Di Marrakech, La Mamounia è forse il luogo più leggendario. Fondato nel 1923 e progettato dagli architetti Léon Henri Prost e Antoine Marchisio, era l’hotel preferito da Winston Churchill quando si tratteneva in città, “il posto più incantevole del mondo”, come amava definirlo. Un luogo fin da subito speciale, la cui storia sembra uscire dai racconti de “Le Mille e una Notte” , affondando le radici nel Marocco di fine Settecento. Fu allora che Re Sidi Mohammed Ben Abdellah regalò ai quattro figli appena sposati una grande magione fuori dalla Kasbah, dedicando a ognuno un giardino. A diventare famoso fu quello dedicato a Mamoun, il principe più mondano, che era solito organizzare grandi feste all’aperto. Da qui il nome La Mamounia, e da qui la leggenda.
Sviluppato su una superficie di otto ettari, il giardino è ora una delle attrazioni più maestose dell’hotel, con ulivi secolari, palmeti, cactus, alberi di agrumi, bouganville, roseti, fichi e banani. Un paradiso esotico che Winston Churchill amava ritrarre nei suoi dipinti, esposti proprio a La Mamounia durante la biennale di Marrakech del 2014. Ma Winston Churchill non fu certo l’unico a subire il fascino di questo luogo. Da La Mamounia sono passati statisti, registi e attori come Charles de Gaulle, Charlie Chaplin, Marcello Mastroianni, Catherine Deneuve, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Alain Deloin, Nicole Kidman, Sharon Stone e Jennifer Aniston. La lista è lunghissima. E le curiosità si sprecano: per De Gaulle, ad esempio, venne realizzato un letto su misura capace di contenere la sua altezza. Inoltre, fu qui che Hitchcock decise di ambientare nel 1955 “L’uomo che sapeva troppo”, mentre Werner Herzog girò “Queen of the desert” nel 2014.
Passeggiando per i cortili e i saloni dell’hotel, è facile comprendere come mai sia diventato il punto di riferimento del jet set internazionale, aggiudicandosi numerosi premi tra cui il Best Urban Hotel in the World 2018 da Condé Nast Traveller. Con le sue 135 stanze finemente arredate in stile maghrebino, 71 suites e tre riad, La Mamounia è un tempio dell’eleganza e un tripudio di maestria artigianale marocchina. Ogni dettaglio è stato realizzato da mastri artigiani del luogo, detti Maâlem: l’architettura in stile arabo-andaluso incontra l’arte berbera in ambienti decorati secondo tradizioni secolari, come i soffitti Tataoui, che seguono un rituale antichissimo, l’hammam con i suoi rivestimenti tradizionali in Tadelakt, i pavimenti realizzati con le mattonelle Bejmat tipiche di Fez, le decorazioni in Zellige e le piastrelle verdi Quermoud, usate tradizionalmente per le moschee e utilizzate qui per rivestire i tetti dell’hotel.
Marmi, stucchi, legni intarsiati, mosaici e terracotte si rincorrono in tutti gli spazi dell’hotel, dove sculture, oggetti, pellami e mobili nascono dalle mani sapienti di artigiani locali. Appese alle pareti, poi, le opere di grandi artisti marocchini e internazionali come la statua “The Moroccan” creata dal celebre scultore franco-algerino Rachid Khimoune, oppure i dipinti degli artisti Bouzaid e Meki Megara, o ancora, i ritratti di fotografi internazionali come Gérard Rondeau, reporter di Le Monde. Poco lontano dal caos della Medina e di piazza Jamaa el Fna, La Mamounia offre un’oasi di tranquillità in cui il relax è favorito in ogni angolo. All’interno della struttura sono presenti due piscine – una interna e una esterna – quattro ristoranti e cinque bar, due sale conferenze, un orto dove vengono coltivate le verdure e le piante di spezie per i ristoranti, una biblioteca che offre svariati libri sulla città e una spa di 2500 metri quadrati che include uno studio fitness, un centro estetico e un parrucchiere.
Inoltre, La Mamounia ospita una boutique, un flagship store del celebre pasticcere Pierre Hermé e varie mostre temporanee internazionali. Evento di grande rilevanza è la fiera 1-54 Contemporary African Art Fair, la rassegna più importante al mondo dedicata all’arte contemporanea africana, tenutasi dal 21 al 24 febbraio 2019. Dulcis in fundo, un particolare di grande classe: tutti i tessuti presenti nell’hotel sono impregnati di una fragranza sviluppata appositamente da Olivia Giacometti, uno dei sette “nasi” più famosi al mondo, che per l’hotel ha pensato a un profumo che unisce le note agrumate del cedro e del limone a sentori di menta e di legno berbero. Del resto, la leggenda passa anche dall’olfatto.
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