Carlo Ratti
Cultura

Una rotta per il futuro attraverso soluzioni per il presente: come sarà la Biennale di Architettura di Venezia 2025

Articolo tratto dal numero di giugno 2024  di Forbes Italia. Abbonati!

“L’ambiente costruito è tra i maggiori responsabili delle emissioni atmosferiche. In questo senso, all’architettura si può imputare gran parte del degrado ambientale del nostro pianeta”. Sono parole di Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston, che prova ad azzardare proposte durante la Biennale Architettura di Venezia. Ed ecco Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva, il titolo dell’edizione 2025 presentata dal presidente Pietrangelo Buttafuoco e da Ratti, che ne è il curatore.

“La Mostra Internazionale di Architettura sarà dedicata all’ambiente costruito e alle numerose discipline che gli danno forma”, annuncia Ratti. “L’architettura è al centro di esse, ma non da sola: fa parte di una compagine estesa che deve integrare arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano”.

Ma perché questo titolo connette l’intelligenza con l’architettura? “Da intelligens deriva il moderno ‘intelligenza’”, spiega ancora l’architetto. “Questa scelta indica un’espansione delle associazioni di significato. Tradotta a parte, la sillaba finale, gens, significa ‘gente, persone’: da qui emerge un’immaginaria radice alternativa, che suggerisce un futuro dell’intelligenza multiplo e inclusivo, che sfugga ai limiti eccessivi dell’odierna focalizzazione sull’IA”. 

Da maggio a novembre 2025 Venezia sarà la capitale mondiale dell’architettura intelligente, dunque: “Nel titolo Intelligens convergono significato e segno”, aggiunge Buttafuoco. “Se l’intelligenza è alla base del processo evolutivo dell’individuo, nel senso più nobile del suo essere civis (sostantivo di terza declinazione, quindi sia maschile che femminile), l’architettura è lo spazio in cui essa può dispiegarsi, in una negoziazione costante con il territorio. Enunciando funzioni, disegnando simbologie, favorendo relazioni, l’intelligenza costruisce architetture in termini etici, estetici e, soprattutto, ecologici. Non per nulla, restando in vena di ètimo, oikos in greco significa ‘casa’, ma anche ‘ambiente’. Ragion per cui nel suo testo di intenti lo stesso Ratti si chiede: saremo in grado di progettare edifici intelligenti come alberi?”. 

Di fronte all’accelerazione della crisi climatica, allora, dobbiamo rassegnarci a questo ruolo di architettura ‘pecora nera’, o siamo ancora in grado di offrire soluzioni sostanziali e non cosmetiche, efficaci e rapide da realizzare? “La mostra proverà a tracciare nuove rotte per il futuro”, risponde Ratti, “suggerendo un ventaglio di soluzioni ai problemi più pressanti del presente. Metterà insieme una raccolta di proposte sperimentali, ispirate da una definizione di intelligenza quale capacità di adattarsi all’ambiente a partire da un bagaglio di risorse, conoscenze o potere limitati. Oggetti, edifici e piani urbani saranno disposti lungo l’asse di un’intelligenza multipla e diffusa, naturale, artificiale, collettiva. Alcune idee saranno destinate a fallire. Ma altre potranno indicarci percorsi promettenti. La mostra immagina gli architetti come ‘agenti mutageni’ capaci di innescare processi evolutivi e dirigerli. Imparando da molteplici discipline scientifiche e avanzando per prova ed errore, questa mostra punta ad accelerare la trasformazione del presente, alla ricerca di futuri migliori”.

Venezia si propone agente speciale anche nella formazione dei nuovi architetti attraverso la seconda edizione di Biennale College Architettura per studenti, laureati e professionisti emergenti under 30. Il workshop avrà inizio a settembre 2024.

Quattro le linee guida su cui si basa la narrazione di Intelligens: “La transdisciplinarità”, comincia Ratti. “I progetti architettonici promuoveranno collaborazioni tra professionisti diversi, per far progredire la conoscenza scientifica. Il secondo pilastro è il laboratorio vivente: nel 2025, il Padiglione Centrale ai Giardini sarà in fase di ristrutturazione e quindi sostituito da progetti speciali capaci di trasformare porzioni di Venezia e le aree esterne delle sedi di Mostra della Biennale in living lab, dove far convergere forme di intelligenza molteplici. Poi c’è la raccolta di idee: adottare un approccio collaborativo alla progettazione è fondamentale, a maggior ragione in un momento di crisi. Il sito web della Biennale ha aperto uno spazio per la raccolta di idee per ampliare l’eterogeneità di voci, visioni e suggerimenti. Infine c’è il protocollo di circolarità: la mostra si propone di raggiungere obiettivi di circolarità ambiziosi. Tramite l’elaborazione di un Manifesto della Circolarità, verranno definite precise linee guida, delineando un nuovo standard per future manifestazioni culturali”. 

I paesi partecipanti sono chiamati ad affrontare il tema comune ‘Un luogo, una soluzione’: “Per mettere in luce come l’ingegno umano possa fornire risposte alla sfida chiave del nostro tempo”, è la conclusione di Ratti. “Una sfida che può essere affrontata solo in modo collaborativo, con una pluralità di approcci. In tutto il mondo città e territori stanno rapidamente evolvendo in risposta ai cambiamenti climatici. Costrette a fronteggiare problemi urgenti – innalzamento dei livelli del mare, isole di calore urbane, eventi meteorologici estremi, protezione delle popolazioni più vulnerabili – le comunità locali in giro per il mondo sono oggi all’avanguardia nei processi di innovazione nell’ambiente costruito”.

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