Neuralink
Tech

Come sta il primo paziente di Neuralink a sette mesi dall’inserimento del chip nel cervello

Noland Arbaugh, il primo paziente a farsi impiantare il chip della Neuralink di Elon Musk, ha soprannominato ‘Eve’ il dispositivo che ha nel cervello. Sta imparando il francese e il giapponese, legge molto, sogna di laurearsi. A raccontare tutto questo è stato lo stesso Arbaugh, in un lungo post su X in cui ha fornito un aggiornamento sulle sue condizioni e sulle sue attività a sette mesi dall’intervento.

Come sta Noland Arbaugh

“Tengo incontri con il grande staff di Neuralink dal lunedì al venerdì, per circa quattro ore al giorno”, ha scritto l’uomo, che tra le altre cose ha detto di fare molti esercizi per migliorare nella scrittura. “Nel tempo libero”, ha continuato, “Eve (come ho chiamato il mio dispositivo Neuralink) e io lavoriamo per migliorarmi in molti modi. Al momento sto imparando il francese e il giapponese per circa tre ore al giorno, usando varie fonti”. Sta studiando da capo tutta la matematica e legge “almeno un’ora al giorno, da Stieg Larsson e Tolkien a Hugo”. Si dedica alla Bibbia, scrive e sogna di pubblicare.

Nell’ultima parte del messaggio Arbaugh ha parlato dei suoi progetti. La cosa che desidera più di tutte è “prendere la laurea”, magari tornando alla sua alma mater e spostandosi “sulle neuroscienze, perché a questo punto potrei avere una certa conoscenza dell’argomento. Forse posso essere utile”. Vorrebbe trovare lavoro “ed essere ancora un membro produttivo della società”, avviare una fondazione benefica, “costruire una casa per i genitori” e sostenere la sua comunità. “In definitiva, mi sto divertendo da matti e la mia vita è migliorata così tanto in così poco tempo. È difficile tradurre questa sensazione in parole”.

Il problema del chip

Arbaugh ha 30 anni ed è rimasto paralizzato nel 2016, in un quello che ha definito “uno spaventoso incidente” tuffandosi in acqua. All’inizio di quest’anno è diventato il primo paziente a farsi impiantare nel cervello il chip di Neuralink.

L’impianto ha iniziato a dare problemi qualche settimana dopo l’intervento, perché alcuni dei cavi, che hanno un diametro inferiore a quello di un capello, si sono spostati. Neuralink ha dichiarato però di avere risolto il problema e a maggio ha ottenuto dalla Food and Drug Administration (l’ente statunitense che regola i prodotti alimentari e i farmaci) l’autorizzazione per inserire i cavi più in profondità nel cervello dei prossimi pazienti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .