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10 novembre 2025

Rockefeller Philanthropy Advisors: la nuova era della filantropia globale parte dall’Italia

Intervista ai nuovi ceo di Rockefeller Philanthropy Advisors sul futuro dell’organizzazione e sulle sfide del cambiamento sociale
Rockefeller Philanthropy Advisors: la nuova era della filantropia globale parte dall’Italia

Alessandra Mattanza
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Alessandra Mattanza

John D. Rockefeller fondò la Standard Oil nel 1870, creando un impero che arrivò a controllare il 90% della produzione petrolifera statunitense e lo rese il primo miliardario d’America. Dopo il ritiro dagli affari a quarant’anni, dedicò il resto della vita alla filantropia, finanziando progetti in istruzione, sanità e ricerca, tra cui la University of Chicago e la Rockefeller Foundation.

Nel 2002 nacque la Rockefeller Philanthropy Advisors (Rpa) per proseguire l’impegno della famiglia nel promuovere il progresso sociale a livello globale.

A marzo 2025, il Consiglio di Amministrazione ha nominato Nicole Campbell e Walter Sweet co–ceo e presidenti, con l’obiettivo di espandere ulteriormente l’attività internazionale, anche in Italia. “Sono particolarmente qualificati per guidare Rpa nella prossima fase della nostra evoluzione”, ha dichiarato Valerie Rockefeller, presidente del CdA.

Olga Tarasov, vice president of Inquiry & Insights, ha commentato: “Questo è un momento in cui il nostro settore deve ridefinire obiettivi e metodi, sfruttando al meglio tutte le risorse disponibili per creare cambiamento.”

Nata in Unione Sovietica e rifugiatasi negli Stati Uniti, Tarasov ha dedicato la sua carriera ai diritti umani e alla filantropia internazionale. Oggi guida la Foresight & Futures Initiative, con cui ha sviluppato “Forging Futures: A Strategic Decision-Making Game for Resilient Societies”, presentato al SXSW di Austin.

Il gioco, realizzato in collaborazione con la Dubai Future Foundation, aiuta i filantropi a esplorare scenari futuri e migliorare le proprie capacità strategiche attraverso narrazione e simulazione. Nicole Campbell e Walter Sweet ci hanno raccontato come la Rpa vede il suo futuro e la loro missione, anche in Italia.

Come avete cominciato a lavorare con la Rpa e quale è stato il vostro percorso professionale?

Sweet: Sono a Rpa da 21 anni, praticamente fin dal principio. Siamo un’associazione di beneficenza pubblica basata negli Stati Uniti, ma siamo orientati globalmente, in tutto il mondo. Negli anni abbiamo dato sovvenzioni in più di 100 Paesi, nella visione della Famiglia Rockefeller che ha sempre operato a livello internazionale. Abbiamo deciso di creare Rpa, perché il Family Office della Famiglia Rockefeller stava aiutando altre famiglie influenti e si rese conto di quanto la propria esperienza potesse essere utile ad altri filantropi. La mia carriera si è sviluppata inizialmente nella politica locale, perché mi sentivo dedicato alla giustizia sociale. Finii per lavorare a The New York Community Trust per sette anni. Quando capitò la tragedia dell’attacco terroristico dell’11 settembre, avevamo le risorse maggiori, con un fondo da 1 miliardo di dollari, dopo la Croce Rossa, e mi trovai impegnato su quel fronte. Fu allora che entrai in contatto con Rpa, perché cercavano di aiutare per questa causa e crebbi praticamente con la loro organizzazione. Divenni Senior Vice President, guidai tutti i team, fui responsabile esecutivo delle attività di consulenza e dei progetti sponsorizzati e delle relazioni più difficili con i clienti di alto profilo.

Campbell: Sono un avvocato e un’attivista per la giustizia sociale con oltre vent’anni di esperienza nel settore pubblico e privato. In precedenza, ho ricoperto il ruolo di General Counsel presso Rpa e, nel corso della mia carriera, ho svolto il ruolo di stratega e thought partner per filantropi, enti di beneficenza e organizzazioni non profit in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti, nei Caraibi e nell’Africa subsahariana. Prima di entrare in Rpa, ho fondato Build Up Companies, un gruppo federato di aziende composto da Build Up Advisory Group, The Campbell Law Firm e Build Up, Inc., focalizzato sulla trasformazione delle condizioni di vita delle comunità vulnerabili e storicamente emarginate. Sono originaria delle Barbados, ma all’età di dodici anni mi sono trasferita con la mia famiglia nel Bronx, a New York City, e sono cresciuta con la cultura caraibica e americana. E, per me, il senso di comunità è fondamentale perché mi ricorda che il nostro apprendimento, la nostra resilienza e il nostro progresso si approfondiscono quando siamo connessi.

