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DONATELLO PIRLO
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Paperoni in uscita da Londra: l’Italia è una possibilità ma attenzione a Dubai

“L’Italia può giocarsi le sue carte per attrarre i privati facoltosi in uscita da Londra, ma attenzione all’attrattiva di Dubai”. Parola di Donatello Pirlo, managing partner di Statura, studio di fiscalisti inglesi  che da oltre 20 anni assiste clientela privata e corporate nel Regno  Unito.

Nel Regno Unito, a fronte dell’imminente abolizione del regime “Res non dom”, molti High net worth individuals (Hnwi) stanno valutando la possibilità di lasciare il Paese.  Perché e quali scenari si prospettano?

L’abolizione del regime “Res non dom” nel Regno Unito, che diventerà operativa il 6 aprile 2025, è un passaggio epocale. Negli anni questa normativa ha permesso di evitare la tassazione sui redditi generati all’estero. È normale, pertanto, che l’abolizione susciti preoccupazioni tra gli Hnwi, spingendoli a considerare la possibilità di lasciare il Paese. La riforma è stata annunciata nel marzo di quest’anno dal governo conservatore e sarà, con ogni probabilità, introdotta dall’esecutivo laburista guidato da Keir Starmer, che ha vinto le elezioni. I laburisti paiono orientati a introdurre misure ancora più penalizzanti per i detentori di grandi patrimoni, come l’impossibilità di proteggere gli asset esteri in trust dall’imposta di successione del 40%, la tassazione del carried interest al 45% anziché al 28%, e non da ultimo l’applicazione dell’Iva al 20% sulle rette delle scuole private.

Quali possibilità ha l’Italia di attrarre coloro che lasceranno il Regno Unito?

L’Italia può giocare un ruolo primario rispetto ad altre giurisdizioni, avendo già dal 2017 introdotto un regime di favore per i cosiddetti neo-residenti. Questo regime prevede la possibilità di optare per una imposta sostitutiva o flat tax pari a 100 mila euro per tutti i redditi prodotti all’estero, oltre all’esenzione da imposte sulle successioni e donazioni per i beni esteri. Molti dei nostri clienti soprattutto quelli con un passaporto comunitario guardano all’Italia come una delle principali destinazioni.

 Quali altre giurisdizioni nella vostra esperienza stanno considerando i paperoni inglesi?

Vi sono anche la Svizzera e Montecarlo, ma nella nostra esperienza, gli Emirati Arabi Uniti, in particolare Dubai, sembrano essere di gran lunga la destinazione preferita. Questo perché offrono uno dei regimi fiscali più favorevoli al mondo. Anche dopo l’introduzione recente di un’imposta sul reddito del 9% per le aziende e per le persone fisiche che svolgono un’attività commerciale sul territorio, le persone fisiche continuano a non essere tassate sulle rendite finanziarie, sui redditi da lavoro dipendente e sui redditi immobiliari ottenuti al di fuori di un’attività commerciale.

Se si considera inoltre la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno nell’arco di una decina di giorni e di beneficiare di un network esteso di ben 137 Trattati Contro le Doppie Imposizioni per ottimizzare i flussi reddituali cross-border, Dubai risulta per molti milionari una proposta irresistibile.

Voi seguite anche italiani che si trasferiscono all’estero?

Sì, con i nostri uffici di Londra e Dubai possiamo assistere anche la clientela italiana che intende trasferirsi o investire nel Regno Unito o negli Emirati Arabi Uniti per quanto riguarda gli aspetti fiscali locali, ponendoci come controparte dei principali studi professionali italiani che si occupano delle problematiche fiscali italiane legate al trasferimento di residenza.

Che tipo di futuro, a suo avviso, si prospetta oggi per il Regno Unito e in particolare per Londra?

Londra rimane un centro finanziario primario che, nonostante le attuali proposte di riforma fiscale, continuerà ad attrarre talenti e investimenti da tutto il mondo. Teniamo presente che il regime dei “res non dom” dovrebbe essere sostituito con un nuovo regime per i neo-residenti, che prevede esenzioni fiscali totali sui redditi e plusvalenze estere per i primi 4 anni di residenza, con al vaglio la possibilità di estendere l’esenzione anche ai redditi da investimenti nel Regno Unito.

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