javier Zanetti
Food & Beverage

Dal calcio alla ristorazione: la secondo vita milanese di Javier Zanetti tra carne e vini argentini

“Le grandi partite e i derby sono solo attimi. Conta solo la continuità. Certo, bisogna vivere la gioia e il dolore con intensità, ma sono momenti”, esordisce così l’ex campione di calcio, Javier Zanetti, ricordando le vittorie in campo, in particolare nei derby contro il Milan. “Le grandi carriere si costruiscono sulla costanza, sull’impegno e sulla visione del futuro. Non bisogna crogiolarsi nella felicità di una vittoria, né autodistruggersi per una sconfitta. Questo è quello che mi ha insegnato il calcio”, aggiunge lo storico capitano e attuale vicepresidente dell’Inter durante una cena al El Patio Del Gaucho, uno dei suoi tre locali a Milano, a pochi passi da San Siro.

Al suo fianco c’è la moglie Paula, che Javier ogni tanto, con discrezione, prende per mano con delicatezza. Parla e sorride, il suo entusiasmo è contagioso. Non nega mai una foto ai fan, si confronta con tutti. E non è scontato. Come non è un caso che uno dei suoi miti sia il calciatore Mario Kempes, che permise all’Argentina di vincere il suo primo mondiale nel 1978.

“Kempes ha una storia meravigliosa”, spiega Zanetti. Si è fatto da solo. Guadagnava qualche pesos lavorando come carpentiere, ma il suo sogno era il calcio. A sedici anni esordisce nel Talleres de Bell Ville, la squadretta locale e vince il campionato della Provincia di Córdoba. Il suo nome inizia a essere conosciuto. Nel 1972 l’Instuto Cordoba, squadra di professionisti, gli fa un provino ma, attenzione, Mario non si presenta con il suo vero nome, perché non voleva favoritismi: si fa chiamare Carlos. In un quarto d’ora, fa due gol, quattro a fine partita. Fu acquistato dall’Instituto per circa tre milioni di pesos. La sua umiltà, la sua forza, il suo modo di giocare mi sono sempre stati di ispirazione”.

“Mario Kempes non si perdeva mai d’animo, giocava ogni minuto come se fosse il primo. Non mollava mai, nemmeno nei momenti più difficili. Ecco perché dico che la costanza è tutto: sia dopo un gol, che dopo averlo subito, bisogna fare come lui: continuare a giocare. Da zero. Sono fiero quando mi dicono che il mio modo di giocare era simile al suo”. 

Fedeltà, umiltà, positività, coraggio e serietà. Sembrano dettagli, ma non lo sono, perché questi elementi ci dicono tanto di un calciatore – e di un uomo – che è riuscito a emergere per la sua forza morale, dimostrando fedeltà e amore non solo per la sua squadra, ma anche per la compagna di una vita. “Mi è sempre stata vicina, condividiamo tutto. Tra noi c’è complicità e affetto, Paula mi ha dato la serenità di poter essere quello che sono”.

Un altro dettaglio, da considerare, è la sua “seconda vita” che lo vede impegnato non solo nel settore calcistico, ma anche nella ristorazione. Per lui, dopo la famiglia e il calcio, c’è la cucina argentina. “Sono sempre stato profondamente legato al mio paese, ovunque andassi”, dice Zanetti.

“Credo che le proprie radici non vadano mai rinnegate, perché ci nutrono ovunque saremo nel mondo. Così è stato per me. Ho ricordi splendidi di grigliate di carne in Argentina. Non si sta al tavolo solo per mangiare, ma per condividere del tempo felice con le persone a noi più care. Oggi si parla molto di alta cucina, creatività e raffinatezza, ma penso che non ci sia niente di meglio di una buona grigliata in compagnia. Ti riporta alle emozioni più vere, senza sovrastrutture, è diretta e sincera, proprio come dovrebbero essere l’amicizia e l’amore. L’idea di portare la cucina argentina in Italia viene dal mio desiderio di vedere gli altri felici intorno a me e di restare connesso alle mie origini”.

El Patio del Gaucho, all’interno dell’hotel Sheraton Milan San Siro, è il terzo locale che Zanetti ha aperto a Milano. “Ho scelto questa location perché volevo stare il più possibile vicino allo stadio, anche per avere un luogo dove invitare gli amici dopo le partite. Ormai è il punto di ritrovo dei miei fan e ne sono felice”. Gli altri locali sono ormai un’istituzione per chi ama la cucina argentina di qualità: El Gaucho in zona Navigli ed El Botinero in Brera.

Oltre all’ottimo Asado a la parrilla, piatto iconico argentino che consiste in una grigliata di carne mista cotta su braci di legno, troverete le “empanadas” (fagottini al forno con carne, formaggi o verdure), fino ai “churros”, frittelle a forma di bastoncino da intingere nel dulce de leche. E l‘Argentina arriva fino al calice, perché Zanetti ha deciso anche di investire nella produzione di una propria etichetta di vino.

Si chiama “Javier Zanetti 4 (il suo storico numero di maglia)” ed è un Malbec 100% dalla Patagonia. Fermentazione in cemento, malolattica, 12 mesi in barrique nuove di rovere francesi per dare un po’ di corpo, ma senza annebbiare il gusto del vitigno. L’uva viene da un vigneto piantato nel 1969 nell’Alta valle del Rio Negro. “Pensa, io sono astemio, ma il mio vino l’ho provato e mi è sembrato buonissimo…forse perché è l’unico che io abbia mai assaggiato!” dice scherzando. Altra dote “da campione” da segnare in agenda: “Mai prendersi troppo sul serio”.

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