
Secondo l’ultimo report Istat sulla pratica sportiva in Italia, nel 2024 il 25,4% della popolazione (circa 14,6 milioni di persone dai 3 anni in su) ha dichiarato di aver interrotto l’attività fisica continuativa a un certo punto della propria vita. Il fenomeno del “drop-out sportivo” inizia presto: oltre 1,5 milioni di giovani tra i 10 e i 24 anni hanno smesso di praticare sport, in particolare le ragazze (21,6%) rispetto ai ragazzi (15,1%), con un’età media di abbandono rispettivamente di 14 e 15 anni.
Le ragioni principali sono mancanza di tempo, perdita di interesse, impegni scolastici o semplicemente pigrizia. Gli esperti segnalano anche la carenza di strutture adeguate come fattore determinante. Il fenomeno ha ripercussioni non solo sulla salute, ma anche sul piano sociale ed economico, poiché meno giovani attivi significa anche meno pubblico e partecipazione alle discipline sportive.
Un dato che trova riscontro anche nel rapporto Coni 2024, secondo cui l’Italia mostra livelli di pratica sportiva tra i più bassi d’Europa, con una quota ridotta sia di “super-sportivi” (chi si allena ogni giorno) sia di attivi regolari, e una percentuale di sedentari superiore a quella di Germania, Francia e Spagna.
In questo contesto si inserisce l’iniziativa di Vero Volley, che farà da capofila alla “filiera dello sport”, recentemente approvata da Regione Lombardia: il primo caso del genere in Italia, nato per creare sinergie tra scuole, società sportive, enti locali e imprese, con l’obiettivo di contrastare l’abbandono precoce e promuovere una cultura diffusa del movimento.
Questo progetto è stato presentato in occasione di Vero Volley Next: parliamo di futuro, tenutosi il 6 novembre presso il Duomo Space Milano, durante il quale sono stati approfonditi temi come sostenibilità economica, nuovi modelli di revenue e impatto sociale dello sport insieme a istituzioni e partner di Vero Volley.
L’evento ha visto gli interventi di Alessandra Marzari, presidente di Vero Volley, sulla fotografia delle nuove generazioni e la visione di Vero Volley, oltre che sulle prospettive internazionali; Gianpaolo Martire, direttore marketing di Vero Volley, si è soffermato su impatto e sostenibilità economica; Martina Riva, assessore allo Sport, Turismo e Politiche giovanili del Comune di Milano, sul tema dei grandi impianti sportivi a Milano e l’importanza della palestra di prossimità; Filippo Giordano, docente presso l’Università Sda Bocconi, in merito a social roi e sviluppi dei social bond; Andrea Boaretto, docente al Politecnico di Milano e fondatore Personalive, ha approfondito i trend aziendali su prevenzione e educazione ai sani stili di vita; Ada Rosa Balzan, fondatrice Arb ed esperta indipendente alle Nazioni Unite, ha parlato di social roi e esg in ottica internazionale; Fabio Pugini, amministratore delegato e direttore generale di Numia, e lo stesso direttore Martire, hanno parlato di posizionamento e nuove redditività nel mondo dello sport.
“Secondo i dati Coni, se tra calcio e pallavolo il rapporto per numero di tesserati è di circa 3 a 1, quello del fatturato è enormemente più sbilanciato, se consideriamo i top club, superando talvolta la proporzione di 50 a 1″, ha spiegato Martire. “Perché questo avviene? Noi disperdiamo un valore importante che sono quasi un milione di ragazzi che ogni anno s’iscrivono ai corsi tra federazione ed enti di promozione sportiva e che per 15 anni giocano a pallavolo, dopodiché, intorno ai 20 anni, per vari motivi smettono di giocare e, quindi, talvolta di seguire lo sport anche come semplici tifosi o appassionati. Una delle ragioni principali di questo abbandono è l’assenza di impianti di prossimità: partecipando a un bando come filiera, anziché come singola realtà, potremmo rendere più efficiente il progetto, per esempio, di ristrutturazione di una palestra scolastica. Un modello di questo tipo genererebbe un importante valore sociale, rendendo la pratica sportiva più sostenibile e accessibile. Lo scopo della filiera è, infatti, quello di generare impatto, permettendo una maggiore sostenibilità, confronto ed innovazione, tramite sinergie, che possano massimizzare il social roi, il ritorno sociale dell’investimento, andando così oltre la semplice dimensione finanziaria”.
La filiera diventa, così, una rete di società che cooperano tra loro: le diverse realtà che ne faranno parte potranno accedere a bandi dedicati, destinati a progetti di innovazione, internazionalizzazione, sostenibilità e coesione sociale. In questo modo diventa non solo una catena di realtà, ma anche un vero e proprio strumento di crescita, in grado di trasformare le idee in progetti concreti e sostenibili. “La filiera è rete viva in cui collaborazione e fiducia diventano i veri motori dello sviluppo. Entrare in questo progetto significa contribuire a generare valore per il territorio: solo unendo idee, risorse e visioni potremo costruire un’economia più innovativa, solida e capace di guardare lontano”, ha aggiunto Marzari.



