Articolo tratto dal numero di aprile 2020 di Forbes Italia
L’emergenza sanitaria in Italia e la guerra sui prezzi del petrolio sono alcuni dei rischi che i mercati finanziari stanno affrontando nel 2020. Come gestire al meglio i propri risparmi? “La situazione necessita un nuovo approccio da parte degli investitori”, spiega Paolo Paschetta, country head Italia di Pictet Asset Management.
Il nuovo anno non è cominciato nel migliore dei modi con i mercati finanziari globali che si trovano a dovere fronteggiare l’emergenza del Covid-19 e quella della guerra sui prezzi del petrolio. Un contesto complesso e ricco di incognite, che porta con sé anche gli strascichi economici dei recenti conflitti sui dazi e le implicazioni del nuovo mondo dei “tassi negativi”. Per affrontare al meglio un momento che può rivelarsi decisivo per i mercati e per il risparmio gestito in Italia, Paolo Paschetta, country head Italia di Pictet Asset Management, ci propone il suo sguardo a 360 gradi sui temi caldi del momento. Perché la ricetta per riuscire a gestire queste articolate dinamiche esiste, basta saperla leggere tra le righe di un racconto di investimento che deve essere proiettato al lungo termine.
Il 2020 è iniziato da poco. Che anno ci attende?
Il 2020 rappresenta un anno spartiacque perché chiude un decennio di profondi stravolgimenti sui mercati e di cambiamento per l’industria del risparmio gestito. Ma è anche un anno simbolico per Pictet Am perché cade nel ventennale della nostra presenza in Italia, una buona occasione per fare un bilancio di quello che è avvenuto fin qui e per tracciare le direttrici dello sviluppo futuro dell’industria. È un momento di svolta, in cui è necessario offrire all’investitore un nuovo punto di vista per mettere a fuoco la realtà che gli si para davanti, che richiede un nuovo approccio.
Cioè?
Avere una prospettiva di lungo periodo, abbandonare le categorie classiche come l’allocazione geografica o settoriale e avere una capacità di andare verso i risky asset con maggior fiducia. Obiettivi non banali per l’Italia. Di fatto, il rally dello scorso decennio è stato “il meno amato di sempre”. Da questo punto di vista, è stato emblematico il 2019, anno in cui un portafoglio bilanciato avrebbe reso di più che in qualsiasi altro anno dal 1980. Lo scorso anno i mercati azionari hanno registrato un rendimento tra il 25 e il 30%; eppure, i fondi azionari a livello globale hanno segnato una raccolta negativa per 200 miliardi.
Tra gli elementi esogeni al mercato che hanno maggiormente impattato sullo stesso negli ultimi tempi c’è il coronavirus. Quali possono essere le conseguenze economiche e finanziarie?
La politica economica sta lanciando segnali di reazione al rallentamento economico causato dalla crisi sanitaria mondiale. Il rischio principale è una diffusione molto rapida dell’epidemia negli Stati Uniti: eventuali limitazioni all’attività economica che implichino un rallentamento dei consumi farebbe precipitare la situazione. I paesi del G7 hanno affermato un’unità di intenti nell’adozione delle contromisure necessarie. Con una misura d’emergenza, la Fed ha tagliato i tassi di 50 punti base. Sono attesi dagli operatori altri tre tagli nel 2020 (pari a 75 punti base) che potrebbero essere accompagnati da una nuova fase di quantitative easing. Al contrario, la Bce sembra avere le mani legate.
Quindi?
L’opzione più facilmente percorribile è, ad oggi, quella di una riattivazione del programma di Tltro, magari mirato per piccole e medie imprese. Più azzardato sarebbe un programma di acquisto di obbligazioni bancarie. Lato politica fiscale, il primo intervento è stato quello del Fondo monetario internazionale, disponibile ad aprire linee di credito per 50 miliardi di dollari per i paesi colpiti dall’epidemia di coronavirus, utilizzabile soprattutto dai paesi emergenti. Negli Stati Uniti, la Camera dei deputati ha approvato un piano straordinario di spesa pari a 7,8 miliardi di dollari.
Lasciando da parte questo argomento, quale ritenete possano essere gli altri temi caldi per il mercato nel 2020?
Dopo anni in cui la politica economica è stata affidata in gran parte alle banche centrali, si apre l’orizzonte, con ogni probabilità, a un’era di politica fiscale espansiva. Nei prossimi anni ci attendiamo una condizione di crescita moderata delle economie e molto modesta dell’inflazione, il che farà sì che i tassi nominali e reali resteranno molto bassi e la curva dei rendimenti obbligazionari piatta. Si tratta di valori non patologici, ma propri di un paradigma nuovo e inedito. Nello scenario di una mancata normalizzazione del ciclo monetario, quindi, l’universo obbligazionario potrebbe riservare poche soddisfazioni per gli investitori, mentre le valutazioni azionarie avrebbero spazio per espandersi, offrendo extra-guadagno.
In relazione a questo scenario, come si articola la vostra offerta per quest’anno?
In questo contesto gli investitori, per cercare di cavalcare i potenziali rialzi dei mercati, dovrebbero adottare un approccio di lungo periodo, tra i tre e i sette anni almeno, per svincolarsi dall’andamento del ciclo economico, dalla volatilità di breve termine e dall’emotività, e superare i limiti dell’approccio di investimento geografico che, nel mondo globalizzato, rischia di essere una metrica distorta. Gli strumenti che possono aumentare la solidità degli investimenti sono in particolare due. I Pac, piani di accumulo capitale, nati per portafogli piccoli e ideali oggi anche per grossi patrimoni, in quanto consentono di rendere più rigoroso l’approccio agli investimenti limitando l’impatto della distorsione causata dai bias psicologici. L’incremento graduale rimuove uno degli elementi più esposti alle distorsioni: il timing, cioè il momento in cui si decide di investire. Rappresenta anche un parziale antidoto alle oscillazioni di mercato. Il secondo strumento sono i megantrend.
Di cosa si tratta?
Sono le tendenze secolari che stanno rimodellano la vita sul nostro pianeta creando grandi opportunità per le aziende. I megatrend lavorano sul fronte della sostenibilità ed è noto che la sostenibilità riduce il rischio e aumenta le performances. Secondo Moody’s, per esempio, il 78% delle aziende investment grade fallite negli ultimi 10 anni non rispettavano fattori Esg. E la Harward Business School calcola che negli ultimi 25 anni gli investimenti sostenibili abbiano reso il 35% in più della media.
Il gruppo
Fondato a Ginevra nel 1805, il gruppo Pictet è uno dei principali gestori patrimoniali e del risparmio indipendenti in Europa. Con un patrimonio gestito e amministrato che ammonta a circa 472 miliardi di euro al 31 marzo scorso, è controllato e gestito da otto soci. Pictet contra oltre 4.300 dipendenti, ha il suo quartier generale a Ginevra e sedi a: Amsterdam, Barcellona, Basilea, Bruxelles, Dubai, Francoforte, Hong Kong, Londra, Losanna, Lussemburgo, Madrid, Milano, Monaco, Montreal, Nassau, Osaka, Parigi, Roma, Singapore, Stoccarda, Taipei, Tel Aviv, Tokyo, Torino, Verona e Zurigo. Pictet Asset Management comprende tutte le controllate e le divisioni del gruppo che svolgono attività di gestione del risparmio e dei fondi istituzionali. Fra i principali clienti si annoverano alcuni dei maggiori fondi pensione, fondi sovrani e istituti finanziari a livello mondiale.
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