tagliare tasse su elettricità e benzina ed esentare le aziende dal pagamento di imposte se aumentano i salari. La sinistra vuole alzare il salario minimo, abbassando i prezzi di cibo ed energia. Entrambi i gruppi vogliono abrogare la riforma delle pensioni di Macron. Il mondo del business forse si augura che il Rassemblement National finirà per moderarsi, attuando politiche fiscali più prudenti, per cercare di traghettare dalla propria parte gli elettori di destra moderati. La speranza, quindi, è che Le Pen si “melonizzi”, imitando lo spostamento verso il centro (almeno in economia) della premier italiana.

L’economia francese, del resto, ha almeno un punto in comune con la nostra. Un deficit difficilmente sostenibile nel lungo periodo. Non a caso, oggi la commissione europea ha aperto una procedura di infrazione sul deficit per Italia, Francia e altri cinque paesi. La Francia ha un deficit par al 5% del Pil, l’Italia di oltre il 7 per cento. Anche la traiettoria del debito francese non è molto rassicurante; vale il 111% del Pil, come l’Italia una decennio fa, e sta crescendo. Dunque: cosa chiede la commissione di Bruxelles? Che entrambi i paesi rientrino con le spese.

Questo certamente cozza con il programma di Le Pen e dell’alleanza di sinistra. Quanto potrebbero scontrarsi con la Commissione europea? È probabile che la tensione cresca, spiega Bruegel, un influente think tank belga; ma è altrettanto probabile che tutto finisca con un compromesso. Il compromesso, però, significa comunque dei tagli alla spese, che potrebbero danneggiare la crescita facendo arrabbiare l’elettorato. Ma qual è l’alternativa? Le Pen, come del resto Meloni, hanno abbandonato da tempo l’idea di uscire dall’euro.

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