
Contenuto tratto dal numero di novembre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
L’avvocato d’affari non è più solo chi affianca l’impresa nei momenti difficili, ma un partner che la accompagna nelle strategie di crescita. Deve saper combinare conoscenze multidisciplinari, anche su temi come governance e protezione dei dati.
Non solo un consulente tecnico, magari chiamato in causa solo nella fase patologica, ma un partner che accompagna le imprese nelle strategie di crescita. Così evolve la figura di avvocato d’affari secondo l’analisi di Paolo Borrelli, name partner dello studio legale Borrelli, con sedi a Milano e Pescara.
Partiamo dallo scenario. Come evolve l’attività dell’avvocato d’impresa? Quali le competenze e le disponibilità richieste oggi, a differenza del passato?
L’attività dell’avvocato d’impresa ha subito, negli ultimi anni, una trasformazione profonda. Se in passato il legale era chiamato principalmente a fornire pareri tecnici o a intervenire nella fase patologica, oggi il suo ruolo si è evoluto in quello di partner strategico dell’impresa. Le aziende chiedono non solo competenze giuridiche solide, ma anche la capacità di leggere i contesti economici e i bilanci, anticipare scenari e proporre soluzioni che vadano oltre la stretta dimensione normativa.
Questo che cosa comporta dal punto di vista dei professionisti?
Significa che è necessario combinare conoscenze multidisciplinari – diritto societario, diritto del lavoro, governance, tutela patrimoniale, protezione dei dati – con un approccio pragmatico, vicino alla vita reale dell’impresa. Oggi l’avvocato non può limitarsi a interpretare le norme: deve comprendere i modelli di business, i mercati di riferimento, le dinamiche familiari che spesso si intrecciano con quelle societarie. È una figura che accompagna l’imprenditore non solo nelle scelte ‘di difesa’, ma anche nei momenti di crescita e di innovazione, aiutandolo a prevenire conflitti e a strutturare assetti solidi.
Si tratta di aspetti che avete riscontrato anche nella vostra esperienza personale?
Nel nostro studio abbiamo visto crescere la richiesta di consulenze legate ai passaggi generazionali: un tema che in apparenza è di pura successione, ma che, in realtà, nasconde la rifondazione strategica dell’impresa. È lì che si ridisegnano gli equilibri familiari e aziendali, che si rinnovano governance e rapporti con il mercato. E l’avvocato d’impresa, oggi, deve essere pronto a gestire questi processi con metodo e visione.
Alla luce di quanto detto, come garantire il massimo della fiducia nel cliente, soprattutto quando si trattano temi delicati?
La fiducia è la base di ogni rapporto professionale, ma nell’avvocatura d’impresa assume un valore ancora più rilevante. Spesso ci troviamo ad affrontare questioni che non possono in alcun modo trapelare all’esterno: operazioni straordinarie in corso, contenziosi che potrebbero intaccare la reputazione aziendale, conflitti tra soci, ristrutturazioni difficili. In questi scenari la riservatezza diventa una condizione imprescindibile. Il nostro studio si propone come un luogo sicuro, in cui l’imprenditore può discutere liberamente anche dei problemi più complessi, senza il timore che informazioni sensibili vengano diffuse. Proteggere i dati e le strategie aziendali significa proteggere il valore stesso dell’impresa. Questo vale tanto nella gestione di una crisi quanto nei momenti di consolidamento, perché la fiducia non è solo difesa dall’esterno, ma anche strumento di governo interno.
Fino a pochi anni fa la comunicazione era vista con grande sospetto dalla categoria e dagli organismi di vigilanza. Come è cambiato lo scenario?
La chiarezza è fondamentale. Occorre comunicare con trasparenza, evitare tecnicismi incomprensibili e costruire un linguaggio condiviso con l’imprenditore. Questo favorisce non solo la comprensione reciproca, ma anche un rapporto di lealtà e collaborazione. In definitiva, la fiducia si conquista dimostrando di essere alleati autentici, capaci di difendere, ma anche di guidare l’impresa in direzioni nuove.
Quali saranno, a suo avviso, i temi caldi dei prossimi anni?
Osservando lo scenario economico e giuridico attuale, vedo tre direttrici che diventeranno sempre più centrali nei prossimi anni. La prima riguarda i passaggi generazionali e le riorganizzazioni aziendali. Molte imprese italiane si trovano oggi a un bivio, con imprenditori che devono trasferire il testimone e nuove generazioni chiamate a ripensare modelli e strategie. È un processo che, se gestito male, può minare la continuità, ma, se affrontato con metodo e visione, diventa occasione di rafforzamento e crescita.
Altri temi emergenti?
Una direttrice importante riguarda le crisi d’impresa e degli strumenti innovativi di risanamento, come la composizione negoziata e l’emersione anticipata della stessa. Stiamo assistendo a un incremento significativo di casi in cui gli imprenditori cercano soluzioni non conflittuali, che permettano di salvaguardare il valore dell’azienda senza disperdere patrimoni e competenze. È un approccio moderno, che richiede coraggio e capacità di mediazione, ma che può rappresentare una strada efficace per affrontare periodi di difficoltà. Aggiungo, poi, compliance e segretezza digitale. Oggi le imprese non possono più considerare la tutela dei dati come un accessorio: la protezione delle informazioni riservate, dei flussi finanziari e delle strategie commerciali è parte integrante della competitività di lungo periodo. L’avvocato d’impresa, in questo contesto, diventa anche un consulente di sicurezza, capace di accompagnare l’azienda in scelte tecnologiche e organizzative che ne garantiscano la resilienza.



