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26 novembre 2025
Un report di Mit Sloan Management Review e Bcg analizza come le imprese gestiscono le trasformazioni dell'intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale non è più soltanto generativa, ma anche agentica: non risponde solo ai prompt che vengono inseriti, ma agisce, pianifica e prende decisioni in completa autonomia.
Fino ad oggi è stata considerata uno strumento tecnologico innovativo, ma oggi sta diventando un vero e proprio collega con cui collaborare. È ciò che emerge dal nono report annuale The Emerging Agentic Enterprise: how Leaders Must Navigate a New Age of AI, pubblicato da MIT Sloan Management Review e Boston Consulting Group (BCG), che analizza come le imprese stanno gestendo le trasformazioni introdotte dagli agenti AI nei modelli operativi e processi decisionali su scala globale.
“Oggi il 35% delle imprese a livello globale ha già avviato progetti di Agentic AI e la percentuale è destinata a salire rapidamente, anche di più rispetto alla diffusione dell’AI tradizionale e generativa. Il vantaggio competitivo premierà chi saprà riorganizzare l’impresa intorno a questa nuova forma di collaborazione tra uomo e macchina”, ha dichiarato il Managing Director & Partner di BCG, Roberto Ventura, sottolineando come nel nostro Paese sia arrivato “il momento di costruire ecosistemi di governance e competenze che favoriscano una collaborazione virtuosa tra persone e tecnologie”.
Il connubio uomo – macchina
Secondo la ricerca, condotta su oltre 2.100 dirigenti in 116 Paesi e 21 settori, il 76% degli intervistati vede l’AI come un collega: una percezione non più solo simbolica. La sfida diventa quella di gestire lo stesso sistema con due logiche complementari: come una risorsa tecnologica da governare e come una persona digitale da affiancare e supervisionare.
Il confine tra capitale umano e tecnologico sta diventando sempre più labile, come sta anche crescendo il rischio di un’eccessiva uniformità dei risultati, dal momento che gli agenti tecnologici si basano sugli stessi set di dati. Dall’altro lato, il vero vantaggio competitivo deriverà dalla capacità di personalizzare e addestrare gli agenti sul proprio contesto. Un lavoro in cui si dovranno spendere molto le imprese che svilupperanno competenze e potranno creare stili, soluzioni e conoscenze uniche, amplificando le differenze. E proprio dalle nuove tecnologie stanno imparando i dipendenti junior delle aziende, in modo tale da sviluppare competenze critiche di analisi, controllo e correzione.
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Nuove figure professionali
Il lavoro sta cambiando continuamente: emerge il profilo del “generalista orchestratore”, professionista capace di collaborare con team ibridi uomo-macchina e assumersi la responsabilità di decisioni condivise con l’AI. Un tema urgente anche per le aziende italiane che oggi si trovano a dover governare un cambiamento organizzativo profondo. Le imprese internazionali più avanzate stanno già ripensando le proprie strutture organizzative, infatti il 44% delle aziende prevede di introdurre sistemi agentici a breve, e il 43% prevede di assumere più generalisti al posto di specialisti.
Un’evoluzione che non va a ridurre il lavoro umano, ma lo trasforma in nuove figure e nuove sfumature. Il 95% dei dipendenti ad oggi riporta maggiore soddisfazione lavorativa grazie a collaborazione con agenti AI. Efficienza operativa quindi, ma anche innovazione e differenziazione strategica.