Qual è la missione di Rpa?

 Sweet: Siamo un’organizzazione non-profit globale che aiuta individui, famiglie, fondazioni e aziende nelle loro attività filantropiche. Forniamo servizi come la gestione di sovvenzioni, la consulenza strategica, il ruolo di sponsor fiscale per progetti di beneficenza, operiamo per rendere le donazioni più ponderate ed efficaci. Nel corso degli anni, abbiamo praticamente facilitato l’erogazione di miliardi di dollari di sovvenzioni e abbiamo fornito consulenza su centinaia di milioni di donazioni annuali.

Campbell: La nostra missione è accelerare la filantropia per un mondo giusto, offrendo una profonda competenza globale per renderla più equa ed efficace. Ci impegniamo a migliorare la condizione umana a livello globale, seguendo i nostri valori fondamentali. Crediamo che ogni persona debba poter vivere e prosperare avendo accesso alle risorse, alle opportunità e alla dignità che la giustizia richiede, libera dalle barriere sistemiche e dalle disuguaglianze che troppo spesso determinano i risultati della vita. So anche cosa significhi essere una donna nera nella filantropia e muoversi in spazi non costruiti pensando a noi, portando con sé sia ​​i privilegi che l’esperienza dell’emarginazione. Significa anche presentarsi con uno scopo, creare spazi inclusivi ed essere radicati nell’equità. Ecco perché sento una così forte responsabilità e apprezzamento per questo lavoro e per il potere di una leadership incentrata sulle persone.

Dalla vostra fondazione siete cresciuti fino a diventare una delle più grandi organizzazioni filantropiche al mondo.

Sweet: Abbiamo erogato oltre 4 miliardi di dollari in sovvenzioni a più di 70 Paesi. Attualmente forniamo consulenza e gestiamo oltre 500 milioni di dollari di donazioni annuali da parte di individui, famiglie, fondazioni e aziende. Fungiamo anche da sponsor fiscale per oltre 100 progetti, fornendo amministrazione, gestione e infrastrutture operative a supporto dei loro scopi benefici.

Qual è la vostra visione come nuovi ceo?

Campbell: Walter e io lavoriamo insieme da oltre quattro anni, anche in situazioni difficili e ad alta pressione, e, di conseguenza, abbiamo imparato a collaborare in modo efficace. Abbiamo deciso di dare priorità alla comunicazione costante come impegno per la fiducia e la comprensione condivisa. Vogliamo anche continuare a crescere a livello globale e supportare il nostro team affinché abbia la capacità e le risorse per svolgere al meglio il proprio lavoro. Inoltre, abbiamo un quadro strategico che guida il nostro lavoro e le nostre operazioni: stabilizzare, reinventare e trasformare per garantire di essere un connettore di comunità globale culturalmente competente, guidato da equità e giustizia e concentrato su un’espansione strategica sostenibile.

Sweet: Operiamo praticamente in tutti i settori: il clima, la salute, l’educazione, la giustizia, l’innovazione, l’utilizzo della tecnologia e dell’IA, i servizi sociali, la povertà… Negli ultimi tempi ci siamo sempre più dedicati all’incubazione di progetti innovativi. Ne abbiamo circa 100 e puntiamo su ciò che fa la differenza.

Avete in programma di operare anche in Italia?

Sweet: Mi sento legato personalmente all’Italia, perché la mia ex moglie ha origini italiane. Il nostro team ha viaggiato in Sud Italia per incontrarsi con una fondazione che ha sede a Roma e opera in Puglia. Ci è servito per comprendere meglio quali sono i problemi e le diverse dinamiche, per avere una chiara prospettiva. Il maggior potenziale dell’Italia è la sua grande storia e cultura. La sua debolezza è che questo retaggio porta a non favorire i cambiamenti che invece negli Stati Uniti sono visti sempre come positivi per evolvere e migliorare. L’immigrazione è poi di certo un tema da affrontare al momento e non solo in Italia.

Campbell: Abbiamo intenzione di approfondire il nostro lavoro in Italia, basandoci sui progetti e sulle attività in corso. Il nostro team ha già esplorato il settore agricolo italiano per concentrarsi sulla sostenibilità e siamo in contatto con un’organizzazione no-profit che mira a utilizzare la creatività per infondere giustizia sociale tra i giovani e formare una nuova generazione di leader. In tutto il nostro lavoro, intendiamo concentrarci e sostenere le comunità locali più vicine alle problematiche.