Articolo tratto dal numero di luglio 2024 di Forbes Small Giants. Abbonati!
Nel centro storico di Roma, a pochi passi da Campo de’ Fiori, lo spazio Seconde Vue accoglie i visitatori in un’atmosfera creativa ed informale. La strada stessa, via di Monserrato nel rione Regola, è un’opera d’arte, con botteghe artigiane e boutique esclusive che offrono una pausa dalla normalità delle grandi catene della moda veloce. Federica Dollfus Di Volckersberg è figlia di Marina Coffa, che ha portato a Roma il celebre Tad, il primo concept store della capitale. Così Federica porta avanti una tradizione di cultura, arte e moda.
Seconde Vue propone una selezione di capi pre-loved, provenienti dagli archivi di moda, dopo anni di esperienza nel settore. “Attraverso Seconde Vue, il concetto di upcycling si inserisce come un processo creativo e artistico che va al di là del semplice riciclo”, ha detto Federica Dollfus Di Volckersberg. “Si tratta di trasformare abiti e oggetti del passato in qualcosa di nuovo e unico, che possieda un valore e una qualità superiori in termini reali e percettivi. Questa pratica non solo riduce gli sprechi e l’impatto ambientale, ma contribuisce anche a valorizzare il patrimonio storico e culturale dei vestiti e degli accessori”.
La location, l’upcycling e l’amore per l’arte
La trasformazione della location di Seconde Vue è stata realizzata da Monica Brachetti, restauratrice e pittrice. Lo spazio, abbandonato da tempo, ha ripreso vita grazie al suo intervento. Lavorando sulle pareti, Monica ha miscelato cemento e calce, utilizzando diverse tipologie di spatola per creare segni e linee che spezzano la monotonia delle ampie superfici. Applicando la tecnica delle distressed walls con calce e cemento, ha dato alle pareti un aspetto unico e suggestivo. Questo effetto, oltre a integrarsi perfettamente con l’ambiente, ha portato a una vera metamorfosi dello spazio, rendendolo accogliente e pronto a ricevere e integrare nuove esperienze.
Ma Seconde Vue va ben oltre la moda. “Gli oggetti e gli arredi presenti nello spazio sono creati appositamente da artigiani, artisti e sognatori, e danno vita a un ambiente unico e multisensoriale dove non si perde mai di vista il concetto del made in Italy”. Lo spazio sottostante sarà dedicato ad attività culturali e artistiche. Seconde Vue si impegna a preservare e rivitalizzare i vecchi mestieri dimenticati attraverso corsi dedicati, per dare nuova vita agli oggetti e agli abiti con l’obiettivo di connettere le persone attraverso l’amore per l’arte, la moda e la sostenibilità.
Economia circolare per valorizzare i giovani stilisti
“Seconde Vue è più di un semplice spazio. È un luogo dove la creatività, la consapevolezza e l’innovazione si incontrano per sognare insieme un mondo migliore”, dice Federica Dollfus Di Volckersberg. In un’epoca in cui la sostenibilità è diventata una priorità globale, il concetto di economia circolare sta guadagnando sempre più rilevanza. “Tra le molteplici strategie per promuovere un futuro più verde, l’upcycling emerge come una soluzione innovativa e creativa. Questo processo, che prevede la trasformazione di capi di abbigliamento vintage in nuove e uniche creazioni, non solo riduce i rifiuti, ma valorizza anche il talento dei giovani stilisti emergenti”.
Seconde Vue si distingue per la sua capacità di dare una seconda vita a materiali altrimenti destinati allo smaltimento, riducendo significativamente l’impatto ambientale dell’industria della moda. Questa pratica rientra perfettamente nel concetto di economia circolare, che mira a ridurre al minimo i rifiuti e a mantenere i materiali in uso il più a lungo possibile. “Attraverso l’upcycling, i giovani stilisti possono esprimere la loro creatività e innovazione, trasformando vecchi capi in pezzi unici e contemporanei, senza la necessità di nuove risorse”.
Seconde Vue, un piccolo passo verso una moda più sostenibile
I benefici di questa pratica sono molteplici. In primo luogo, l’upcycling contribuisce a ridurre la quantità di rifiuti tessili che finiscono nelle discariche, un problema sempre più evidente nell’industria della moda. In secondo luogo, riduce la domanda di nuove materie prime, limitando l’estrazione e la produzione, che spesso comportano elevati consumi energetici e significative emissioni di gas serra. Infine, sostiene i giovani talenti stilisti, offrendo loro una piattaforma per mostrare le proprie competenze e innovazioni in un mercato competitivo.
Progetti di upcycling coinvolgono spesso collaborazioni con organizzazioni non profit, negozi di seconda mano e comunità locali, creando un impatto positivo anche a livello sociale. “L’upcycling rappresenta una fusione perfetta tra creatività e sostenibilità. Supportando i giovani stilisti nel percorso, non solo promuoviamo un’industria della moda più responsabile, ma contribuiamo anche alla salvaguardia del pianeta. In un mondo che deve affrontare sfide ambientali sempre più urgenti, ogni piccolo passo verso un’economia circolare è un passo verso un futuro più sostenibile”, ha concluso.
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