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11 dicembre 2025

La grande crisi dei talenti tecnici: perché l’Europa resta indietro su Stem e parità di genere

Scarsa adesione ai percorsi scientifici, divario tra studenti e imprese e forte squilibrio tra uomini e donne frenano la crescita del settore.
La grande crisi dei talenti tecnici: perché l’Europa resta indietro su Stem e parità di genere

Edoardo Prallini
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Edoardo Prallini

Solo 1 studente su 4 sceglie l’ambito tecnico-scientifico e più del 50% delle aziende non riesce a trovare le competenze necessarie. Permane un forte divario di genere: le ragazze sono minoranza in ingegneria (27,5%) e Ict (20,6%). Nonostante il bisogno di competenze tecniche e scientifiche, solo il 26,5% degli studenti universitari europei è iscritto a percorsi Stem (science, technology, engineering & mathematics), un dato che da oltre dieci anni non mostra progressi significativi. Nella precedente rilevazione era il 26,6%.

Più di un’azienda su due segnala difficoltà nel trovare profili adatti e la carenza è particolarmente acuta in ambiti strategici: gli studenti iscritti a percorsi Ict rappresentano solo il 20,6% del totale Stem. Resta costante anche il divario di genere. Pur rappresentando il 55,1% degli studenti universitari europei, le iscritte in ambito Stem sono il 32,2%, con una crescita di appena lo 0,3%. È questo lo scenario che emerge dallo European Stem Observatory, lo studio realizzato da Fondazione Deloitte e dal Public Policy Program di Deloitte, basato su dati Eurostat, Cedefop, Ocse e su oltre 11.000 interviste in dieci paesi europei.

Stem tra squilibri di genere, scarsa attrattività e pressioni familiari

Secondo l’osservatorio, gli indirizzi di ingegneria sono i più scelti dagli studenti (52,6%), seguiti da scienze naturali, matematica e statistica (26,8%). Solo uno studente su 5 intraprende il percorso Ict. In questo campo la presenza delle donne continua a essere limitata: appena il 20,6% dell’intero bacino Ict. Anche in Ingegneria si segnalano poche ragazze, solo il 27,5%. Scienze naturali, matematica e statistica è l’unico ambito in cui si è raggiunta la parità di genere con un 50,6% di iscritte. La situazione complessiva segnala una fragilità persistente dell’Europa nei settori tecnologici avanzati. L’Ict è oggi una delle aree economiche più strategiche, ma anche quella con la minore capacità di attrarre nuovi talenti e la più distante dall’obiettivo della parità di genere. Proprio qui la domanda delle imprese cresce più rapidamente, spinta da digitalizzazione, automazione e sviluppo dell’intelligenza artificiale.

I sondaggi del report evidenziano che la famiglia continua a esercitare un ruolo decisivo nell’orientare le scelte: il 51% degli studenti Stem indica i familiari come un fattore determinante, percentuale che sale al 60% tra i giovani lavoratori. Accanto all’influenza domestica incidono anche barriere culturali. Sei studenti non Stem su dieci hanno preso in considerazione un percorso scientifico, ma molti hanno rinunciato a iscriversi perché considerato ‘troppo difficile’: lo afferma il 33% degli intervistati, mentre un altro 30% ritiene di ‘non essere portato’. Questi pregiudizi pesano soprattutto sulle ragazze, che incontrano stereotipi e discriminazioni con una frequenza ancora elevata. Oltre sette su dieci tra studentesse e giovani lavoratrici Stem dichiarano di aver assistito a episodi discriminatori e il 48% delle studentesse afferma di averli subiti in prima persona.

Competenze insufficienti, competizione globale e divari di genere: perché l’Europa rischia di perdere la sfida dei talenti

Una dinamica che incide non solo sulle scelte individuali, ma anche sulla capacità dei sistemi nazionali di trattenere e valorizzare il talento femminile. Le lacune dell’offerta si riflettono profondamente sul mercato del lavoro. Più della metà delle aziende segnala difficoltà nel reperire profili adeguati, in particolare in ambiti come ingegneria (63%) e tecnologia (55%). Circa un’azienda su 3 indica la competizione internazionale come un fattore che rende complesso trattenere personale qualificato. Per far fronte a questo problema, 8 aziende su 10 chiedono interventi pubblici mirati a migliorare l’offerta formativa nazionale e potenziare gli scambi tra università e mondo del lavoro.

Fabio Pompei, ceo di Deloitte Central Mediterranean (Italia, Grecia e Malta)
Fabio Pompei, ceo di Deloitte Central Mediterranean (Italia, Grecia e Malta)

“Il quadro tracciato dall’Osservatorio Stem mostra con chiarezza che l’Europa non sta avanzando al ritmo necessario per sostenere le sue ambizioni economiche”, commenta Fabio Pompei, ceo di Deloitte Central Mediterranean (Italia, Grecia e Malta). “Le iscrizioni ai percorsi Stem restano stagnanti, il genere continua a essere una barriera nei settori più critici e la distanza tra domanda e offerta di competenze si allarga. È sempre più necessario un cambio di passo. Solo un impegno congiunto tra istituzioni, imprese, famiglie e sistema formativo potrà trasformare le Stem da nicchia di competenze a motore reale della competitività europea”.

“I risultati dell’Osservatorio Stem confermano che le competenze scientifiche e tecnologiche non sono semplicemente un requisito del mercato del lavoro, ma il fondamento dell’autonomia strategica e della capacità di innovare dell’Europa”, aggiunge il presidente di Fondazione Deloitte, Guido Borsani, presentando lo studio. “Va costruito un ecosiStema capace di attrarre, trattenere e far crescere i talenti. È prioritario in particolare rimuovere barriere culturali, rendere l’orientamento un investimento strutturale, sostenere la mobilità e affrontare con decisione il divario di genere che ancora ostacola troppe giovani europee”.

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