Un altro giro di Guide Ristoranti è stato pubblicato e, tra emergenti e conferme, per chi sa guardare trasversalmente attraverso le varie pubblicazioni, c’è un nome che pare risaltare. Si tratta di Prato, per decenni città satellite di Firenze nella ristorazione, che negli ultimi anni sembra capace di invertire il flusso gastronomico.
Non solo i ricchi imprenditori della città stanno riscoprendo il piacere di mangiare dalle loro parti senza spostarsi all’ombra del Giglio, ma grazie a una nuova generazione di ristoratori talentuosi, coniugato con la sua vicinanza geografica Firenze e i prezzi più accessibili, sono sempre di più i fiorentini ad andare fuori porta, così come pistoiesi e lucchesi.
Negli ultimi anni, un crescente numero di ristoranti innovativi ha arricchito l’offerta culinaria della città, spaziando dalla cucina giapponese al fine dining, fino a pizzerie premiate e proposte di cocktail creative.
Ecco alcuni indirizzi da non perdere per chi desidera esplorare la scena gastronomica di Prato.
Big Easy
Big Easy Cocktail House offre un ambiente accogliente e un servizio di alta qualità. Con un’attenzione particolare alla mixology, il locale si propone di guidare gli ospiti attraverso un percorso di scoperta dei cocktail, dai grandi classici a creazioni innovative.
Da non perdere il “Conte Pratese”, un Negroni realizzato esclusivamente con ingredienti cittadini. Questo locale rappresenta una meta ideale per gli amanti dei cocktail che desiderano un’esperienza unica e raffinata, ed è assolutamente perfetto per fare aperitivo prima di cenare in uno dei ristoranti che la nuova Prato gastronomica offre.
Moi
Definito da più voci il miglior ristorante di sushi d’Italia, la cucina di Moi è il risultato di anni di dedizione e ricerca. Lo chef Francesco Preite ha compiuto oltre 70 viaggi in Giappone, perfezionando la sua arte accanto ai migliori itamae. Al centro dell’esperienza culinaria di Moi c’è il concetto di Omakase, dove gli ospiti si affidano totalmente al maestro che crea un percorso degustativo di 18 portate. Ogni serata inizia con un brodo caldo e prosegue con assaggi di pesce crudo, presentati in un ambiente accogliente con vista sul Castello dell’Imperatore.
I piatti non si limitano alla tradizione giapponese: il menu celebra i migliori ingredienti del Mediterraneo, come il branzino affumicato e il tonno rosso dell’Elba. Riconoscimenti prestigiosi, come i tre mappamondi della guida del Gambero Rosso rendono Moi una tappa obbligata per gli appassionati di sushi e di alta cucina.
Paca
Unico stellato in città e in provincia, Paca è un ristorante giovane che ha saputo conquistare il palato dei pratesi e non solo. Sperimentando con ingredienti locali meno conosciuti, il ristorante offre piatti come il carpaccio di pecora e la trota di allevamenti locali. L’attenzione per la stagionalità si riflette nei due percorsi degustativi, che cambiano in base alla disponibilità del mercato. Oltre alla riscoperta della tradizione gastronomica del territorio, Paca propone anche un’interessante selezione di vini, ben studiati e serviti.
Dek
Dek, situato in piazza davanti al Castello dell’Imperatore, è un bistrot che rompe gli schemi della tradizione toscana. L’ambiente moderno e luminoso, accompagnato da un servizio attento, offre un’interpretazione fresca e creativa della cucina locale. Sotto la direzione della chef Giulia Talenti, il menu si concentra su piatti di pesce innovativi, come la fregola sarda cotta come un risotto con gamberi locali e limone candito. I piatti di carne, fortemente influenzati dalla cucina iberica, includono prelibatezze come la Fiorentina Rubia Gallega. Ma il vero punto forte di Dek è la sua bottega di salumi di pesce, Shark, che propone piatti unici in un’atmosfera informale, da provare sia al tavolo sia nella versione “street food” nel locale omonimo posto subito accanto.
Elementi
Elementi, con le sue due sedi, una in Mugello e una a Prato, è senza dubbio tra gli astri nascenti della pizza in Toscana. Il forno è guidato da Roberto Cordioli e la filosofia è incentrata sulla qualità: le pizze, che riposano per 36-48 ore, sono divise in categorie, dalle classiche “Vecchia Scuola” a creazioni più audaci come la “Estro”. Ogni pizza è accompagnata da un cocktail suggerito, spesso realizzato con ingredienti locali e fermentati homemade.
Sevi Bistrot
Nuova apertura dello chef Francys Salazar e dalla moglie Jhoseleen Condori, Sevi Bistot rappresenta l’evoluzione della cucina peruviana a Prato. Con una proposta che combina la cucina nikkei e piatti tradizionali sudamericani, Sevi a Firenze ha guadagnato rapidamente una reputazione nel panorama gastronomico, e ora apre anche nella centralissima Piazza Mercatale.
Lamé
Altra nuova apertura in piazza Mercatale, Lamé è il nuovo progetto dello chef Alberto Sparacino che ha realizzato il sogno di un ristorante tutto suo dopo anni di esperienza e riconoscimenti, tra cui una stella Michelin. Alberto ha creato un luogo dove la creatività e la libertà culinaria regnano sovrane. Ogni cena è un’esperienza unica, con sei portate diverse ogni giorno, realizzate con ingredienti freschi e di stagione. L’attenzione ai dettagli e la qualità degli ingredienti sono al centro della proposta di Lamé, in un fine dining che sicuramente farà molto parlare.
Myo
Situato all’interno del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Myo è un ristorante che unisce l’arte culinaria alla bellezza. Sotto la guida dello chef Angiolo Barni e della manager di sala Elena Paci, il ristorante offre un menu contemporaneo che riflette la filosofia del museo. Da assaggiare piatti come gli scampi fiammeggiati con mango e caviale o i cappelletti di burrata con bisque di crostacei da abbinare agli ottimi vini provenienti da una carta con oltre 700 etichette.
Casa Targi
Chiudiamo con una piccola chicca in anteprima: a breve aprirà in Piazza Mercatale, a poca distanza da Big Easy, un terzo ristorante: Casa Targi di Niccolo Targi. Anche lui di grande esperienza (ha condiviso i fornelli con il suo nuovo dirimpettaio, Alberto Sparacino). Ancora è troppo presto per avere informazioni su che tipo di proposta ci sarà, ma ci sembrava giusto citarlo perché in questo turbinio dinamico di nuove aperture, è una giusta metafora dell’evoluzione della città.
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