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“Uragano in arrivo” e “inevitabile”: cosa dicono i miliardari sulla prossima recessione

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Molti miliardari prevedono un’imminente recessione dell’economia statunitense entro la fine del prossimo anno. Già istituzioni finanziarie e amministratori delegati avevano lanciato allarmi nel momento in cui la Federal Reserve si è mossa per affrontare l’alta inflazione con un rialzo dei tassi.

Da Elon Musk a Bill Gates, le voci sulla recessione

Elon Musk ha dichiarato in un’intervista che “una recessione è inevitabile a un certo punto”, ma che non si dovrebbe verificare nel breve termine.

Anche il cofondatore di Microsoft Bill Gates ha espresso un pensiero simile in un’intervista rilasciata lo scorso mese a Fareed Zakaria. Ha concordato sul fatto che il mondo si stia dirigendo verso un rallentamento economico nel “prossimo futuro”, a causa delle conseguenze della pandemia e dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

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All’inizio del mese, anche l’ad di JP Morgan Jamie Dimon ha messo in guardia da un “uragano” economico alimentato dal conflitto in Ucraina e dall’alta inflazione. Ha inoltre dichiarato che la sua banca si sta già preparando a “risultati negativi”.

Anche Carl Icahn e Ken Griffin hanno espresso un parere al riguardo. Il primo ha messo in guardia da una recessione “o anche peggio”, in un’intervista con la CNBC a marzo, dando la colpa all’alta inflazione ed esprimendo il dubbio che la Fed possa “progettare un atterraggio morbido”. Il fondatore e ceo di Citadel ha dichiarato che se il livello dell’inflazione dovesse rimanere intorno all’8,5%, come avviene attualmente, la Fed sarebbe costretta a “frenare con forza”, spingendo l’economia verso una recessione.

L’aumento dei tassi di interesse

Dal canto suo, Gary Friedman, ad del rivenditore di articoli per la casa RH, ha fatto riferimento al film La grande scommessa, affermando che l’economia statunitense sta affrontando uno dei periodi più difficili dalla Grande Recessione del 2008, durante la telefonata sugli utili trimestrali della sua azienda a marzo.

Gli allarmi su un’imminente recessione sono aumentati dopo la decisione della Federal Reserve, la scorsa settimana, di aumentare i tassi di interesse di 75 punti base, portandoli a una fascia obiettivo compresa tra l’1,5% e l’1,75%, il rialzo più forte dal 1994. La decisione della Fed è stata presa dopo che il Dipartimento del Lavoro ha pubblicato i dati relativi all’inflazione annuale dell’8,6% a maggio, un valore superiore alle attese. Si tratta del più grande aumento dei prezzi al consumo su 12 mesi in oltre 40 anni.

La fiducia di Biden

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In un’intervista rilasciata domenica all’Associated Press, il presidente Joe Biden ha insistito sul fatto che una recessione non sia “inevitabile”, aggiungendo che le persone non dovrebbero semplicemente “credere a un avvertimento” e aspettare invece di vedere quale previsione sia corretta. Il presidente ha sottolineato la bassa percentuale di disoccupazione e la posizione più forte degli Stati Uniti rispetto agli altri Paesi per combattere l’inflazione.

Anche il Segretario al Tesoro Janet Yellen ha usato parole simili domenica e ha aggiunto che ridurre “un’inflazione inaccettabilmente alta” è la priorità principale dell’amministrazione Biden.

Non solo i milardari

Oltre ai miliardari, anche diverse istituzioni finanziarie e leader d’impresa hanno messo in guardia da una recessione entro la fine di quest’anno o l’anno prossimo. Goldman Sachs ha aggiornato le sue previsioni al 30% di possibilità di recessione nei prossimi 12 mesi, rispetto al 15% di aprile. Un giorno prima, la banca d’affari giapponese Nomura ha avvertito che una “lieve recessione” intorno alla fine del 2022 è ora più “probabile”.

La Deutsche Bank, prima banca a prevedere una recessione alla fine del 2023, ha rivisto venerdì le sue previsioni, affermando che ora ci si aspetta una “recessione più precoce e un po’ più grave”. La banca d’affari tedesca prevede ora una contrazione del Pil del 3,1% nel terzo trimestre del 2023. In una recente nota, il capo economista di Moody’s Analytics ha avvertito che i rischi di recessione sono “scomodamente alti” e “in aumento”.

Sia il ceo di Morgan Stanley, James Gorman, che il ceo di Wells Fargo, Charles Scharf, prevedono una recessione non troppo lunga; il primo, tuttavia, valuta le probabilità al “50-50”, mentre il secondo suggerisce che sarebbe “difficile da evitare”. Cathy Wood, CEO di Ark Capital, ha criticato aspramente il forte aumento dei tassi della Fed in un messaggio su Twitter durante il fine settimana, affermando come gli Stati Uniti siano già entrati in recessione nel primo trimestre del 2022.

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