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12 novembre 2025

Regno Unito verso una tassa “a chilometro”: come cambiano le regole del gioco per le auto elettriche

Il governo sta valutando una misura per far contribuire anche chi guida senza emissioni. Per le associazioni di categoria il rischio è rallentare la transizione green
Regno Unito verso una tassa “a chilometro”: come cambiano le regole del gioco per le auto elettriche

Eleonora Fraschini
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Eleonora Fraschini

Il governo britannico valuterà, nel prossimo Winter Budget, l’introduzione di una tassa “pay-per-mile” per i conducenti di veicoli elettrici. Come riportato dal Financial Times, la misura – che potrebbe entrare in vigore nel 2028 – è destinata a ridefinire l’equilibrio tra incentivi e fiscalità nella transizione verde. L’obiettivo è compensare il calo delle entrate legate ai carburanti fossili e garantire un sistema più equo, in cui anche chi guida a zero emissioni contribuisca alla manutenzione delle infrastrutture stradali.

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Fatti chiave

  • Il governo britannico si prepara a introdurre una tassa di circa 3 penny per miglio, pari a 4,8 centesimi di euro al chilometro, per i conducenti di auto elettriche.
  • La misura si aggiungerà al Vehicle Excise Duty (VED), il bollo auto britannico, fissato a 195 sterline l’anno anche per i veicoli elettrici.
  • L’industria automobilistica teme che la misura possa rallentare la crescita del mercato elettrico in una fase ancora fragile della transizione.
  • Un automobilista medio che percorre 8.000 miglia all’anno (circa 12.800 km) pagherà complessivamente circa 435 sterline tra tassa a miglio e bollo.
  • Il governo ha dichiarato di voler garantire un sistema più equo per tutti i conducenti, senza rinunciare al sostegno alla mobilità elettrica.

Il contesto fiscale

Nel Regno Unito, la tassazione sui carburanti rappresenta da decenni una fonte cruciale di entrate pubbliche. Con circa 1,3 milioni di auto elettriche già in circolazione e una stima di oltre 6 milioni entro il 2028, le entrate provenienti da benzina e diesel stanno diminuendo, con il rischio di aprire un vuoto nei conti pubblici. Da qui l’idea di introdurre un’imposta proporzionale ai chilometri percorsi, così da distribuire in modo più equo il contributo alla spesa infrastrutturale.

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Come riportato da WhatCar, un portavoce del governo ha spiegato che far pagare i conducenti di veicoli elettrici per miglio percorso sarebbe più equo, considerando che chi guida auto a combustione paga già da tempo le accise sui carburanti. Anche il Tesoro britannico, come riporta il Financial Times, ha espresso la volontà di creare un sistema più equilibrato per tutti i conducenti, continuando però a sostenere la transizione verso l’elettrico.

Le reazioni del settore

L’annuncio della nuova tassa ha subito acceso il dibattito nel settore automobilistico. Le associazioni di categoria temono che la misura possa rallentare la crescita della mobilità elettrica, proprio nel momento in cui il mercato stava raggiungendo un punto di svolta. Molti costruttori britannici considerano la proposta prematura, sostenendo che la priorità dovrebbe restare quella di ridurre i costi di acquisto e potenziare la rete di ricarica.

Non mancano, però, le voci favorevoli. Alcuni analisti ritengono che il provvedimento possa consolidare la sostenibilità economica della transizione, garantendo una base fiscale stabile a lungo termine. La difficoltà principale riguarda la sua attuazione: il sistema di autosegnalazione del chilometraggio richiederà un controllo accurato, sollevando interrogativi sulla privacy e sulla tracciabilità dei dati.

Cosa cambia per i consumatori

Per i proprietari di auto elettriche, l’introduzione della tassa “a chilometro” potrebbe segnare la fine di un’epoca di vantaggi fiscali quasi totali. In termini pratici, un automobilista che percorre 8.000 miglia all’anno dovrebbe mettere in conto circa 240 sterline di tassa a miglio, a cui si aggiungono le 195 del bollo, per un totale di oltre 430 sterline. Il pagamento avverrà in anticipo, sulla base di una stima del chilometraggio annuo, con eventuali conguagli alla fine dell’anno fiscale.

Oltre all’aspetto economico, il provvedimento tocca un principio politico cruciale: l’equità. Per il governo, non è più sostenibile che chi guida veicoli elettrici contribuisca in misura minima alla manutenzione delle infrastrutture da cui tutti traggono beneficio. La sfida sarà bilanciare questa esigenza con la necessità di non scoraggiare i consumatori che hanno scelto la mobilità sostenibile.

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