Il 18 luglio il presidente Donald Trump ha firmato il Genius Act (Guiding and establishing national innovation for U.S. stablecoins act). Si tratta della prima legge approvata dal Congresso che regolamenta le stablecoins, una forma di cripto valute ancorate a una valuta nazionale o ai Treasury Usa.
L’investitore che acquista stablecoins scambia dollari con monete digitali che possono essere utilizzate per effettuare pagamenti sette giorni su sette, festività comprese, o per acquistare criptovalute. Una parte delle valute riscosse dagli emittenti sono investite in titoli equivalenti e una parte in asset che generano un rendimento come i titoli di stato americani, incassando gli interessi.
Gli emittenti di stablecoins, diversamente da quelli delle criptovalute, devono investire in asset a basso rischio con un rapporto uno ad uno, rispettando la trasparenza dell’attività. Inoltre sono sottoposti a controlli periodici da parte di un ente statale o federale per proteggere gli investitori e per prevenire il riciclaggio di denaro.
Trump nella campagna elettorale aveva a sostenuto che gli Usa devono diventare la capitale globale delle criptovalute. Detto e fatto. Con il Genius act, potrebbe verificarsi un’esplosione di criptovalute che concorrerebbero a rafforzare il ruolo del dollaro come valuta di riserva globale. Inoltre potrà essere sistemata la congerie di criptovalute che imperversano negli Usa, e non solo, comprese quelle della famiglia Trump.
La tecnologica, facendo leva sulla crescente espansione dell’innovazione, ha sollecitato un notevole interesse degli investitori finanziari internazionali per dotarsi delle stabletcoins. Dall’1 agosto, infatti, si è sviluppata a Hong Kong, la piazza finanziaria più importante del modo asiatico, una corsa per ottenere le licenze di stablecoins ancorate al dollaro.
La corsa, secondo stime di Citigroup, potrebbe far crescere in modo esponenziale il mercato delle stabletcoins dagli attuali 280 miliardi di dollari a 1.900 miliardi di dollari nel 2030. Questo contribuirebbe, sempre secondo Citigroup, a far aumentare “l’egemonia del dollaro e a creare nuova domanda per i titoli di Stato Usa fuori dagli Stati Uniti”.
Una prima risposta all’interesse delle stablecoins in dollari si è avuta anche in Europa. Un consorzio di nove banche, con sede nei Paesi Bassi, tra cui le Italiane Unicredit e Banca Sella, ha annunciato una stablecoins in euro con lo scopo di ottenere la licenza per realizzare una moneta digitale conforme alla normativa Micar dell’Ue. Alla Consob sono affidati i compiti di vigilanza sulla trasparenza e correttezza operativa degli emittenti, sotto la supervisione della banca centrale olandese.
Il Consorzio, aperto alla partecipazione di altre banche europee, si propone di creare “uno strumento di pagamento digitale che sfrutta la tecnologia blockchain (un registro digitale automatizzato delle transazioni finanziarie) che mira a diventare standard europeo di pagamento affidabile nell’ecosistema digitale”.
L’iniziativa, che non dovrebbe essere ostacolata dai governi o dalla Bce, si indirizza verso due direzioni. La prima a evitare che le stabletcoins in dollari, affermandosi sul mercato finanziario europeo possano indebolire l’euro, sottraendo risparmio finanziario depositato presso le banche. La seconda, a sostenere il lavoro della Bce su mandato dei governi dell’Eurozona per proporre il varo della moneta pubblica digitale. Il blocco che aveva impedito di procedere è stato superato in una recente riunione dei ministri finanziari europei che hanno trovato un accordo sull’ammontare massimo di denaro a disposizione del portafoglio di un cittadino (si presume tra i cinquemila e i diecimila euro).
La moneta digitale regolamentata, grazie all’evoluzione tecnologica, non poteva non essere sfruttata anche nelle transazioni finanziarie delle imprese o dei privati. Questa infatti offre la possibilità di effettuare pagamenti di giorno o di notte, comprese le festività, che saranno meno onerosi dei bonifici bancari e delle commissioni percepite dagli emittenti delle carte di credito.
L’accelerazione della legge americana sulle stablecoins evidenzia una rilevante divergenza anche nella disciplina delle valute digitali tra gli Usa e l’Europa. Il governo americano, per rafforzarne la forza, ha vietato l’emissione di una valuta digitale da parte della banca centrale rendendo le stablecoins più sicure rispetto alle criptovalute.
L’Eurozona, invece, ha demandato alla Bce il compito di lanciare l’euro digitale che beneficia della garanzia della banca centrale, al pari della moneta tradizionale. La finalità di questa scelta si fonda essenzialmente sul maggiore controllo della politica monetaria e su una scarsa fiducia nella stabilità e integrità delle stablecoins prive di un garante centrale. Fa piacere vedere come il mondo finanziario sia attento all’evoluzione delle tecnologie per migliorare le possibilità di rendimento degli investimenti finanziari unitamente all’affinazione del sistema dei pagamenti per le imprese e per le famiglie.
Preoccupa non poco, invece, prendere atto che ormai da tempo il mondo finanziario vive fine a se stesso, essendo sempre meno interessato a utilizzare la modernità per accrescere lo sviluppo globale delle economie.
Non bisogna mai dimenticarsi dell’importanza dell’allocazione del risparmio finanziario per lo sviluppo economico. Guai se le valute digitali arrivassero a disintermediare il rapporto tra i risparmiatori e le banche. Il principio dei vasi comunicanti che lega la provvista finanziaria dei depositi bancari e il credito, rimarrà fondamentale per il finanziamento del tessuto economico e sociale globale.
Infine, le stablecoins, l’euro digitale e la valuta digitale cinese di prossima emissione potrebbero essere utili per combattere “le cripto valute che hanno una presenza significativa nell’economia globale, dato l’enorme valore dell’economia sommersa globale, che arriva a costituire circa il 20% del Pil mondiale”. E che, “a differenza del contante, per il quale la maggior parte delle prove dell’uso clandestino proviene da sequestri fiscali ed altre, le prove dell’uso clandestino delle cripto valute possono essere ricavate dalla traccia elettronica che lascia” (cfr. L’impero del dollaro di Kenneth Rogoff, Bocconi Editore). Tutto dipenderà dall’autonomia operativa che i governi riserveranno agli enti regolatori nel controllare il rispetto puntuale della normativa da parte di chi emette le valute digitali.
Questo articolo è stato notarizzato in blockchain da Notarify.
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