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Lo sport in Italia genera quasi 80 miliardi di euro (il 3% del Pil). Ma servono investimenti pubblici

Con 35 milioni di appassionati, di cui 15,5 milioni di praticanti abituali (quasi un terzo degli oltre 59 milioni di cittadini italiani), lo sport nel 2021 ha generato in Italia 78,8 miliardi di euro di ricavi, una cifra equivalente al 3% del Pil del paese. È questa l’indicazione più importante che emerge dal primo Osservatorio sullo Sport System realizzato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis per rispondere alla richiesta della Commissione Ue agli Stati membri di misurare la dimensione economica di tutte le componenti dello sport e per offrire ai decision maker pubblici e privati dati e informazioni fondamentali per assumere decisioni strategiche.

Illustrato ieri presso la sede del Coni alla presenza di Giovanni Malagò, presidente del Coni, e di Ernesto Fürstenberg Fassio, vice presidente di Banca Ifis, l’osservatorio ha fatto luce su un arco temporale di tre anni, evidenziando quindi gli effetti scaturiti dalla pandemia nel mondo dello sport. Soprattutto nel 2020, dove a causa dei vari lockdown e degli stop imposti, il settore ha inevitabilmente sofferto.

Quanto vale lo sport italiano

Considerando che nel 2019 lo sport ha generato 95,9 miliardi di euro (quasi 20 miliardi di euro in più rispetto al 2021), con un’incidenza sul Pil italiano del 3,6%, e sul mondo del lavoro di 389mila risorse, l’osservatorio ha preso in considerazione l’anno pre-pandemia come l’anno medio di riferimento da guardare nell’immediato futuro.

Sottolineando che gli operatori ‘core’ (le associazioni e le società sportive dilettantistiche e professionistiche, gli enti di promozione sportiva, le federazioni e le società di gestione degli impianti) rappresentavano la principale componente del settore: contavano 74mila realtà che generavano 46,4 miliardi di euro (il 48% del totale) e davano lavoro a 228mila persone, impattando dell’1,65% sul Pil italiano. Ad accusare maggiormente la crisi sono state proprio le associazioni e le società sportive: il loro fatturato ha subito un calo del 19% in un solo anno ed è passato da 40,2 miliardi di euro a 32,5 miliardi (del 2020).

I ricavi generati nel 2019 dagli altri comparti

  • Il comparto che comprende le società del settore media, delle scommesse sportive, e dei i servizi collegati alla fruizione degli eventi sportivi (trasporti, hospitality, ristorazione, shopping) ha generato 22,6 miliardi (il 23% dello Sport System italiano, lo 0,89% del Pil nazionale).
  • Il comparto che comprende i produttori di abbigliamento, attrezzature e veicoli sportivi ha generato un fatturato di 17,3 miliardi (il 18% dei ricavi dello Sport System italiano, lo 0,47% del Pil): si tratta di circa 10mila aziende e 161mila addetti
  • il valore indiretto generato dallo sport per l’economia e la società italiana (detto esternalità positive) è stato di quasi 10,1 miliardi di euro (l’11% del valore generato dello Sport System con un’incidenza sul Pil italiano dello 0,56%). Di questi circa 5,3 miliardi rappresentano il risparmio per il Sistema sanitario nazionale delle spese per la cura di alcune patologie (infarto e disturbi coronarici, cancro al seno, tumore del colon-retto, diabete di tipo 2, ecc). Nel 2020 questo valore è sceso a 2 miliardi di euro.

Investire nello sport

Per tornare ai livelli pre-pandemici e per sostenere lo sviluppo di tutto il comparto saranno fondamentali gli investimenti pubblici e privati. Secondo l’Osservatorio, sull’anno medio di riferimento c’è un effetto moltiplicatore: 1 milione di investimenti pubblici attiva quasi 9 milioni di risorse private che generano un fatturato annuo di 20 milioni, 2,3 volte superiore agli investimenti privati.

Gli investimenti pubblici hanno una forza propulsiva particolarmente elevata, perché lo sport aggiunge a produzione e consumi elementi specifici legati al benessere, all’intrattenimento e alla salute in grado di amplificare il valore economico da esso generato. Non è tuttavia possibile prescindere dalla combinazione della spesa pubblica con le risorse private messe in campo dalle società sportive e di gestione degli impianti sportivi. Per fare un esempio, nel 2019, a fronte di una spesa pubblica di 4,7 miliardi, gli operatori core dello Sport System hanno movimentato risorse per 41,8 miliardi tra spese per materie prime, servizi, personale e ammortamenti di beni materiali e immateriali.

Il ruolo del calcio

Investire nello sport, ovviamente, significa anche maggior competitività. Aspetto che inevitabilmente calza a pannello con la debacle della nazionale italiana di calcio, esclusa per la seconda volta consecutiva dai Mondiali. Un palcoscenico internazionale che avrebbe inevitabilmente garantito un importante impatto sociale e occupazionale, oltre che un rivelante indotto economico per le attività e le associazioni coinvolte. Anche perché proprio il calcio, come ha evidenziato l’Osservatorio, è lo sport più praticato in Italia (34% tra gli over 18) e anche quello che beneficia del maggiore ammontare di contributi pubblici. Il nuoto, per esempio, che è la seconda disciplina più praticata (si tratta del 29%), incassa meno di un terzo dei contributi pubblici ricevuti dal calcio.

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